Varese, dal matrimonio combinato in Marocco alla “strada”: «Prostituisciti, ma dammi i soldi»

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VARESEDal matrimonio combinato in Marocco ai maltrattamenti in famiglia in provincia di Varese, dove un uomo è imputato nello stesso processo in cui l’ex moglie, classe 1992, è persona offesa e parte civile.

La testimonianza in tribunale

La donna, davanti ai giudici del collegio, ha parlato a lungo dei problemi all’interno della coppia, diventata tale su decisione delle famiglie, nel loro paese d’origine, prima del trasferimento in Italia, a Tradate: «È stato come quando si compra qualcosa – ha detto la 31enne a proposito del suo matrimonio – ma io non potevo oppormi, l’alternativa per me era finire in strada».

I ricoveri in ospedale

All’inizio erano insulti, poi erano arrivate le violenze fisiche, tra spinte e mani al collo, ha ricordato la persona offesa, parlando anche dei suoi problemi di salute e delle difficoltà a gestire le gravidanze, che insieme ai ripetuti ricoveri in ospedale sarebbero stati la causa di liti e umiliazioni: «Non mi ha mai accompagnata in ospedale – ha detto la 31enne riferendosi all’ex marito – Quando ero ricoverata in Marocco, dopo aver abortito, mi ha detto che per lui potevo anche morire lì».

I soldi

Nell’elenco degli episodi contestati all’imputato, che in aula, impaziente di difendersi, ha dato della poco di buono ad una amica dell’ex coniuge che stava testimoniando, compare un altro elemento al centro di ripetute discussioni: il denaro.

«Puoi anche fare la prostituta, basta che porti a casa i soldi», avrebbe detto un giorno l’uomo alla moglie, che dopo le denunce presentate ai carabinieri, aveva deciso di chiedere la separazione. Un passo fatto grazie al confronto con la psicologa di un centro antiviolenza, e a fronte della paura di non vedere più i suoi figli. Che il tribunale civile ha poi affidato a lei.

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