Varese, più orti nei quartieri della Città Giardino

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VARESE – «In un momento storico come questo pensare alla rigenerazione di un luogo senza che possa integrare ambiente cittadino e naturale sarebbe poco coraggioso, e non lungimirante: a Varese vogliamo portare il nostro progetto dell’orto urbano». Come ha spiegato Cecilia Santo, «più che lo spazio verde, è la comunità che si verrebbe a creare» il cuore dell’iniziativa nata da Collettiva e Progetto Concittadino e presentata a marzo all’assessora Nicoletta San Martino, che si è detta disponibile a collaborare.

I consigli di quartiere come punto di riferimento

Il progetto, che si trova ancora in una fase preliminare, avrà come punto di riferimento i consigli di quartiere: «Stiamo lavorando a degli incontri con loro: sono il tramite per arrivare alle persone che abitano il territorio, per capire se ci sono comunità interessate. Vorremmo partire con tre progetti pilota; per ora si tratta di un lavoro di chiamata, contatto e proposta. Ci piacerebbe che le aree verdi interessate fossero anche comunali, con una destinazione a un uso collettivo. Per esempio, uno spazio che potrebbe prestarsi è il terreno a fianco del Castello di Belforte, già interessato, per quanto riguarda l’edificio, da un progetto di rigenerazione».

Dare nuovo valore al senso di comunità

«Al momento gli orti in città si limitano ai lotti di terra divisi tra privati, e ognuno fa ciò che crede nel suo», ha aggiunto Santo. «La nostra proposta è invece di un orto collettivo, che dia nuovo valore al senso di comunità: più persone lo curano insieme, con anche una ripartizione dei compiti e una linea produttiva. Varese ha tanta forza nei quartieri, sono il luogo giusto per iniziare una ricerca in questo senso. Insieme alla funzione formativa in ambito ambientale, educativa e di inclusione sociale, c’è il valore aggiunto di avere uno spazio verde: l’intento è anche ricucire il territorio tra il lago e il Campo dei Fiori, ricco di aree naturali ma un po’ slegate tra loro».

Un sistema di sentieri per spostarsi a piedi

«Ci è stato raccontato che nel passato le persone si spostavano a piedi tra i quartieri della città utilizzando un sistema di strade che poi le costruzioni e le abitazioni private hanno un po’ interrotto. Uno dei problemi di Varese è proprio che bisogna prendere la macchina per andare da qualsiasi parte: con i nostri orti verrebbe anche stimolato un lavoro sulla mobilità che permetterebbe di riscoprire gli spostamenti in spazio urbano in modo più sostenibile. Un lavoro che, parallelamente, verrebbe incoraggiato attraverso una rete di sentieri: ci siamo immaginati gli orti urbani anche come uno snodo per mettere in connessione le diverse aree verdi».

Oltre la semplice agricoltura

«Riattivare questa forma di collegamento – ha continuato Santo – aiuterebbe una riflessione su un tipo di mobilità – dolce e rispettosa del territorio, non necessariamente legata all’uso delle auto – che in passato apparteneva di più alla città». La visione di lungo raggio presentata da Collettiva per il progetto, nel quale è assolutamente centrale lo spazio verde, va, dopo due anni di pandemia e con un cambiamento climatico in corso, oltre la semplice agricoltura: «Integrato nell’ambiente cittadino, quindi vicino alle abitazioni ma anche agli edifici scolastici, l’orto urbano è uno spazio relazionale, prima ancora che produttivo; un luogo d’incontro e uno snodo della socialità del quartiere».

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