Varese, la famiglia Panza dona 108 opere al Fai: nuova mostra alla villa di Biumo

VARESE Una nuova donazione al Fai, a Villa Panza e più in generale dedicata a Varese e a tutti gli amanti dell’arte. La famiglia Panza ha deciso di donare al Fondo per l’Ambiente Italiano un nucleo di 108 lavori di 26 artisti europei e americani, parte della collezione di Giuseppe Panza di Biumo, finora conservati dalla sua famiglia. Alcune di queste opere sono protagoniste di una nuova mostra che apre proprio oggi, 10 novembre, a Villa Panza.

La collezione si allarga

Le 108 opere vanno ad aggiungersi alle 141 donate dal conte Panza al Fai nel 1996. La donazione è condivisa dai figli e a nome della moglie, Rosa Giovanna Magnifico Panza (nella foto sotto), che ha sempre affiancato il collezionista nella sua ricerca, condividendone appieno lo spirito con ugual passione. Un nuovo gesto generoso della famiglia, con la volontà di arricchire la panoramica della storia della collezione già conservata a Varese, offrendo al pubblico la possibilità di comprendere ancor meglio la visione di Giuseppe Panza, di cui la dimora di Biumo è il vivido riflesso. Il nuovo nucleo di lavori arricchisce il patrimonio in termini qualitativi e quantitativi: Villa Panza sarà seconda solo al Museo Guggenheim di New York per numero di opere della collezione di Giuseppe Panza di Biumo, che potranno così essere anche oggetto di rotazioni, ai fini di una migliore conservazione delle stesse, di scambi e collaborazioni con musei nazionali e internazionali, e di temporanei progetti espositivi volti a indagarne alcune parti e alcuni temi fondanti.

L’orgoglio del Fai

«Come presidente del Fai – ha commentato Marco Magnifico – non posso che sottolineare l’orgoglio che questo nuovo gesto della famiglia Panza suscita nella fondazione: l’orgoglio di aver lavorato bene in questi anni. Non era mai successo nella storia del Fai che una famiglia aggiungesse a ciò che aveva donato un’altra importante donazione». Ha quindi ricordato commosso Alessandro Panza, scomparso nel 2018. «Sarebbe stato felice di assistere e festeggiare questa nuova tappa della vita e della collezione, a cui dedicò in vita tanta passione e tanta intelligenza». Quindi il senso del lavoro che il Fai da più di vent’anni sta portando avanti a Biumo. «Questa è una casa e non un museo di arte contemporanea, della quale noi ci impegniamo a raccontare l’anima perché questo è il compito che i Panza ci hanno affidato e che noi ci impegniamo a svolgere nel modo migliore possibile». Il sindaco di Varese Davide Galimberti ha sottolineato il legame sempre più forte tra la città e la villa di Biumo, mentre è stata Giuseppina Caccia Dominioni Panza, figlia di Giuseppe e Rosa Giovanna, a spiegare come è nata la donazione. «Abbiamo continuato lo spirito dei nostri genitori, che hanno messo insieme la collezione pensando che il pubblico dovesse godere quello che loro amavano così tanto. Le opere d’arte col tempo si stancano: ci sembrava giusto aggiungere delle opere di artisti diversi che potessero aiutare il Fai a organizzare delle mostre e allestimenti diversi. Questa casa è la nostra casa e lo sarà sempre».

La donazione

Il nucleo di 108 lavori donati al Fai appartengono alla seconda e terza fase di ricerca di Giuseppe Panza di Biumo, così definite dallo stesso collezionista. La seconda fase si concentra sull’arte minimale, concettuale, ambientale e sulla light art; la terza fase, realizzata dal 1986, si apre a nuove prospettive con l’arte organica, l’arte dei piccoli oggetti e l’arte del colore. Le opere donate permettono di approfondire meglio queste due ultime fasi della ricerca del collezionista, non solo attraverso lavori di nuovi artisti, ma anche grazie all’integrazione di opere di alcuni già presenti nella collezione permanente di Villa Panza. Nella donazione è rappresentata l’arte concettuale americana di Robert Barry, Jan Dibbets, Joseph Kosuth, Lawrence Weiner e Sol LeWitt, e l’arte minimale di Jene Highstein e Richard Nonas. Vi compaiono anche esponenti dell’arte inglese, come Hamish Fulton e Richard Long. Sono inoltre compresi lavori di artisti appartenenti, secondo la definizione di Giuseppe Panza, alla compagine dell’arte organica. Emil Lukas, Ross Rudel e Peter Shelton. Sono incluse le ricerche sul colore della pittura monocromatica di Anne Appleby, Sonia Costantini, Sean Shanahan e Phil Sims. Entrano in collezione alcuni lavori di David Goerk e di Robert Tiemann, dedicati ai piccoli oggetti, di Barry X Ball e di Lawrence Carroll, e progetti di arte del suono di Michael Brewster. In donazione anche alcune opere di artisti come Cioni Carpi, Giorgio Colombo, Chiara Dynys, Piero Fogliati e Maurizio Mochetti, a sottolineare l’interesse di Panza per una specifica ricerca dell’arte italiana.

Quattro anni di esposizioni

La donazione permetterà di dare impulso a un programma quadriennale di esposizioni intitolate a diversi temi che attraversano la raccolta e la ricerca del collezionista, di cui il primo è la mostra “Ex Natura. Nuove opere dalla collezione di Giuseppe Panza di Biumo”, che sarà visitabile fino all’1 ottobre 2023, sul tema “natura e forma”. Seguiranno nei prossimi anni i temi “ritmo e dinamica”, “segno e messaggio” e “luce e colore”. Le mostre, a cadenza annuale, si basano sull’esposizione di parte della donazione, in dialogo con opere della collezione già permanente e con l’aggiunta di prestiti da musei e istituzioni depositarie di altri gruppi di opere della Collezione Panza.

La mostra “Ex natura”

La mostra inaugurata oggi, “Ex Natura. Nuove opere dalla collezione di Giuseppe Panza di Biumo”, indaga la relazione tra due polarità, natura e forma, e il modo in cui si riformulano di artista in artista, di opera in opera, dando origine e vita a consonanze e dissonanze, letture e suggestioni, significati e messaggi, alcuni dei quali, a partire dalla natura come fonte di ispirazione e motore di creazione, sono precoci moniti alla tutela dell’ambiente. Sono esposti 46 lavori di 10 differenti artisti, corrispondenti a 10 sezioni monografiche, introdotte da citazioni di Giuseppe Panza di Biumo tratte dal suo volume autobiografico “Ricordi di un collezionista”. Per l’occasione il Fai ha realizzato una guida accessibile tramite smartphone con schede dei singoli artisti e per ciascuno, in podcast, le letture integrali dal suddetto volume, che tra curiosi aneddoti e riflessioni profonde, sono il migliore accompagnamento alla visita, per la comprensione dei lavori in mostra, ma anche e soprattutto delle scelte collezionistiche di Giuseppe Panza di Biumo. Delle opere esposte 30 sono oggetto della donazione e 16 sono in prestito dalla Panza Collection Mendrisio, la parte della collezione ancora custodita e gestita dalla famiglia Panza.

Il percorso di visita

La mostra si sviluppa dal primo piano della villa dove, accanto alle “forme povere’ di Lawrence Carroll, sono esposti lavori in materiali organici provenienti dal mondo naturale, come le sculture di Christiane Löhr che realizzano forme senza tempo con delicati steli di fiori e impalpabili cumuli di semi; anche Emil Lukas mette in scena il mondo naturale imprigionandolo in pannelli di rigorosa geometria. Il percorso si arricchisce di lavori che indagano l’organicità delle forme, oggetti astratti con un’evidente relazione con il mondo fisico: dalle ‘forme vitali di Ross Rudel, alle ‘forme organiche di Peter Shelton, che rimandano al corpo umano. Anche una “macchina”, un’opera di Piero Fogliati, riconduce alle forme, stavolta sonore, della natura. Seguono i lavori di David Goerk che crea forme astratte che non hanno apparente relazione con altre cose, e tuttavia sono mutuate da oggetti ordinari o da simboli naturali e astrali. La mostra prosegue al piano terra, nelle due ex-scuderie della Villa, dove trionfa la natura, declinata nel suo rapporto con l’uomo. Sulle pareti della scuderia grande due giganteschi lavori di Hamish Fulton raccontano l’amore per la natura, motore della creazione artistica: la sua esperienza del camminare a contatto diretto, fisico, con le forme del paesaggio, si traduce in suggestive forme concettuali, in parole e segni; nello stesso spazio è allestito un lavoro a pavimento di Richard Long, Cross of Sticks, del 1983, in cui l’artista parte dalla stessa azione del camminare, restituendo quell’esperienza in una forma geometrica composta da materiali raccolti nella natura. Il percorso di visita si conclude nella scuderia piccola con otto lavori di Gregory Mahoney (1955) che indagano il rapporto tra l’essere umano, la natura e il cosmo: per l’artista l’elemento di scarto, utilizzato e rielaborato, è traccia del tempo cosmico che corrode la materia e della natura, più potente dell’uomo ed eterna, che se ne riappropria.