Varese, si rifiutava di lavorare nei week end per il mal di schiena. Assolta

tribunale varese

VARESE – Mandava i certificati medici all’azienda e si rifiutava di lavorare nel weekend, ritenendo che i suoi problemi alla schiena non fossero compatibili con la mansione che le era stata assegnata e con i relativi turni. Per questo comportamento una guardia giurata di 57 anni è finita a processo con le accuse di falso e truffa, ma il tribunale di Varese l’ha assolta.

Le assenze e la causa

I fatti risalgono ad un periodo che va dal 2016 al 2018. Periodo durante il quale la donna, che lavorava all’area casse di un supermercato alle porte di Varese, aveva collezionato ben 24 assenze, avviando inoltre una causa per mobbing, contro la società di cui era dipendente, per un cambio di mansione (dalla vigilanza del trasporto valori a quella anti rapina del supermercato) che avrebbe influito sul suo stato di salute. Causa poi vinta dall’azienda, che si è costituita parte civile nel processo per truffa e falso.

Licenziamento e denuncia

Il medico del lavoro aveva prescritto per la donna un giubbotto antiproiettile più leggero di quello inizialmente in dotazione, ma le cose non erano migliorate, e dalle assenze si era passati al licenziamento e ancora alla denuncia che ha portato la donna a processo.

I dubbi della difesa

Tra i fatti contestati ci sono anche due uscite di casa in altrettanti giorni di malattia. In una occasione la donna sarebbe andata a fare compere per il nipotino; in un’altra invece si sarebbe allontanata per presenziare al matrimonio del figlio. Ma in aula, durante la discussione, l’avvocato della difesa, Matteo Pelli, ha sottolineato che il telefono intercettato durante le indagini non apparteneva alla guardia giurata, ma ad un’altra persona non coinvolta nel processo, aggiungendo che da quei due episodi ha preso il via una vicenda processuale che si è protratta per tre lunghi anni.

«Non ha commesso il fatto»

Vicenda che si è conclusa oggi, martedì 11 giugno, con l’assoluzione dell’imputata. Il giudice, per i due episodi di allontanamento da casa nei giorni di malattia, ha stabilito che la donna non ha commesso il fatto.

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