La macchina del tempo è a Morazzone: col Fai a Casa Macchi si torna nel passato

MORAZZONEVarcando la soglia di Casa Macchi si viene catapultati indietro nel passato. Un viaggio possibile grazie alla donazione effettuata da Maria Luisa Macchi al Fai nel 2015. La prima tappa di un percorso che ha portato oggi, venerdì 16 dicembre, all’inaugurazione del bene dopo quattro anni di restauri. Un intervento a cui si è accompagnato un insieme di opere di riqualificazione del centro storico, grazie ad un accordo di programma con Comune di Morazzone, Regione Lombardia e Provincia di Varese. Con Casa Macchi la Provincia di Varese è quella che può contare più beni Fai in Italia.

La donazione nel 2015

Casa Macchi è una tipica dimora borghese di provincia, che si è conservata intatta per centocinquanta anni. Nel 2015 Maria Luisa Macchi, unica e ultima proprietaria, ha lasciato la proprietà per testamento alla fondazione, con una generosa dote necessaria ai restauri e alla gestione, perché divenisse “un museo vivo che dia lustro a Morazzone”. Le volontà della donatrice hanno quindi ispirato un progetto che è andato oltre il restauro della casa, e che si è realizzato grazie a un accordo di programma firmato nel 2017 da Regione Lombardia, grazie all’allora presidente Roberto Maroni (a cui è andato un ringraziamento e un pensiero di tutti i presenti), che ha finanziato i lavori, con il Comune di Morazzone e il Fai, e a cui in seguito si è aggiunta la Provincia di Varese. Un progetto volto alla riqualificazione e alla rivitalizzazione del centro storico del paese, che come tanti in Italia soffre oggi un progressivo spopolamento e rischia di perdere la sua identità e la sua storia. Dopo l’inaugurazione dell’emporio di un anno fa ora ad aprire le porte è la stessa casa, che sarà visitabile dal pubblico dal 18 dicembre.

Fulcro del paese

Casa Macchi rinasce come nuovo fulcro del paese: aperta sulla piazza centrale, accanto alla Chiesa di S. Ambrogio, sarà un luogo accogliente e vivo, aperto gratuitamente alla piccola comunità di Morazzone e visitabile dal pubblico (da giovedì a domenica, dalle ore 10 alle 18), che troverà qui l’occasione unica di entrare in un mondo perduto: una tipica casa di una volta, come non ce ne sono più, un vero capitolo di storia. Casa Macchi, chiusa per quasi cinquant’anni prima dell’arrivo del Fai e prima di allora comunque mai sostanzialmente modificata dalla fine dell’Ottocento, conserva uno spaccato straordinariamente integro e autentico della vita di una tipica famiglia borghese, signorile ma non ricca, dai costumi semplici e tradizionali e accurata nella gestione della casa. Una famiglia come tante che hanno fatto l’Italia moderna, ma che nessuno solitamente racconta, perché non c’è nulla di straordinario nella sua vicenda, e perché appartiene a un passato ancora troppo recente, che tuttavia è già tramontato, con il rapido avvento della modernità negli ultimi decenni.

La chiesa vista dal balcone di Casa Macchi

I dettagli

La casa, con il giardino, il portico e la veranda, non presenta nulla di eccezionale: è formata da una ventina di stanze con decori semplici, i tipici mobili d’epoca e gli oggetti d’uso quotidiano lasciati esattamente com’erano e dov’erano. Ma nella sua integrità e completezza, dalla cucina economica allo scaldino da letto, dai bicchieri per il rosolio ai fucili da caccia, è un’eccezionale testimonianza storica di uno stile dell’abitare e di un modo di vivere oggi scomparsi. Un patrimonio raro e curioso, originale e affascinante, culturalmente significativo e profondamente suggestivo, di cui Maria Luisa Macchi ha intuito il valore, consegnandolo al Fai. «Nessuna altra casa tra le tante che ho avuto la fortuna di prendere per mano moribonde per accompagnarle a nuova vita – ha commentato il presidente del Fai Marco Magnifico – ha svelato con tanta virginea delicatezza e con la timidezza dignitosa di chi teme di non meritare l’attenzione altrui i propri segreti, le proprie storie, i propri tesori».

Un cantiere complesso

Casa Macchi apre al pubblico dopo quattro anni di lavori: è stato il più complesso cantiere di restauro diretto dalla fondazione, che ha coinvolto centinaia di professionisti, dagli strutturisti agli storici. La casa aveva il tetto da rifare, diversi soffitti crollati, umidità sulle pareti, i mobili completamente tarlati e i tessuti logori e strappati. Bisognava mettere mano ovunque, ma lasciare tutto com’era, per non cancellare l’autenticità di un contesto integro, in cui sta proprio il fascino di questo luogo. Tutto è stato conservato: le macchie sui soffitti e le crepe nelle pareti, le mancanze, le rotture o gli strappi negli arredi e nei tessuti, i vecchi rubinetti e gli interruttori in porcellana, e perfino i segni della polvere impressi dai centrini di pizzo. Nulla è cambiato, ma il cantiere ha interessato ogni singola cosa, dal giardino al soprammobile. L’ingresso a Casa Macchi avviene dall’Emporio che si affaccia su piazza Sant’Ambrogio. La visita alla casa e al giardino è libera, introdotta da un videoracconto con proiezioni immersive che si svolge nella vecchia scuderia, affidato alla voce di Lella Costa. Una serie di podcast gratuiti accompagna la visita. Ci saranno anche visite guidate speciali in dialetto. Domani, 17 dicembre, è in programma una giornata di anteprima per il pubblico.

Gli interventi nel paese

«Con l’inaugurazione di Casa Macchi e delle opere di riqualificazione urbana attuate dal Comune di Morazzone, prima tappa di un rapporto con il Fai che mi auguro lungo fruttuoso, inizia un originale percorso di rivitalizzazione del tessuto urbano, sociale ed economico del nostro piccolo borgo in cui si trova profondamente coinvolta l’intera comunità morazzonese», ha detto il sindaco di Morazzone Maurizio Mazzucchelli. Tra i lavori effettuati la strada di collegamento dal centro storico al parcheggio di piazzale Avis. «Entrare qui dentro è come fare un viaggio nella macchina del tempo – ha commentato l’assessore alla cultura di Regione Lombardia Stefano Bruno Galli – le politiche culturali si nobilitano quando tutelano il patrimonio».