Tante Leghe, una sola Lega. Quella di Salvini

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L'ex ministro Roberto Castelli ha fondato il Partito Popolare del Nord contro la Lega di Matteo Salvini

La Lega che non è più la Lega offre occasioni per varare nuove Leghe. Il bisticcio di parole certifica il malessere o, se preferite, il disagio che marchia il Carroccio che fu di Umberto Bossi e oggi è di Matteo Salvini. Un partito che ha vissuto una metamorfosi di indirizzi e prospettive, in altre parole ha cambiato pelle. E’ diventato un partito nazionale, mettendo in un angolo il localismo e i territori del Nord, per i quali e dentro ai quali avviò la sua avventura politica a cominciare dagli anni Ottanta. Il progetto del Senatur, padre indiscusso dell’iniziativa, arrivò addirittura a esaltare la secessione, poi retrocessa a un meno devastante federalismo, ora arroccata alla ricerca di una più sostenibile autonomia regionale, contemplata tra l’altro nella Costituzione. Tanto che la questione settentrionale, attorno alla quale si basava l’azione del Bossi pensiero, è oramai sullo sfondo. Da qui, dai nuovi paradigmi politici decisi dal Salvini di governo, ma anche da quello sovranista che fa l’occhiolino a Marine Le Pen e ai tedeschi di Alternative fur Deutschland, prendono spunto le Leghe che vorrebbero recuperare i principi delle origini, varate dentro e fuori dalla Lega ufficiale.

L’ultima in ordine di tempo porta la firma di Roberto Castelli, già ministro della Giustizia che a Milano, in contemporanea con un convegno che, in un’altra sala dello stesso palazzo, aveva tra i relatori Salvini e il ministro Calderoli, ha lanciato il Partito Popolare per il Nord. Inequivocabile la dichiarazione che lo sostiene: “Nella politica di Salvini c’è una deriva meridionalista”. Pleonastici gli approfondimenti su tale affermazione.

Prima di Castelli ci aveva provato un altro potente ex, Marco Reguzzoni, che a Milano, presente (guarda caso) Bossi, aveva dato vita al Grande Nord. La proposta pareva avesse gambe per camminare: alla corte di Reguzzoni e del suo socio Roberto Bernardelli arrivarono dal Veneto e dal Piemonte esponenti leghisti delusi, offrendo il loro contributo per rifare un movimento a immagine e somiglianza del movimento bossiano di un tempo. Non se ne fece nulla, e mai è stato spiegato il perché.

A valle del Grande Nord si sono mossi altri esponenti con militanza nella Lega fin dalle origini. Un nome su tutti: Giuseppe Leoni, l’architetto di Mornago che fu tra i promotori della prima Lega e che, qualche settimana fa, si è presentato a Chivasso a sostegno del Movimento Lega per il Nord. Ennesimo progetto per recuperare spazi e consensi tra Piemonte, Lombardia, Veneto e non solo.

Potremmo continuare nella descrizione delle Leghe/bis, sorte in diverse località e per mano di uomini e donne che non condividono le decisioni di Salvini e dei suoi colonnelli. Florilegio di proposte che, per il momento, non hanno trovato spazio tra gli elettori. Non possiamo però tralasciare il Comitato del Nord, una sorta di corrente intestina al partito, che pare abbia avuto come ispiratore nientemeno che Bobo Maroni, nata per correggere la linea salviniana dall’interno. Fu convocata addirittura una convention nel Pavese, anche lì alla presenza di Bossi. Proclami, intenzioni, programmi gettati nella mischia politica, ma senza successo. Motivo? Fuori gioco il Senatur per i conosciuti problemi di salute, è mancato un leader capace di trascinare il Comitato in una vera rotta di collisione con la segreteria federale. E senza trascinatori non si va da nessuna parte.

Figura che, fino a prova contraria, continua ad essere Matteo Salvini, pur fra alti e bassi, contraddizioni e scelte divisive, tra alleanze pericolose (la Le Pen, la destra-destra tedesca), gli avanti e indietro nell’attuale governo e, prima ancora, al fianco, nientemeno, che dei Cinque Stelle. Una politica alla quale nessuno riesce ad opporsi con forza, che caratterizzerà la Lega da qui alle Europee, momento cruciale per un movimento nato per stravolgere/cambiare il Paese, finito per battagliare su questioni che rischiano di spegnere anche i residui entusiasmi di una volta. Con tutti gli sviluppi (esiziali) del caso.

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