Urbanistica, Radice contrattacca: «Altro che dimetterci, superiamo vecchie logiche»

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LEGNANO«A chi grida “dimissioni” rispondiamo con il paziente lavoro quotidiano per rigenerare Legnano. Sull’urbanistica emerge tutta la differenza tra chi vuole cambiare davvero la città e chi vive di vecchie e superate logiche conservative». È quanto si legge in una nota diffusa oggi, lunedì 13 marzo, dal sindaco di Legnano, Lorenzo Radice (nella foto), e dai gruppi della maggioranza che lo sostiene dopo le polemiche della scorsa settimana sulla gestione di alcune aree dismesse e, in generale, dell’urbanistica. Alcuni consiglieri di minoranza sono arrivati a chiedere a gran voce le dimissioni della giunta, a partire dall’assessore del settore, Lorena Fedeli.

Di seguito, un’ampia sintesi della nota congiunta diffusa da Palazzo Malinverni; sotto, la risposta arrivata in serata da uno dei più accesi critici dell’operato di Fedeli e della giunta, il consigliere civico Franco Brumana.

L’ultima seduta consiliare ha evidenziato, negli interventi di alcuni esponenti della minoranza, visioni molto diverse, se non antitetiche, riguardo l’urbanistica. La nostra visione è quella di una città a servizio delle donne e degli uomini che la abitano, una città fatta per moltiplicare occasioni e opportunità di incontro, relazione e crescita delle persone che la vivono. Una città sociale, al servizio delle persone e non una città che mette le persone al proprio servizio. Una città sostenibile, che usa le sue risorse più preziose, tra cui il territorio ormai finito e interamente costruito, per rigenerarsi e creare opportunità di vita buona per tutti e tutte, e non solo per generare ricchezza a vantaggio di pochi, cosa, purtroppo, accaduta varie volte in passato in questa città.

Stop alle maxi volumetrie

La nostra amministrazione vuole cogliere i segnali del tempo che viviamo e usarli per orientare una rigenerazione armoniosa e in grado di produrre benessere equo e sostenibile. Fra questi segnali oggi c’è la richiesta di molti operatori di ridisegnare progetti autorizzati tanto tempo fa (in alcuni casi 12-13 anni or sono) e che presentano volumetrie smodate rispetto al mercato attuale. Ridurre le volumetrie e liberare terreno per generare spazi e usi pubblici (e non utilità private) sono due azioni che realizzano quella strategia di rigenerazione che dobbiamo e vogliamo spingere e incentivare.

Per esempio, in merito alla proposta di variante ricevuta sulla ex Pensotti, la soluzione presentata sostanzialmente cancellava le utilità pubbliche, che sono un criterio importante tanto quanto le volumetrie. L’alternativa non è l’intervento da 100.000 metri cubi sciaguratamente autorizzato in passato ma, in una soluzione progettuale aggiornata alla situazione del mercato attuale, volumetrie fortemente ridotte possono e devono dare spazio a quelle utilità pubbliche essenziali per l’equilibrio complessivo del quartiere San Paolo: una distesa di villette con altri capannoni commerciali e uno spezzatino di aiuolette e giardinetti inutilizzabili sono oggi “il bene” per quel quartiere? Perché questo prevedeva la variante richiesta.

Verso un Pgt basato su nuovi criteri

In questa visione si inserisce anche il lavoro in corso sul Pgt, che non può essere ridotto a logiche superficiali e legate a criteri di una vecchia e, per noi sorpassata, urbanistica. L’urbanistica non si fa gridando al vento progetti irrealizzabili; ma con una visione della città futura, da unire al quotidiano lavoro e confronto con cittadini e operatori privati.

Il Pgt in vigore al nostro arrivo, figlio, nella sua impostazione, del documento approvato nel lontano 2011, è ancora basato su una logica di distribuzione delle volumetrie e di compra-vendita del territorio: logica ereditata dai precedenti Prg e che purtroppo ha portato, in molti scempi urbanistici visibili, a quello che chiamo il “sacco di Legnano”. Oggi i tempi sono maturi per un nuovo Pgt basato su nuovi criteri: un piano che andrà a lavorare soprattutto sull’esistente, riqualificandolo con benefici per la collettività e senza consumare altro suolo; un piano che considererà il territorio e le sue aree dismesse una risorsa da tutelare e valorizzare per creare una città al servizio delle persone e delle loro relazioni.

A noi apprezzamenti del calibro di Boeri

Da un lato c’è chi resta ancorato a una visione “monetaria” e volumetrica della città; dall’altro chi, come noi, pensa a rigenerare la città esistente e “portare alla casa comune” utilità per la qualità della vita di tutti noi cittadini, creando nuove alleanze con i privati e gli operatori che vorranno giocare la partita della rigenerazione delle risorse piuttosto che del loro consumo. A chi cerca di passare l’idea che il tempo di elaborazione del nuovo Pgt sia perso, occorre ricordare che il tempo di oggi non solo non è sprecato, ma è anzi un investimento per avere regole nuove, al passo con i princìpi urbanistici attuali e contemporanei, e soprattutto che manterranno il loro valore per i prossimi 10-15 anni. Inoltre è falso dire alla città che tutto è bloccato in attesa del nuovo Pgt: le sole porzioni di territorio “congelate” sono quelle degli ambiti di trasformazione, dove gli operatori possono comunque usare questo tempo per preparare studi e analisi che serviranno a presentare i futuri progetti fra alcuni mesi: tutto il resto dell’edilizia prosegue.

Per tutte queste ragioni a chi grida “dimissioni” per una presunta incapacità in materia urbanistica, dico di farlo 10, 100, 1000 volte: perché ogni volta ci chiariranno che abbiamo due visioni fortemente diverse dell’urbanistica e delle sue finalità. Forse per questi motivi Legnano è chiamata a seminari e incontri per portare l’esperienza che stiamo proponendo come buona prassi che riceve attenzioni e complimenti; l’ultimo caso sabato, a Milano, dove il relatore Stefano Boeri, architetto di fama internazionale, ascoltando quanto stiamo facendo, ha avuto parole di apprezzamento per la nostra città.

Lorenzo Radice, sindaco di Legnano

Insieme per Legnano-Legnano Popolare, Pd, riLegnano

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Ma Brumana non ci sta: «Dal sindaco solo banalità»

Le ragioni oggettive per le quali si richiedono le dimissioni dell’assessore all’urbanistica sono: la negligenza che ha determinato la scadenza del documento di piano del Pgt e la conseguente destinazione di zona bianca per gli ambiti di trasformazione e cioè per le aree dismesse, che sono quelle più importanti per la pianificazione urbanistica; la perdita erariale per il minore incasso dell’Imu; l’approvazione “segreta” da parte della giunta, senza nemmeno informare né il consiglio comunale né la commissione Urbanistica, del documento di indirizzo generale del Pgt, privo di contenuti e di idee, ma zeppo di proclami astratti e propagandistici; la bocciatura da parte della giunta della riduzione da 150.000 metri cubi a 50.000 della volumetria dell’area ex Pensotti; la risposta in consiglio comunale all’interrogazione sull’area ex Pensotti, che ha espresso la preferenza per il precedente progetto di 150.000 mc e il rifiuto di portare in commissione Urbanistica la questione perché ritenuta poco importante; l’elaborazione di un documento di inquadramento generale solo per l’area ex Gianazza e non per le aree dismesse più importanti; la perdita del parcheggio della ex Tosi per le mancate risposte al commissario straordinario; il mancato avvio di una contrattazione urbanistica partecipata sulle aree dismesse; la totale carenza di idee progettuali sulle aree dismesse, per le quali l’assessore si limita ad attendere le proposte degli operatori.

Ora, invece di darsi da fare per limitare i danni, il sindaco assume un atteggiamento aggressivo e risponde con i soliti slogan rivendicando una visione urbanistica diversa da quella di chi lo critica. Si vanta di volere una città a misura delle donne e degli uomini, che con una “rigenerazione armoniosa” produca benessere equo e solidale. Vuole insegnare che l’urbanistica si fa con un “sogno”, mentre i suoi critici avrebbero solo una visione “monetaria e volumetrica della città”.

«Gravi inadempienze della giunta»

Poi, per distogliere ulteriormente l’attenzione dalle gravi inadempienze di questa giunta, afferma che “è falso o dimostra incomprensione dell’urbanistica, chi dice alla città che è tutta bloccata”, perché sono congelati solo gli ambiti di attuazione e cioè proprio le aree più importanti per la pianificazione urbanistica. Infine asserisce che Stefano Boeri avrebbe pronunciato parole “di apprezzamento per la nostra città” senza rivelare a che cosa si riferiscano e se questo architetto fosse stato informato delle omissioni della giunta.

Invitiamo il sindaco a smetterla di sproloquiare sui sogni urbanistici con banalità generiche, su cui siamo tutti d’accordo, nonché a prendere atto che la differente visione di chi chiede un cambiamento di rotta consiste nella richiesta di idee concrete e realizzabili, di diligenza, di serietà, di impegno e di partecipazione.

Franco Brumana

Movimento dei Cittadini

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