Migranti a Varese, Molinari: «Siamo al limite, il Governo metta risorse»

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VARESE – «Mancano le strutture, mancano i finanziamenti, mancano gli operatori. La situazione sta diventando insostenibile e la questione migranti non ha colore politico per i sindaci e le amministrazioni locali che, infatti, si trovano a dover affrontare il problema da soli». Il grido d’allarme lo lancia l’assessore ai Servizi sociali Roberto Molinari, il quale aggiunge: «Attenzione, che di questo passo, con un Governo che ha deciso di non gestire il problema, il rischio è di innescare una guerra tra poveri».

Emblematico il caso Lonate Ceppino

Andiamo con ordine. L’intervento dell’assessore Molinari arriva dopo la notizia degli 11 immigrati che sono arrivati a bordo di un camion in una ditta di Lonate Ceppino dopo aver viaggiato chiusi nel cassone chissà per quanti chilometri. Episodio emblematico e che fa ben capire che le porte d’accesso nel nostro Paese non sono solo il Mar Mediterraneo e Lampedusa. Ecco i numeri che si riferiscono solo agli immigrati “in carico” al Comune di Varese. «Nei Cas gestiti dalla cooperativa Ballafon – spiega l’assessore – ci sono 291 immigrati; una settantina sono collocati al Vela, oltre 295 sono i profughi ucraini, i quali non vogliono essere assimilati a chi sbarca sulle coste italiane. A questi vanno aggiunti una trentina di persone già riconosciute come profughi e minori, sui quali occorre un discorso a parte». Insomma, stiamo parlando di quasi 700 persone. «Con costi sociali altissimi – continua Molinari – Soprattutto nel caso dei minori non accompagnati».

Costi insostenibili

Ed è qui che i costi a carico dei Comuni si fanno pesanti. Un minore che arriva in Italia, dopo la trafila burocratica, viene affidato a una Comunità e sul bilancio comunale grava tra gli 80 e i 100 euro al giorno. «Senza contare i costi del personale che segue le pratiche e delle assistenti sociali. È vero che lo Stato copre una parte di quelle spese, ma se guardiamo Varese, dove in carico abbiamo una trentina di ragazzini, fare due conti è abbastanza semplice. E la cifra è preoccupante».

Non solo una questione di risorse

Ma non è solo una questione di risorse. «La parte economica ha un suo peso – continua Molinari – se lo Stato non mette a disposizione risorse è chiaro che questa problematica drenerà sempre maggiori finanziamenti comunali. Però vorrei far passare il concetto che i flussi migratori non si fermano, vanno regolamentati. Occorre una politica nazionale che aiuti gli amministratori locali. Il problema dei migranti è sia del sindaco di centrosinistra, sia del sindaco di centrodestra. Questa è la verità, il resto è baruffa politica. E non è nemmeno pensabile di accogliere queste persone nelle palestre o negli alberghi».

Che fare?

«Primo: lo Stato deve sostenere l’azione dei Comuni; secondo – prosegue Molinari – bisogna evitare la concentrazione. Sul territorio deve essere programmata un’accoglienza diffusa. Ospitarli in grandi strutture significa mettere in difficoltà chi le gestisce, ma anche creare situazioni di disagio per i migranti e soprattutto per chi vive nella zona in cui si trova quella struttura. E questo rallenta l’integrazione».

In conclusione a Varese si può parlare di emergenza?, chiediamo.

«A Varese c’è una situazione che non può più essere sottovalutata, come tante in Italia, dal Governo. Un problema così vasto e delicato non può essere lasciato nelle mani delle istituzioni locali. Tra Prefettura, Questura Comune – conclude Molinari – c’è una collaborazione proficua ed efficace. Uno scambio di informazioni fondamentale. Ma non basta. La questione migranti è una bomba a orologeria e non la si disinnesca con soluzioni inefficaci e buoni solo per la propaganda politica».

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