Villa occupata a Rescaldina, l’ex sindaco Cattaneo: «No a forzature elettorali»

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RESCALDINA – «Il taglio di alcuni servizi tv non mi è piaciuto, sembravano a orologeria come, a suo tempo, una interrogazione dell’opposizione proprio a fine mandato. E poi mi ha infastidito il fiorire di bugie buttate lì sui social e riprese da alcuni consiglieri comunali». L’ex sindaco di Rescaldina Michele Cattaneo (nella foto), in carica dal 2014 al 2019 e non candidato alle elezioni del mese prossimo, censura alcune ricostruzioni circolate negli ultimi giorni sulla villa comunale disabitata dalla fine del Novecento e occupata abusivamente durante il suo mandato. E ha tenuto a dare la propria versione dei fatti ieri, martedì 14 maggio.

La versione di Michele Cattaneo

«Tutto ebbe inizio – ha esordito Cattaneo – quando Kalifa Chabhoub, marocchino prossimo alla sessantina e residente a Rescaldina fino allo sfratto avvenuto nel 2011, finì in strada con moglie e figlio maggiorenne. L’allora sindaco Paolo Magistrali e l’assessore ai servizi sociali Daniela De Servi lo ospitarono nella palestra del Centro diurno disabili in via Tintoretto, un seminterrato non abitabile che non era nemmeno del Comune ma dell’Asl. Kalifa per vivere recupera oggetti usati nelle piattaforme ecologiche per rivenderli: per questo stipò il locale di computer, valigie, vestiti, schermi tv, biciclette… Allontanato dai vigili, ruppe il lucchetto e vi rientrò. Nel 2015, sotto la mia amministrazione, firmai un’ordinanza di sgombero e svuotammo il seminterrato, poi affidato ad un’associazione sportiva (nel frattempo il Cdd si era spostato in altra sede) così da non lasciarlo inutilizzato e quindi a rischio di un’altra occupazione. Quindi non è vero, come dice Magistrali, che la situazione non è stata affrontata per anni.

«Kalifa – prosegue l’ex primo cittadino – ricomparve a fine 2018 da solo nella villa Saccal (che prende il nome dalla famiglia proprietaria della storica industria rescaldinese che era collocata nei due piani interrati del complesso). Fu subito cacciato e gli ingressi murati, tranne uno richiesto dall’ufficio tecnico per le ispezioni; ma lui tagliò ancora il lucchetto e vi rientrò. Non risultava più residente in alcun comune, ma aveva una partita Iva che mi risulta abbia tuttora. Prossimo alla pensione, potrebbe presto disporre delle risorse per trovare una casa, ma la villa correrà sempre il rischio di essere occupata, anche se non c’è nessuna utenza allacciata».

«Il vero problema fu la mancanza di progetti»

All’inizio degli anni Duemila l’area della villa fu acquistata dalla Metallurgica Legnanese, che firmò una convenzione con il Comune per un piano attuativo che prevedeva un capannone oltre a palazzi, supermercati, la scuola materna e la nuova piazza mercato; quanto alla villa, restava privata e sarebbe dovuta diventare una struttura alberghiera o sanitaria per anziani. «Nel 2010, sindaco Magistrali, cambiarono i progetti: comparve anche una piscina pubblica al posto della piazza mercato. Il Comune diede poi il via alla costruzione del Centro diurno disabili e portò per la prima volta in consiglio comunale la variante con la villa: il privato la regalava al Comune, in cambio della pari volumetria più il 10% per costruire un palazzo alto 26 metri. Magistrali dice che era un’operazione gratuita per il Comune, ma non è così».

Tuttavia, il vero problema per Cattaneo è un altro. «Il Comune ne diventò proprietario ma non aveva alcun progetto. Ristrutturare la villa, che non ha vincoli di sorta, costa molto. L’amministrazione Ielo ha pensato di farne una Rsa con centro diurno per gli anziani: di qui l’idea di una permuta con la Parrocchia per i locali dove questa ha l’attuale Rsa oltre a un teatro, dove ricavare le aule di una scuola professionale superiore con tanto di teatro come auditorium. Si tratta di una partita aperta che gestirà la prossima amministrazione: rientrerà nella variante al Pgt per la zona commerciale». In vista, a quanto risulta, c’è anche un cambio alla guida della Parrocchia.

«Fatti noti ma strumentalizzati»

Fatto il punto della situazione, Cattaneo si toglie qualche sassolino dalle scarpe. «Mi ha fatto specie che tutti conoscono la storia ma se n’è fatto un caso. Le reali possibilità d’azione per un sindaco sono lo sgombero della villa come già fatto, ma poi l’occupante tornerebbe, oppure un Daspo urbano: quella persona ne ha ricevuto uno dal Comune di Como dove ha risieduto per un po’. Ma bisogna lavorare in tempi brevi anche per dare un futuro all’immobile, perché non sia più in stato di abbandono, e a chi lo occupa, così da allontanarlo definitivamente. Non è una questione politica o di essere più o meno “cattivi” – conclude l’ex sindaco – è brutto vedere forzare le cose o buttarle in caciara dalla stessa parte politica che ha gestito tutto all’inizio».

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