Elezioni, tutti aspettano Busto Arsizio. E Antonelli, che però fa melina

busto sindaco emanuele antonelli

BUSTO ARSIZIO – Nel 2021 si vota. L’aria che tira potrebbe aprire le urne anche per il parlamento: c’è chi è pronto a scommetterci, nonostante le emergenze sanitaria ed economica richiederebbero ben altri sbocchi politici che non le elezioni. Tant’è. Di sicuro gli elettori saranno chiamati a rinnovare molte amministrazioni locali, dalla cui formazione dipendono le maggioranze degli enti di secondo livello, le Province. Nel Varesotto sono già in pista per il voto (forse in primavera, Covid permettendo) Varese, Gallarate e Busto Arsizio, più una serie di altri comuni ritenuti minori ma con approdo essi stessi sul futuro politico di Villa Recalcati. E sulla conferma delle intese sia a centrodestra sia a centrosinistra. Vogliamo dire, le tensioni tra i partiti nei singoli centri hanno incidenza più ampia, fino a condizionare in qualche modo le città più importanti.

Nelle quali, Varese è l’unica che presenta un quadro più o meno definito per le candidature di primo piano: il sindaco uscente Davide Galimberti a sinistra, l’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni a destra. Gallarate viaggia spedita con la piddina Margherita Silvestrini, ma con il primo cittadino uscente Andrea Cassani, proposto dalla Lega, attorno al quale si addensano opacità inespresse pubblicamente sia da Forza Italia sia da Fratelli d’Italia. Cassani è sub judice per una vicenda secondaria dell’inchiesta Mensa di poveri, alla fine dovrebbe comunque spuntarla sulla spinta del suo partito,  intenzionato a riproporlo senza se e senza ma.

E’ già campagna elettorale

Attenzione, però. In ballo c’è sempre Busto Arsizio, da cui dipendono gli equilibri politici del centrodestra in provincia. Ancora da definire le scelte del centrosinistra bustocco, il più indeciso e molliccio del Varesotto e, al momento, senza candidature da spendere con convinzione, nel centrodestra tutti attendono Emanuele Antonelli. Il sindaco di Fratelli d’Italia fa capire che ha intenzione di ricandidarsi (è palesemente in campagna elettorale), però non dà l’annuncio ufficiale. Sta a vedere, fa melina, in alcuni casi fa lo gnorri nel tentativo di coagulare attorno a sé tutte le forze dello schieramento che attualmente lo sostiene, compresa la formazione di una lista col suo nome, lista che però stenta a decollare.

Forze che aspirano a loro volta a candidare loro rappresentanti alla massima poltrona di Palazzo Gilardoni. I berlusconiani, messi all’angolo dalle inchieste giudiziarie, cercano il pronto riscatto. E premono sottobanco per scalzare Antonelli, tornato da poco, armi e bagagli, nella famiglia di Giorgia Meloni.

La promessa di Emanuele

Più dei forzisti picchiano i pugni i leghisti, che dopo tre lustri di anticamera chiedono, anzi, pretendono di riprendere la guida della città con un loro sindaco. In questo, il segretario cittadino del Carroccio, Francesco Speroni, è sempre stato coerente e chiaro: “Nulla di personale verso Antonelli, ma adesso tocca a noi”. Tanto più che, proprio Antonelli, cinque anni fa promise solennemente di restare in sella per un solo mandato, per cedere poi il posto a qualcun altro. E c’è chi commenta: un conto è cambiare opinione su qualunque situazione, un altro è buttare alle ortiche la parola data agli elettori. Vanificando tra l’altro un vero o presunto accordo politico con la stessa Lega, del quale qualcuno sussurra.

Dopo di che entrano in gioco le valutazioni personali (Antonelli si dispiace di dover lasciare lo scettro del comando: è compreso in toto nella parte del sindaco che propone e dispone). E, con le valutazioni personali, fanno premio le necessità superiori di rispettare gli equilibri provinciali. Per dirla in un altro modo: Varese e Gallarate alla Lega, Busto a Fratelli d’Italia. Con Forza Italia a mangiarsi le dita.

Quale autonomia dei territori

Il rischio è che il centrodestra vada diviso alle urne a Busto Arsizio, sparigliando così l’alleanza nelle altre città, in primis a Gallarate. Ma se è vero che Matteo Salvini e Giorgia Meloni si sono già spartiti la provincia di Varese, facile pensare che a livello locale, dove nessuno conferma accordi superiori a suo tempo sottoscritti, le segreterie finiranno per ottemperare ai diktat. Con buona pace dell’autonomia e dei roboanti discorsi di certi politici che si riempiono la bocca garantendo la li-ber-tà dei territori e delle città, per poi svuotarla nei fatti.

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