Una stele a Boffalora ricorderà il Campo A degli ebrei sopravvissuti alla Shoah

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BOFFALORA SOPRA TICINO – Sarà inaugurata domani, domenica 11 settembre, alle ore 9.30 presso la villa “La Fagiana” a Boffalora Sopra Ticino (località Madonnina-Ponte Ticino) una stele in memoria del campo di raccolta dei profughi ebraici sopravvissuti alla Shoah, esistente in loco tra il 1945 e il 1948. Sarà così coronato il lavoro del gruppo di ricerca che ha collaborato con il gruppo Percorso della Memoria Diffusa (Anpi provinciale Milano, associazione Raggruppamento divisioni patrioti Alfredo Di Dio-Fivl, Ecoistituto della Valle del Ticino), attivo da tre anni e promotore in diversi comuni del Castanese e del Magentino della posa di pannelli commemorativi della storia della Resistenza locale.

Una storia importante ma dimenticata

Una ricerca condotta a Magenta dal 2014 al 2017 da un gruppo nato in collaborazione fra l’amministrazione comunale, l’Anpi e il Comitato per la salvaguardia di Sciesopoli ebraica di Selvino (legata al Magentino su questo tema da un filo di memoria comune), ha riportato in luce una storia locale dimenticata ma rilevante per il territorio: l’insediamento dal 1945 al 1948 alla villa “La Fagiana” (nella foto in alto, la casa padronale negli anni Venti, poi andata distrutta) del Campo A per l’Aliyah Bet, il principale, sul piano dirigenziale, di una rete nazionale di campi di accoglienza per gli ebrei europei sopravvissuti alla Shoah, finalizzata alla loro emigrazione nella Palestina ancora sotto mandato britannico, prima della nascita di Israele.

Operazione segreta, destinazione Palestina

Anche se la rete dei suoi campi faceva ufficialmente parte di quella, molto più vasta, gestita dalle forze militari alleate, l’operazione “Aliyah Bet” – “Emigrazione (in Palestina)” – era clandestina, dato il divieto di ingresso in Palestina emanato dagli amministratori inglesi agli ebrei fin dal 1939, per non causare contrasti con il mondo arabo. Dai campi Unrra delle Nazioni Unite in Austria, Germania e Italia, 180.000 profughi partirono ufficialmente per Canada, Stati Uniti e Inghilterra, mentre dai campi dell’Aliyah Bet (nome naturalmente tenuto segreto), che facevano capo all’organizzazione di soccorso ebraico Joint e ad altre, partirono per la Palestina in 70.000.

Di questi, dall’Italia partirono tra 25.000 e 30.000 salpando da molti porti: nel caso del Campo A di Boffalora, da quelli della Liguria. Nel nostro Paese l’operazione clandestina fu condotta dalla Brigata Ebraica e da molti volontari fra gli stessi sopravvissuti, in collaborazione con la Comunità israelitica italiana e con il sostegno del Cln. Sindaci e prefetti misero a disposizione molte strutture, mentre le forze di polizia in molti casi non intervennero a bloccare le partenze.

Il programma dell’inaugurazione

L’evento di domenica avrà il patrocinio di Comune di Boffalora, Parco del Ticino, Comune di Magenta, Cdec-Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea), associazione Figli della Shoah, Fondazione Memoria della deportazione, MuMeSe (Museo memoriale di Sciesopoli ebraica-Casa dei bambini di Selvino) e Ucei-Unione delle comunità ebraiche italiane.

Fra gli ospiti della cerimonia Orli Bach, nipote di Yehuda Arazi, dirigente del Campo A e dell’Aliyah Bet dall’Italia. Seguiranno la visita al sito della memoria e alla mostra “Navi della speranza. Aliyah Bet dall’Italia 1945-1948” gentilmente concessa dal Memoriale della Shoah.

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