Varese, avvocatessa infedele: non difende il cliente, ma presenta la parcella

VARESE – Avrebbe volontariamente messo da parte i suoi doveri professionali, penalizzando il cliente e presentandogli poi il conto per delle attività legali mai svolte. Per questo motivo un’avvocatessa appartenente al Foro di Varese all’epoca dei fatti, avvenuti tra il 2016 e il 2017, è a processo con le accuse di patrocinio infedele e truffa.

Il caso davanti al giudice

Nonostante siano passati ormai diversi anni dall’episodio attribuito alla donna, il procedimento penale a suo carico è appena arrivato davanti al giudice monocratico del tribunale di Varese, che ha accolto la costituzione di parte civile della persona offesa, un uomo ora 71enne, assistito dall’avvocato Monica Mina, e ha rinviato l’udienza a febbraio 2024, quando verranno valutate eventuali richieste di rito alternativo della difesa.

Le contestazioni

La Procura contesta all’imputata il fatto di non essersi occupata del caso dell’uomo che aveva bussato alla porta del suo studio per farsi assistere nella procedura di opposizione ad un pignoramento messo in atto dalla moglie, e in quella riguardante il divorzio dal coniuge. L’avvocatessa finita nei guai avrebbe inoltre mentito al cliente sull’andamento delle procedure e sull’emissione della sentenza di divorzio, chiedendogli infine 800 euro per le pratiche – inesistenti secondo le accuse – e causandogli un grave danno economico per la mancata opposizione al pignoramento.

L’altra vicenda

Ma non è tutto, perché l’imputata – difesa dagli avvocati Federica Esposito e Luca Raviola – deve rispondere delle medesime accuse in rapporto ad un diverso caso. Quello di una cinquantenne che nel 2018 aveva dato incarico alla professionista di far valere le proprie ragioni dopo essere stata morsa dal cane di una coppia e aver riportato lesioni per un totale di dieci giorni di prognosi.

Identica, per questa ulteriore vicenda, la tesi accusatoria: false comunicazioni in relazione all’andamento delle procedure legali, e la richiesta al cliente di attivarsi con il pagamento per i servizi resi: 2.600 euro di “fantomatiche spese”, stando alla ricostruzione della Procura, e 600 euro di parcella. Allo stato attuale, ovviamente, vale la presunzione d’innocenza. E in merito alle accuse dovranno emergere riscontri durante il processo.

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