Spenta la Martica, lotta contro il vento per i focolai. Falda acquifera sorvegliata

varese incendio martica

VARESE – Spento il fronte di fiamme alla Martica, adesso è una corsa contro il tempo per spegnere i focolai prima che il favonio, il vento caldo che tanti problemi ha dato, torni a soffiare come previsto nel pomeriggio. Gli specialisti vigili del fuoco del S.A.P.R. (Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto) hanno operato tutta la notte monitorando l’area interessata dall’incendio.  La situazione è in itinere ma oggi finalmente ci sono delle buone notizie. La foto simbolo del fuoco vinto alla Martica rimanda al rogo del Campo dei Fiori nell’ottobre 2017. I Dos Dario Bevilacqua e Alessandro De Buck furono immortalati dal fotografo Luca Leone di spalle, braccia alzate, mente idealmente abbracciavano la montagna. Ieri lo stesso Leone ha immortalato gli stessi Dos, che stanno operando alla Martica, nella stessa posa ma questa volta di fronte. La foto simbolo del rogo quasi battuto è un augurio che battaglia sia finalmente terminata.

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Area monitorata con i droni

Si è svolto alle 8 di oggi, martedì 8 gennaio, il briefing al campo base di Ganna tra tutti gli enti interessati, non vi sono fronti attivi delle fiamme e proseguono le operazioni di bonifica. I volontari A.I.B. stanno  realizzando due linee tagliafuoco in caso di una eventuale ripresa dell’incendio.  Una linea da Brinzio a metà costa della montagna, la seconda dalla vetta sino a Ganna. Inoltre verrà realizzata una linea d’acqua tra Ganna e il Monte Martica a ulteriore difesa. In posto è presente un elicottero del servizio antincendio regionale. Il personale T.A.S. Topografia Applicata al Soccorso dei vigili del fuoco sta mappando le aree interessate dall’incendio.

In tutto 400 ettari andati in fumo

Anche Arpa sta intervenendo rilevando delle criticità.  “In occasione del sopralluogo eseguito nella giornata del 5 gennaio, dai tecnici e dal direttore generale di Arpa Lombardia, Fabio Carella, sui luoghi dell’incendio boschivo del Monte Martica, in Provincia di Varese, su richiesta del Parco Regionale del Campo dei Fiori e dei comuni interessati, sono emerse le principali criticità ambientali che, alla data del 7 gennaio, hanno compromesso un’area boscata di circa 400 ettari. Durante il sopralluogo, si è osservato come l’incendio boschivo ha profondamente modificato, dal punto di vista fisico e chimico, la copertura vegetale e il suolo, accumulando materiale combusto, sostanze ritardanti utilizzate per le attività di spegnimento dai mezzi aerei e cenere”, si legge in una nota.

Monitoraggio ambientale in corso

“Arpa Lombardia eseguirà, a supporto degli Enti, indagini e monitoraggi di carattere ambientale, sulla matrice acque sotterranee, che partiranno già dalla prossima settimana. Gli interventi serviranno a verificare se le sostanze di combustione del bosco e gli agenti chimici impiegati per lo spegnimento, possano raggiungere, nel breve e lungo periodo, anche la falda idrica sotterranea, particolarmente vulnerabile, che alimenta le sorgenti ad uso idropotabile presenti nella Valganna nel comune di Induno Olona. Si tratta, in particolare, di monitorare le sorgenti dell’Alpe Cuseglio, delle Gallerie della Valganna e la fonte che alimenta la Birreria. Inoltre, Arpa si è subito attivata per mappare l’estensione dell’area coinvolta dagli incendi e valutare i primi danni subiti dalla vegetazione. A tale scopo, si è fatto uso di tecniche satellitari, di osservazione della terra, già in uso per il supporto delle attività di monitoraggio e controllo ambientale”.

Controlli affidati a Arpa

“Nei prossimi giorni, Arpa continuerà nell’opera di supporto agli Enti, adottando un approccio multi-scala, che utilizzi sia le immagini satellitari sia i droni, per effettuare rilievi di grande dettaglio su alcune aree reputate particolarmente critiche per l’intensità del danno subito. Un’ulteriore criticità, che potrà essere valutata successivamente, è presente lungo alcune vallecole che percorrono il versante della Valganna, dove l’incendio ha compromesso la copertura vegetale che proteggeva il sottile strato di suolo che ricopriva le formazioni cristalline e carbonatiche sottostanti, dove, nel caso di eventuali eventi meteorici intensi, potrebbero innescarsi colate detritiche con impatti rilevanti sul fondovalle”, conclude la nota.

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