Nuova stagione per il S. Giovanni Bosco di Busto: a teatro “Nessun uomo è un’isola”

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Da sinistra: Andrea Mirto, Giorgio Rizzi, Laura Negretti, Claudio Fantinati, Manuela Maffioli, Luca Pileri e don Antonio Corvi

BUSTO ARSIZIO – «“Nessun uomo è un isola”: la funzione dell’opera d’arte resta un’esperienza individuale ma il suo beneficio è tale se condiviso con le altre persone che hanno partecipato a questo momento». Così Manuela Maffioli, vicesindaco e assessore alla Cultura di Busto, ha commentato oggi, martedì 26 settembre, il tema che guiderà la nuova stagione del Teatro San Giovanni Bosco: le proposte 2023/24 sono state illustrate da don Antonio Corvi, dal direttore artistico Claudio Fantinati e da Luca Pileri, responsabile dei giovani dell’oratorio, nonché da Laura Negretti di Teatro in Mostra, Giorgio Rizzi di C’è Un Asino Che Vola e Andrea Mirto di Sentieri del Cinema.

Sala di un oratorio: «Non un minus, ma un plus»

Quella della sala di Sant’Edoardo, «è un’offerta culturale estremamente ricca e diversificata: frequentare il teatro è un’abitudine salutare che aiuta a crescere come individui», ha dichiarato Maffioli, sottolineando quanto sia importante che questi spazi siano salvaguardati e vissuti. «Ma la cultura non può avere pregnanza senza i suoi contenitori, dove le persone sanno che possono trovare, oltre alla dimensione artistica, nuovi stimoli per maturare».
«Noi “giochiamo” come “quelli della parrocchia” ma veicolando valori: essere il teatro di un oratorio non è un minus, ma un plus», ha osservato Fantinati. «Come per la parabola del cieco nato: colui che vede è chi ha voglia di vedere, e ha visto di più perché l’ha fatto con il cuore. Così chi esce di qui può vedere di più perché il messaggio è arrivato al cuore».
Per il San Giovanni Bosco è fondamentale l’opera dei volontari: «Sta nascendo un gruppo di teatro dell’oratorio: c’è il proscenio, dove devi mettere la faccia», è l’ulteriore plus di cui ha parlato Pileri. «E diventa una scuola di tecnici: ai ragazzi non solo viene data la possibilità di esprimersi scrivendo un copione ma anche di imparare mestieri come montare le luci o saldare parti di una scenografia».

Stare insieme ad altri protagonisti

“Nessun uomo è un’isola” non è soltanto il file rouge dei prossimi eventi ma si salda al titolo della stagione precedente: il protagonista di ciascuna vita non è tale se egocentricamente autoriferito, ma solo se accetta di stare insieme ad altri protagonisti. E in un luogo sociale dove nessuno debba mai sentirsi un’isola. Come ha spiegato don Antonio le proposte si articoleranno in quattro filoni: teatro per adulti e per bambini, cinema e concerti che tra i primi appuntamenti vedranno sul palco i Mandolinisti Bustesi. «È assolutamente vero che la cultura parte dal luogo, i luoghi fisici sono fondamentali per l’aggregazione culturale», così Negretti, in scena con cinque spettacoli tra ottobre e aprile che si divideranno tra commedie, teatro civile e grandi classici. «Le sale parrocchiali sono una grande potenzialità e ricchezza dell’Italia. A questo proposito voi avete un pubblico perfetto, con cui sarà un piacere lavorare ed entrare in sintonia, perché è già educato riguardo alle tempistiche teatrali».

Una lettura a diversi livelli

Mentre Rizzi ha presentato gli appuntamenti del teatro per ragazzi – «non chiamiamolo però così, ma “per famiglie”: un classico spettacolo domenicale da guardare per divertirsi, ma offrirà anche una lettura a diversi livelli» – le proiezioni dei prossimi mesi sono state illustrate da Mirto. «Sentieri del Cinema è un’associazione nata nel 2000 per rispondere a una domanda, di film con tematiche sociali da far vedere ai propri figli. In tutti questi anni abbiamo intrecciato numerosi rapporti e ora siamo anche a Busto Arsizio per diffondere il nostro sguardo sulla decima musa. Ma anche il dibattito: con l’intrattenimento c’è l’occasione di riflettere sulla condizione umana. Intorno al tema “Nessun uomo è un’isola” ruoteranno film di origine varia ed eterogenea che spazieranno da produzioni di Regno Unito e Francia a Corea del Sud e Bhutan, fino a “Grazie ragazzi” con Antonio Albanese. Noi conosciamo il mondo nell’incontro con l’altro, una dinamica che i film sottolineano. Come testimonia ad esempio l’amicizia – che fa rinascere una vita – raccontata da “Beautiful Minds”».

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