Test elettorale per due, Giorgia ed Elly

elezioni meloni schlein

Se Silvio Berlusconi, ancora ricoverato al San Raffaele, prende posizione con un videomessaggio significa che le elezioni amministrative di domenica e lunedì sono tutt’altro che un appuntamento politico di scarsa rilevanza. Può essere, a differenza di quanto afferma il Cavaliere, che non influenzino in modo significativo il cammino del governo Meloni, ma di sicuro sono un test per il centrodestra. Ma anche per il centrosinistra che, dopo il successo di Udine, misura l’efficacia dell’azione di Elly Schlein tentando di recuperare la guida delle giunte di Massa, Siena e Pisa. In modo particolare i riflettori sono accesi sulla città della torre pendente, dove il Pd corre in alleanza con il Movimento Cinque Stelle. Banco di prova per un’intesa che, se non è ancora strutturale, lo potrebbe diventare in futuro.

Test per lo schieramento di maggioranza, dicevamo. Dentro il quale, benché ci si affanni a sottolinearne la compattezza, qualche incrinatura c’è, eccome. L’Autonomia tanto cara alla Lega è, ad esempio, un motivo di frizione. Nella serata conclusiva elettorale a Brescia, la premier Giorgia Meloni ha parlato di riforme, però non ha fatto cenno allo spinoso tema dell’Autonomia differenziata, che non trova unanimità nell’esecutivo. Così come la partita delle nomine, data per molto tesa e fonte di dissidi, tenuti faticosamente al coperto. Questioni che animano il confronto tra i partner che compongono l’esecutivo, al momento e, fino a prova contraria, trascurabili rispetto alla tenuta del centrodestra.

Da queste premesse i partiti si misurano alle amministrative, che coinvolgono poco meno di 600 comuni e circa 6 milioni di elettori. Tredici sono i capoluoghi di provincia, soltanto uno è anche capoluogo di regione (Ancona). Poco per riuscire a sovvertire il contesto politico che, al di là di ogni altra considerazione, si affanna a dimostrarsi coeso. Se ci fosse bisogno della controprova basta soffermarsi sul fronte unico agli attacchi che arrivano dall’estero, Francia in primis. E, di più, sulla convinzione espressa da tutti che il governo durerà 5 anni, fino al punto che la premier dichiari: “O questa nazione la cambiamo davvero o non c’è bisogno che stiamo al governo come tutti gli altri: ci saranno giorni difficili e belli, ma posso assicurarvi che quando avremo finito il nostro lavoro sarete fieri di essere italiani”.

Berlusconi comunque mette in guardia rispetto a possibili conseguenze a livello nazionale, un’accentuazione per richiamare l’elettorato a una scelta che premi la coalizione di maggioranza. Scontato però che i risultati dei Comuni più importanti, sia questo fine settimana sia agli eventuali ballottaggi, vengano analizzati anche in funzione romana. Certo, il voto amministrativo ha da sempre un valore locale, questo però non esenta dal proiettarlo in un ambito nazionale, per quanto parziale possa essere.

Dopo di che rimane da capire quanto interesse abbiano i cittadini per il nuovo appuntamento elettorale. La disaffezione al voto è tra i motivi di maggiore preoccupazione. Tanto che, sempre Berlusconi, invita ad andare alle urne “perché – sono sue parole – per essere buoni cittadini e, quindi, buoni italiani, bisogna andare a votare”. Esortazione che vale in senso trasversale, da sinistra a destra. Il punto è capire se è sufficiente a scuotere gli animi di un elettorato che, da qualunque parte lo si prenda, appare sempre più sfiduciato e stanco.

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