Uccise il figlio a Morazzone, Paitoni suicida in carcere. Ha lasciato un biglietto

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VARESE – Davide Paitoni, 40 anni, il padre che ha sgozzato il figlio a Morazzone, si è suicidato nel carcere milanese di San Vittore nella mattinata di oggi, martedì 12 luglio.

Si è soffocato

Il cadavere dell’uomo era sotto le lenzuola, dove secondo una prima ricostruzione, si è strangolato pare con un cappio al collo e un cerotto sul naso. L’uomo avrebbe lasciato un biglietto, sul cui contenuto c’è massimo riserbo.

Aperta un’inchiesta

A ritrovarlo, intorno alle 9 di questa mattina, sono stati gli agenti di polizia penitenziaria del Reparto Protetti. Paitoni era solo in cella: il compagno – secondo quanto trapelato – era stato spostato perché positivo al Covid. La procura di Milano ha aperto un fascicolo, come sempre per casi del genere, e ha disposto gli accertamenti, tra cui l’autopsia con gli esami tossicologici.

Il Gip scrisse: necessità di ogni misura utile a prevenire gesti autolesivi

Ieri il gip di Varese Giuseppe Battarino aveva negato la perizia psichiatrica chiesta dal difensore Stefano Bruno. Lo stesso Gip lo scorso 4 gennaio, dopo la convalida del fermo di Paitoni (preso mentre tentava la fuga in Svizzera) nel trasmettere l’ordinanza al carcere di Varese dove all’epoca Paitoni era detenuto specificava per iscritto: “Faccio seguito alla trasmissione dell’ordinanza in epigrafe, di applicazione a carico di Davide Paitoni della misura di custodia cautelare in carcere, sulla base di quanto risultante agli atti e valutato nell’odierna udienza di convalida, la necessità di ogni misura utile a prevenire possibili gesti autolesivi del detenuto”. Di fatto in carcere a Varese Paitoni è stato sottoposto a stretta sorveglianza a vista. Indicazione che la direzione delkla struttura varesina ha poi trasmesso per iscritto a San Vittore.

Fallimento di tutti

«Ciascuno farà i conti con la propria coscienza. Perché questo è il fallimento di tutti», è lo stringato commento dell’avvocato Stefano Bruno, difensore di Paitoni, molto provato dall’accaduto. Domani, il 40enne, avrebbe dovuto comparire in aula a Varese nel processo che lo vedeva imputato del tentato omicidio di un collega consumatosi ad Azzate nel novembre 2021. Naturalmente il procedimento, così come quelli relativi all’assassinio del figlio Daniele, decadranno per morte del reo.

Capire affinché non capiti più

«Non commento il gesto, ma certamente la fine di questa storia terribile, tragica e che lascerà per sempre scosse le coscienze di molti, non può essere la fine di un percorso serio nel mondo della giustizia affinché queste cose non capitino più – ha commentato il deputato leghista ed ex sindaco di Morazzone Matteo Bianchi – Mi ero ripromesso di non ritornare sul tema fino alla risposta del Ministro Cartabia alla mia interrogazione dello scorso febbraio, ma è d’obbligo ora rammentare che le Istituzioni tutte hanno il dovere di proteggere i più deboli. Lo Stato lo deve al piccolo Daniele»

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