Sanità, Pd: «Troppi accessi impropri: crisi Pronto Soccorso a Varese. Serve medicina di prossimità»

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VARESE – Troppi gli accessi impropri dovuti alla mancanza di una rete di medicina di prossimità. Il consigliere regionale e capogruppo del Pd in Commissione sanità Samuele Astuti commenta così i numeri  del Pronto soccorso di Varese, che vedono tornare ad aumentare, dopo la pandemia, accessi e tempi di attesa.

Lombardia maglia nera

«Purtroppo- sottolinea Astuti- la situazione al pronto soccorso di Varese è così da anni, anzi nel corso del tempo non ha fatto altro che peggiorare. Del resto la Lombardia è la maglia nera tra le regioni del nord per gestione dei Ps. Ha il maggior numero di accessi impropri, ossia pazienti che si rivolgano ai Ps perché non hanno nessuna altra struttura a cui rivolgersi ma non  sono in emergenza. Anche il Poas (Piano di organizzazione aziendale strategico) elaborato dall’Asst Sette laghi, peraltro senza un vero confronto con territori e rappresentanze sindacali, non dà alcuna risposta efficace al problema».

Gravi problemi di sistema

«Le strutture – conclude Astuti- si reggono sulla dedizione degli  operatori sanitari, che  non ringrazieremo mai abbastanza, ma non possono da soli sopperire ai gravissimi problemi di sistema. Quello che serve è  costruire una rete di medicina di prossimità che  prenda in carico chi può essere curato senza rivolgersi alle strutture di emergenza. Una rete che deve vedere al centro le Case di comunità, costruita con il confronto con i territori  e gli altri soggetti coinvolti, confronto che ad oggi Regione Lombardia non ha avviato».

Servono risposte concrete

«Dopo due anni e mezzo di pandemia- afferma il segretario cittadino del Pd di Varese, Luca Carignola– i cittadini si aspettavano una maggiore organizzazione delle strutture sanitarie, più vicinanza e supporto. Ma non è così. I problemi al Pronto soccorso di Varese restano gli stessi: lunghe attese per i cittadini e grande stress per i sanitari che continuano ad essere meno di quelli necessari e quindi sottoposti a ritmi di lavoro insostenibili. Speravamo che il Covid  almeno insegnasse qualcosa , invece temiamo che si stia tornando indietro, come se nulla fosse successo. Non basta annunciare riforme sanitarie salvifiche se poi i problemi quotidiani delle persone restano gli stessi. Il Covid ci ha insegnato che la preparazione e l’organizzazione sono indispensabili in materia di salute ed è tempo di dare risposte concrete ai cittadini».

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