Il Varese in serie C: Comune e società lavorano per un sogno che costa caro

Stefano Malerba e il presidente del Città di Varese Amirante

VARESE – La distanza tra il Città di Varese e la serie C si è ridotta. A parole. Ma la realtà è che la salita al paradiso del calcio professionistico è appena iniziata. E le asperità più dure devono ancora arrivare. Però si pedala in gruppo: società e amministrazione. Che oggi pomeriggio (mercoledì 8 giugno) si sono incontrati a Palazzo Estense per iniziare a ragionare sugli step. Primo tra tutti lo stadio.

Il summit

Presenti il sindaco Davide Galimberti, l’assessore allo Sport Stefano Malerba e il presidente del Città di Varese Stefano Amirante. L’incontro è durato un paio d’ore durante le quali è emersa la volontà di fare il possibile per coronare il sogno che la squadra ha costruito sul campo.

Ma prima di tutto serve lo stadio. O meglio servono alcuni lavori per allineare il vecchio e glorioso Ossola alle nuove esigenze della categoria professionistica. E i lavori spettano all’amministrazione, la quale a sua volta vuole qualche certezza. Ovvero? «Siamo pronti a fare la nostra parte – ha detto il sindaco – ma prima di far partire la procedura amministrativa per intervenire al Franco Ossola, abbiamo chiesto alla società di presentare una richiesta formale in cui manifestano in maniera concreta la volontà di essere ripescati». Galimberti poi ha aggiunto che «come amministrazione ci siamo subito mossi. Abbiamo già avviato un dialogo con la questura, fatto una serie di sopralluoghi allo stadio. Ora però ci serve quella richiesta formale da parte della società».

La lunga salita è appena iniziata

A posto? Mica tanto. Perché poi, e qui è intervenuto Amirante, «bisogna capire se il termine del 19 luglio fissato dalla Lega è relativo all’impegno dell’amministrazione di fare i lavori entro l’inizio della stagione o se quella data segna l’ultimo giorno utile per dimostrare che l’impianto è a posto».

E ancora, il tornante più complesso sono le cifre. Quelle che servono per l’iscrizione, ovvero 1 milione e 50 mila euro secchi per fidejussioni e domanda di ripescaggio, oltre «alla garanzia economica che l’amministrazione ci ha chiesto di mettere» per via del fatto che il ripescaggio non è certo una scienza esatta. In soldoni: se non c’è promozione quella garanzia va a coprire una parte dei lavori fatti. «Vero è che la cifra – ha concluso Amirante – non è ancora stata quantificata dall’amministrazione, ma potrebbe essere un ulteriore problema».

Conclusione: la salita è appena iniziata e il gruppo è compatto e consapevole che le riserve energetiche sono contate. Insomma servono cuore e un miracolo. Che tutti, sulla carta, vogliono rendere realtà.