Nuovi consigli comunali: così è se vi pare

varese busto bottini

di Gian Franco Bottini

I Consigli Comunali, nelle città più importanti della provincia si sono insediati e, con la riconferma dei sindaci precedenti, si avrà una continuità; nel bene e nel male delle cose. Resta il fatto che l’adesione al voto è stata di uno striminzito 45% e che i vincitori non dovranno mai dimenticare che essi sono frutto, nella miglior delle ipotesi, della scelta del 25% dei loro concittadini.

Tralasciando le ragioni di tale disaffezione, il democratico riconoscimento della legittimità dei risultati lascia comunque degli strascichi, nell’area dei diritti e dei doveri. Avendo rinunciato al suo più importante diritto, riteniamo che quel 55% dei non votanti abbia contemporaneamente rinunciato anche al diritto di critica verso la futura attività delle sue Amministrazioni. Potrà unicamente continuare a farlo dietro la pressochè anonima tastiera dei computer, continuando a coltivare il sogno di essere ascoltato!

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Gian Franco Bottini

Per i vincitori, che dovrebbero avere un sereno secondo mandato privo delle ansie per un affannoso rinnovo, resta un grande dovere: quello di interpretare l’impegnativa figura del “sindaco di tutti”, quello che sa rappresentare tutti i suoi concittadini, anche quei tanti che non hanno votato e quelli che sono comunque rappresentati dalle minoranze del Consiglio Comunale. Su quest’ultimo punto tutti i sindaci si sono espressi con grandi promesse e con zuccherose parole, ma chi ne ha tratto una certezza dimostra di essere un’anima angelica destinata ad essere rapidamente disillusa.

Il sindaco di Varese, per esempio, lo ha fatto con l’”abilità” politica che gli deve essere riconosciuta ma che potrebbe facilmente far rima con “ambiguità”. La sua promessa di governare con una “maggioranza variabile” se dai benpensanti è stata interpretata come l’intendimento di dare ascolto anche alle forze di minoranza, dai più malevoli, e tra questi noi, potrebbe anche essere interpretato come un minaccioso “avviso ai naviganti” per la sua variegata maggioranza.

La credibilità delle promesse del sindaco di Busto invece, non può non fare i conti con i dubbi causati dai consolidati “usi e costumi” della casa che oggi, ancor più di ieri, presumibilmente saranno lontani da qualsiasi mediazione, anche se solo dialettica; come si è immediatamente verificato già nel corso della prima riunione del Consiglio. Del primo Consiglio Comunale di Busto vogliamo appunto parlare, non tanto per obbiettare sulle decisioni assunte, del resto scontate, quanto per certe modalità o atteggiamenti che danno fin da ora il segno a quello che sarà il clima che ci si può aspettare.

La seduta ha avuto inizio con una buona mezz’ora di ritardo, con i Consiglieri in larga misura ignari delle ragioni, unitamente ad un migliaio di cittadini puntualmente collegati in streaming ed in perplessa attesa. Evitiamo di citare le motivazioni, successivamente seppur informalmente trapelate, per non chiamare in causa persone meritevoli di tutto il nostro rispetto, ma nel contempo vorremmo che il nostro pensiero non fosse interpretato nel solco di un inopportuno e vacuo “show must go on” da circo equestre.

Certi delle critiche che riceveremo vorremmo invece sottolineare che un ostentato “buonismo” rischia spesso di togliere valore anche ad una sincera vicinanza e ricordare che il Consiglio comunale non può essere gestito autoritariamente da nessuno come fosse un fatto di famiglia, anche se si tratta di una larga maggioranza, perché “il Consiglio è la città” e la città merita il rispetto. Alla nuova Presidente del Consiglio il dovere e il faticoso compito di farlo comprendere, soprattutto alla maggioranza che l’ha “espressa”.

Già, perché la figura del Presidente del Consiglio sarebbe cosa buona e giusta che fosse condivisa dalla totalità dei consiglieri, anche per rendere più agevole il suo futuro lavoro; ben sapendo che alla fine prevarrebbe l’indicazione della maggioranza. Nel caso specifico ciò non è avvenuto e sarebbe bastato poco perché ciò si verificasse. Sarebbe bastato che invece di un arrogante “parliamone pure, purché poi voi facciate quello che diciamo noi”, il signor sindaco avesse pensato di affidare ad altri, più attrezzati di lui, una civile spiegazione delle comprensibili esigenze della sua parte. Sarebbe stato tutto in linea con le promesse di condivisione, di dialogo e di “strette di mano” che pochi minuti prima erano state ipocritamente imbandite.

“Così è, se vi pare”. Al di là delle chiacchiere di facciata, su questo refrain di pirandelliana memoria si svilupperanno le prossime consiliature nelle più importanti città della provincia; alla faccia di quel 55% che non ha votato e che continuerà ad illudersi di fare la sua parte con i comodi ed inutili “bla-bla” nel mondo dei social.

varese busto bottini – MALPENSA24