Un restauro complesso ma “invisibile”: così è rinata Casa Macchi a Morazzone

MORAZZONE – Un intervento di restauro lungo, durato quattro anni e tra i più complessi per il Fai. Un lavoro meticoloso nel rispetto del luogo, completamente risistemato ma al tempo stesso lasciato nella sua essenza. Un lavoro di conservazione e valorizzazione: così è rinata Casa Macchi a Morazzone, che apre al pubblico proprio questo fine settimana. Oggi, sabato 17, una giornata speciale di apertura in anteprima, a cui è intervenuto tra gli altri anche il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana (nella foto sotto). Le visite prendono invece il via ufficialmente domani, domenica 18 dicembre.

Un restauro conservativo

Il progetto ha ruotato fin da subito intorno a un’idea di restauro che, grazie a interventi quasi invisibili, coincide con la pura conservazione, per non rischiare di compromettere l’autenticità di un’atmosfera edificata su ciò che, dentro le stanze, è innegabilmente prezioso, ma anche sui segni del tempo: le superfici invecchiate delle pareti, le imperfezioni dei pavimenti, le toppe sui tessuti, le ragnatele. Aprire ai visitatori quel portone al centro di Morazzone significa invitarli dentro spazi che sono al contempo nuovi e antichi, ricchi sia di scoperte che di ricordi. Per preservare questo contesto intatto il Fai si è cimentato in un’impresa di restauro lunga quattro anni e ben più complessa di altre. La casa, infatti, ha subito molti interventi e pesanti, a partire dal rifacimento del tetto e di alcuni soffitti, ma si è cercato di renderli invisibili, conservando anche i segni del tempo sulle murature e sugli arredi. È stata una sfida dal punto di vista del restauro e della valorizzazione culturale, ma anche dell’impatto sociale. Maria Luisa Macchi, infatti, ha lasciato la sua casa al Fai «con tutto il suo arredo, mobili, quadri e argenteria per farne un museo vivo che dia lustro a Morazzone».

I criteri seguiti

Il restauro ha seguito un criterio molto conservativo, che va oltre le consuete modalità che il Fai esegue per eliminare le cause del degrado e del dissesto. Sono stati sì consolidati i solai in legno, restaurati i serramenti storici, risanate le murature, rifatte le coperture, allontanate le acque piovane, ma è stato fatto un passo ancora oltre: è stata resa più sana e sicura la struttura, lasciando integra l’atmosfera del suo passato. Il degrado delle superfici non è stato completamente eliminato ma bloccato, i vecchi impianti sono stati lasciati e i nuovi aggiunti, come testimonianza della storia della casa e della sua vita, perché continui a vivere, modificandosi ed invecchiando come qualsiasi organismo. I lavori di restauro sono stati realizzati con tecniche e materiali tradizionali, recuperando vecchi elementi in tono con quelli esistenti. Per migliorare alcuni aspetti funzionali della casa e per adeguarla alle normative di sicurezza, sono stati modificati gli impianti esistenti e inseriti quelli regolamentari e sono stati aggiunti sistemi tecnologici a basso impatto energetico (climatizzazione in pompa di calore, illuminazione led e sistema di gestione luci e climatizzazione). La realizzazione degli impianti – gli unici elementi veramente nuovi in casa – è stata a lungo studiata e molto controllata nell’impatto estetico per non turbare l’atmosfera.

Le fasi dell’intervento

Il primo lotto di lavori è stato mirato al consolidamento e risanamento delle strutture murarie e lignee e alla predisposizione di tutte le reti impiantistiche, studiate per essere completamente adeguati alle normative di una casa-museo. Anche il restauro delle facciate è stato realizzato nella prima fase dei lavori: prima quelle esterne poi quelle interne. Un grande impegno hanno richiesto i serramenti: sono stati tutti oggetti di un accurato intervento di conservazione. Nella seconda fase dei lavori si è passati alla chiusura dei vespai e consecutiva posa delle pavimentazioni, precedentemente rimosse e riposate esattamente come erano, anche riproducendo alcune piccole irregolarità e difetti, che ne costituiscono l’originalità. Poi si è proceduto al restauro delle superfici interne, con il trattamento minimo delle pareti, che hanno mantenuto la patina del tempo. Un altro intervento significativo è stata la riattivazione della rondanara, riscoperta durante i restauri nella torretta-belvedere, chiusa da tempo; ora qui i rondoni potranno tornare a nidificare, a tutela della biodiversità. Quindi tutta l’attività di restauro degli arredi e delle collezioni. Dopo i lunghi lavori di restauro la casa è stata ricomposta e riallestita com’era: i quadri appesi allo stesso chiodo e le fotografie della famiglia in bella mostra sui mobili. Ogni oggetto è tornato nella sua posizione originale, pronto a raccontare il mondo di Casa Macchi.

Qualche numero

Quattrocento metri quadri di soffitti sono stati ricostruiti, duecento serramenti recuperati, mille e cinquecento medoni in cotto sono stati sollevati, per isolare i pavimenti, e riposizionati esattamente dov’erano. Dove è stato necessario integrare o ricostruire, sono stati scelti materiali di recupero, dai coppi ai materassi, dalle mattonelle ai caloriferi, per un restauro nel pieno spirito del luogo, ma anche attento alla sostenibilità contemporanea. Oltre duemila pezzi, tra mobili e oggetti, sono stati catalogati, di cui trecento documenti, digitalizzati e studiati, dalle lettere alle cartoline, dalle pagelle scolastiche all’inventario del corredo. Tutto è stato fotografato in ogni fase e ripreso in ore e ore di video girati che documentano lo stato originario della casa, ma anche il lavoro sofisticato e minuzioso che è stato fatto.

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