Varese, Bianchi: «Salvini non ha chiuso la porta a Maroni, ma decidono i militanti»

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Matteo Bianchi e Giancarlo Giorgetti mentre si confrontano sulle strategie politiche provinciali

VARESE – «Salvini ha messo un punto fermo sul modus operandi con cui dovrà avvenire la scelta del candidato sindaco. Ma non ha chiuso la porta alla candidatura Maroni. Che resta sul tavolo, come anche quella di Barbara Bison, indicata dalla sezione». Sono queste le parole di Matteo Bianchi, segretario provinciale della Lega.

Cos’è cambiato?

Insomma tutto come prima? Sì e no. Sì, poiché prima dell’arrivo di Matteo Salvini a Saronno sul tavolo c’erano due candidature per Palazzo Estense e dopo le parole del capitano, due (sempre quelle) sono rimaste. No, perché, fissato l’inderogabile punto che saranno i militanti a esprimersi, è anche vero che da qui a là (ovvero alle amministrative della prossima primavera) c’è un mondo. Che potrebbe mettere sul tavolo non nuovi nomi, ma una serie di variabili che disegnerebbero uno scenario differente dall’attuale. Soprattutto diverso da quello che i militanti del Carroccio avevano davanti la sera di luglio in cui hanno puntato le loro fiches sulla Bison.

La road map di Bianchi

E che il dialogo, a tutti i livelli, sia aperto e le riflessioni, i ragionamenti, i ripensamenti e la valutazioni siano ancora tutti da fare lo conferma proprio Matteo Bianchi. «Punto primo – attacca il segretario provinciale – ora testa bassa e lavorare per il giro elettorale di settembre. La questione Varese fino a dopo le elezioni del 20 e 21 è, diciamo, congelata. In queste settimane poi a Roma parlerò anche con i vari referenti dei partiti alleati per delineare il quadro della situazione. E solo dopo i risultati elettorali affronteremo la questione Varese e tireremo fuori il nome del candidato».

Rettifica o ratifica

E la road map fissata da Bianchi è tutt’altro che un prendere tempo per far raffreddare la “grana” della (possibile) candidatura Maroni detonata in maniera quasi del tutto inaspettata in piazza del Garibaldino. «A luglio è emersa un’indicazione – dice Bianchi – che resta tale in tutto il suo valore. Era un momento, in generale, molto particolare. Da quella volta a oggi potrebbero essere cambiate e cambiare ancora molte cose. Abbiamo tempo quindi per ponderare la questione, rettificare o ratificare l’indicazione data. Tenendo in considerazione quanto detto dal Salvini: a decidere saranno i militanti».

Tertium non datur

L’antico detto recita: “Tra i due litiganti il terzo gode”. Ma in questo caso il proverbio non sintetizza quella che è la reale situazione rispetto alla scelta del candidato di centrodestra. Primo perché la sfida Bison-Maroni non è tra due litiganti, nel senso che né l’uno né l’altro dei contendenti si sta facendo la guerra. Secondo perché negli ambienti leghisti il possibile “terzo”, che in contese del genere sbuca agli ultimi cento metri, non esiste. O meglio esisterebbe, ma è stato categoricamente escluso.

Un nome altro dai due sul tavolo, in effetti, nella tranquillità agostana, ha iniziato a fare capolino. Ed è quello di Luca Marsico. Ma tutto il Carroccio (o quello che in partite del genere conta) pare abbia educatamente fatto sapere: “Non è il caso”. E i motivi non mancano: Marsico è fuori da Forza Italia e da tempo, dicono gli insider, anche dalla politica che conta. Ai margini, insomma.

E, qualcuno, aggiunge che non può contare neppure sui leghisti dati più vicino all’ex consigliere regionale. Insomma, il candidato per Palazzo Estense del centrodestra varesino è una pura questione leghista e le strade sono due: la prima, che si fa ogni giorno che passa, più stretta è porta a Barbara Bison e la seconda, al momento in salita, ma che da un momento all’altro potrebbe scollinare e diventare un’autostrada che porta il nome di Roberto Maroni.

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