VISTO&RIVISTO Alienazione allo stato puro tra arte, corpo e qualche sbavatura

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di Andrea Minchella

VISTO

CRIMES OF THE FUTURE, di David Cronenberg (Francia- Grecia- Canada- Regno Unito 2022, 107 min.).

Difficile maneggiare un’opera del visionario regista canadese. A otto anni dal suo ultimo film, “Maps To The Stars”, Cronenberg decide di realizzare un manifesto definitivo sulla sua contorta visione della società moderna e dei suoi demoni. Cronenberg scrive e realizza un claustrofobico viaggio nei deliri del mondo moderno sempre più vincolato in maniera morbosa e irreversibile dalla cultura del corpo, dalla bulimia di immagini e dalla patologica e impossibile ricerca della perfezione.

“Crimes of the Future” si trasforma in un’installazione d’avanguardia che si nutre dei suoi attori e della sua trama, creando un vortice asfissiante nel quale lo spettatore diventa una sorta di bolo che fatica ad essere masticato, prima, e digerito, poi, dal flusso snervante del racconto.

Cronenberg cerca di cristallizzare in maniera definitiva la contemporanea visione che del corpo ha la società ed il mondo che ci circonda. Il corpo diventa un oggetto in cui risiede l’anima. Il corpo diventa testimonianza delle pulsioni e delle fobie più profonde. Il corpo, che sia di un bambino, di una donna avvenente o di un uomo maturo, viene martoriato con il fine ultimo di replicare fino all’infinito sensazioni che, ormai, difficilmente riusciamo a sentire. Nella società che Cronenberg racconta, la soglia del dolore sparisce a favore di una sempre più elevata consapevolezza del potere dell’uomo sull’intero ciclo biologico. L’essere umano, ormai, sembra governare le possibili modificazioni genetiche che si impossessano dei corpi e, inevitabilmente, delle menti. I personaggi di “Crimes of the Future” si muovono, come dei fuggiaschi, tra chirurgie sperimentali, creazioni artistiche dissacranti e gruppi sovversivi che vogliono a tutti i costi allinearsi con la tecnologia e il progresso di cui l’umanità sembra più vittima che forza trainante.

Viggo Mortensen e Lea Seydoux, insieme ad una stucchevole (volutamente) Kristen Stewart, sono i protagonisti di una trama disturbata e disturbante in cui il sesso diventa chirurgia per penetrare ed essere penetrati, in un mondo in cui tutto è scontato e le emozioni e le sensazioni sono, da tempo, merce come qualsiasi altro oggetto.

Cronenberg punta l’obbiettivo, in maniera discreta e violenta allo stesso tempo, sulla pericolosa contrapposizione tra anima e corpo, tra mutazione e mutilazione della carne, tra il dolore e il piacere. Il risultato è un viaggio apocalittico nelle zone d’ombra delle pulsioni erotiche dell’uomo, che da sempre governano in gran parte l’evoluzione della specie umana.

Si rimane perplessi, probabilmente, dalla scelta un po’ barocca e non pienamente innovativa di alcune forme grammaticali e stilistiche del film. La sceneggiatura e la costruzione scenica, in certi punti, risentono forse di una non più freschissima capacità visionaria del regista. Se con “La Mosca” o “Videodrome” Cronenberg si imponeva come anticipatore e innovativo in maniera alienante, con questo “Crimes of the Future” il regista Canadese sembra ripetere alcune sue visioni dissacranti con un linguaggio che, oggi, risulta meno inedito di quarant’anni fa.

Detto questo, “Crimes of the Future “rimane comunque un interessante punto di vista e una necessaria analisi sulla società contemporanea e sulle pericolose pulsioni che la governano in modo sempre più violento. L’arte che racconta l’arte diventa un criptico corto circuito che genera ansia e smarrimento in un pubblico sempre più affamato di provocazioni e di scandali.

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RIVISTO

LA MOSCA, di David Cronenberg (The Fly, Stati Uniti 1986, 92 min.).

Da un’idea semplice e quasi banale, il teletrasporto, David Cronenberg costruisce un’inquietante opera in cui uomo e scienza si ritrovano a dover combattere.

Il desiderio di superare i limiti della scienza da parte dell’uomo diventano in “La Mosca” un brutale racconto dell’incapacità di governare le possibili conseguenze di certe velleità scientifiche. L’uomo che vuole sostituirsi a Dio è destinato a soccombere alle dinamiche misteriose ed enigmatiche della natura.

Un capolavoro che risulta essere sempre attuale, anche per la grammatica, il lessico e lo stile.

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