Restaurato il Sacrario alla Questura di Varese. Pepè: «Uno scrigno d’arte»

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VARESE – Ciò che Guido Andlovitz ha realizzato con le piastrelle del sacrario nella Questura di Varese è «un’opera d’arte di qualità meravigliosa, tale da addirittura azzerare quella che ha lasciato a Laveno»; oggi, sabato 30 gennaio, Enrico Brugnoni, direttore del Museo della Ceramica di Ghirla, ha così descritto il lavoro realizzato dall’artista nella sala recuperata per volontà del questore Giovanni Pepè che, in occasione del suo ultimo giorno in carica, ha presentato la sua riapertura insieme ai sindaci Davide Galimberti e Luca Santagostino, e al prefetto Dario Caputo.

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I disegni preparatori

«Vedendo quale manifattura aveva realizzato le piastrelle, con applicazioni sia di oro lucido che opaco, e la grande capacità artistica che esprimeva l’opera, sono rimasto sconvolto» ha spiegato Brugnoni. «Avvalendomi anche della tesi di laurea realizzata dalla studiosa Laura Casprini, ho approfondito la storia della ceramica di Laveno, consultando diversi documenti a Cerro Maggiore: ho rinvenuto, in un faldone di dieci centimetri, i disegni preparatori di Andlovitz dal 1933 al 1938 con gli spolveri dell’epoca. L’artista, che lì visse per quarantadue anni, firmò, per la Mostra dell’Autarchia del 1938 a Roma, un pannello formato da una composizione di piastrelle che ora si trova in municipio».
«La questura fu inaugurata a marzo 1933 e probabilmente questo scrigno d’arte è l’unico sacrario rimasto», ha spiegato la ricercatrice Serena Contini illustrando i simboli e significati mitologici risalenti all’epoca del fascismo. Sul soffitto della sala che era il cuore del Palazzo Littorio durante il Ventennio le costellazioni «senza pace» dell’Orsa Maggiore e Minore sul soffitto richiamano il mito della ninfa Callisto; le pareti, riportando tra le icone delle armi le parole di Gabriele D’Annunzio e del giuramento dei balilla, ricordano figure come l’eroe combattente Ettore Muti e il giovane martire del fascismo Giovanni Nini. Il luogo riqualificato, al di là dell’ideologia che rappresenta, rimane a testimonianza storica di un’epoca fortunatamente passata.

Un’eccellenza a livello mondiale per la ceramica

«Questa scoperta aggiunge prestigio a Laveno e offre un’occasione per riscoprire un’eccellenza del territorio», ha commentato Santagostino. «Cerro era una delle realtà più importanti del mondo riguardo all’arte della ceramica: aiuterà a creare ulteriori opportunità turistiche sul nostro territorio».
«Grazie a questo ritrovamento prosegue la tradizione del Ministero dell’Interno», ha dichiarato Caputo. «La sua attenzione non si rivolge solo alla tutela e alla sicurezza ma anche, come nel caso del Fondo edifici per il culto, al patrimonio immenso offerto dalla cultura: di questo ringrazio la sensibilità di Pepè».
«Per quattro anni ci ha offerto un servizio per la sicurezza» si è rivolto Galimberti al questore uscente. «E nel suo ultimo giorno ci fa riscoprire una parte di storia: a lui va un ringraziamento sia per il lavoro svolto che per le iniziative sociali e culturali proposte, entrambi caratterizzati da grande umanità e attenzione per il territorio, qualità che gli uomini dello Stato devono garantire ai loro collaboratori e che ci rendono ancora più vicini alle istituzioni».

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