Il presidente Corrado: «Il Pisa deve vincere per i tifosi. E per la pace in Ucraina»

Pisa playoff presidente corrado

LONATE POZZOLO – «Ansia, tensione, emozione e soddisfazione». Sono le sensazioni che accompagnano il presidente del Pisa Giuseppe Corrado, ospite oggi 25 maggio della redazione di Malpensa 24 (nella foto in alto con l’editore Fabrizio Iseni) alla vigilia del match contro il Monza di Galliani e Berlusconi che vale la promozione in Serie A. 

Presidente Corrado, come si vive una viglia così importante?
Arriviamo alla fine di un campionato competitivo e combattuto, negli ultimi quindici anni non era mai successo che si decidesse all’ultima giornata. Noi fino al 45esimo del primo tempo potevamo già essere in Serie A, mentre abbiamo chiuso al terzo posto che per noi rappresenta comunque un ottimo risultato. Non dimentichiamo che per 19 giornate siamo stati in testa al campionato.

Non c’è il rimpianto di non averla chiusa prima? 
No, nel calcio non bisogna mai avere rimpianti. Ritengo che alla fine la classifica sia l’esatta valutazione di come le cose sono andate. 

Domani sfida il presidente Silvio Berlusconi. Si sente come a una finale di Champions League?
Magari. Berlusconi è un presidente pluridecorato che è riuscito a vincere come nessun altro, ma credo che un po’ di emozione l’avrà anche lui perché il Monza è un progetto molto legato al cuore. Avrà le stesse tensioni che ho io, entrato nel mondo del calcio con un progetto che doveva salvare non soltanto una squadra, ma un territorio che aveva avuto tradizioni calcistiche importanti. Oggi ci troviamo nella condizione di poter riportare il Pisa in Serie A dopo 31 anni: è un’emozione forte. 

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Vi giocate la Serie A con il vostro miglior marcatore, Puscas,  fermo a quota 8 gol. L’attacco sarà il reparto in cui investirete di più nella prossima sessione di mercato? 
Semmai la prima cosa sarebbe riconfermare Puscas, perché se avesse fatto tutto il campionato i suoi gol sarebbero almeno il doppio.

Il futuro di Lucca? 
Ha un contratto di 5 anni con noi. Il suo futuro sarà sicuramente da protagonista. Ha potenzialità enormi, ha avuto una piccola flessione dovuta a problemi fisici che oggi ha superato. Per il calcio italiano potrà rappresentare un riferimento importante. Nessuna squadra in Serie B ha un parco attaccanti come il Pisa. Torregrossa, Benali e Puscas a gennaio ci hanno portato quell’esperienza che ci mancava per affrontare alcune situazioni.

Non le chiedo gli obiettivi di mercato, ma di aprire il libro dei sogni. Chi le piacerebbe vedere vestito di neroblu? 
Credo che Leao, Lautaro e Vlahovic che nei prossimi anni saranno ai vertici del calcio europeo. Ma io dico Chiesa, oggi reduce da un infortunio, ma sono certo che nell’arco di 5 mesi tornerà a essere quello di prima. Sono altresì convinto che le squadre forti partano da difensori importanti, quindi se sogno deve essere dico van Dijk del Liverpool. 

Il Varese in Serie D e la Pro Patria al centro dell’ennesima turbolenza societaria ricordano il Pisa precedente alla vostra gestione. Oggi per stare in piedi nel mondo del calcio bisogna per forza ricorrere a investimenti stranieri?
Gli investimenti sono importanti, ma vale sempre la regola dell’impresa: se ci sono le idee il denaro si trova, se c’è il denaro senza idee il denaro si spreca. E il calcio, per troppi anni, è stato travisato e considerato un gioco. Le società sono state interpretate come squadre, mentre la squadra è il prodotto di una società. Occorrono skill manageriali importanti: non è sufficiente avere del denaro e investire nel calcio soltanto per avere un po’ di sovraesposizione mediatica. Il calcio ha pagato situazioni oggettivamente assurde. E le faccio un esempio: un buon calciatore può diventare un buon allenatore, ma faccio fatica a pensare che possa diventare un buon dirigente. A meno che non faccia l’università e vada in qualche altra azienda a farsi un po’ di esperienza. 

Torniamo alla partita di domani. In caso di vittoria ha già pensato a chi dedicarla?  
Per motivi scaramantici in questo momento non sto pensando a nulla. E’ evidente però che domani un eventuale successo debba essere dedicato ai nostri meravigliosi tifosi. Ma non solo. In un momento storico così triste dopo quello del Covid sarebbe bello pensare che lo sport possa aiutare ad arrivare a una pace in Ucraina e rivedere la gioia in popolazioni che oggi stanno soffrendo. 

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