VISTO&RIVISTO Intelligente rilettura dell’immortale Agatha Christie

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di Andrea Minchella

VISTO

ASSASSINIO A VENEZIA, di Kenneth Branagh (A Haunting in Venice, Stati Uniti 2023, 103 min.).

Branagh, dopo gli ottimi successi di “Assassinio sull’Orient Express” e “Assassinio sul Nilo”, decide di fare un passo in più. Insieme allo stesso Michael Green, già sceneggiatore dei due precedenti gialli, rimane nel mondo di Agatha Christie ma realizza un film elaborando una storia inedita che trasforma “Assassinio a Venezia” in un lavoro molto più “horror” dei due precedenti.

Prendendo spunto dal romanzo della giallista britannica “Poirot e la strage degli Innocenti”, pubblicato nel 1969 e considerato probabilmente il più cupo dei suoi lavori, Michael Green dà vita ad una storia angosciante dalle forte tinte gotiche che il bravo Kenneth Branagh decide di ambientare a Venezia e di trasformarlo in un film in cui l’elemento “horror” si incastra quasi perfettamente dentro la raffinata struttura della pellicola. Il regista Irlandese sposta la vicenda nella Venezia del dopo guerra e mette i protagonisti dentro un vecchio palazzo veneziano che sembra ormai cadere a pezzi.

La ricca Rowena Drake, proprietaria dello stabile, organizza ogni anno nel suo enorme palazzo una festa di “Halloween” per gli orfani del vicino orfanotrofio. Quella sera, oltre ai piccoli ospiti, ci sono diversi personaggi che diventeranno, insieme all’immancabile Hercule Poirot, i protagonisti del racconto. Ci sono la scrittrice di gialli Ariadne Oliver, la governante della casa Olga Seminoff, il poliziotto italiano Vitale Portfolio, il medico della famiglia Drake con il piccolo figlio Jude e il fidanzato della figlia della proprietaria di casa morta anni prima e protagonista involontaria della seduta spiritica che si terrà nella gigantesca casa non appena fosse finita la festa per i bambini.

Dunque l’”incipit” del giallo è la seduta spiritica, non presente nel romanzo della Christie, a cui, contro voglia, partecipa l’ormai “esiliato” Poirot. L’ex investigatore, infatti, vive a Venezia da anni lontano dai clamori e dai delitti e sorvegliato da un ex poliziotto Italiano, Vitale, che lo protegge da curiosi, giornalisti, e potenziali vittime di crimini poco chiari. La seduta spiritica viene organizzata da Rowena che afferma di vivere in un palazzo infestato da spiriti di bambini che avrebbero, anni prima, spinto al suicidio la figlia. Alla seduta partecipa la sensitiva, e imbrogliona, Joyce Reynolds che durante la notte viene assassinata. Ecco che il film comincia ma anziché rimanere in un territorio di giallo e di mistero, la pellicola vira bruscamente verso un’avventura asfissiante, gotica, che sfiora più volte il ritmo e lo stile del paranormale.

Grazie ad un uso di inquadrature deformate e “umide”, Branagh confeziona un viaggio molto cupo che, seppur privo di una connotazione davvero inedita e fresca, riesce ad incollare per quasi due ore gli spettatori alla poltrona. La risoluzione del giallo passa in secondo piano rispetto alla narrazione stessa. Il buio e l’incessante pioggia diventano lingua e stile di una vicenda che vede Hercule Poirot fare i conti con il dubbio e con le sue paure. La novità, forse, risiede nella capacità del regista Irlandese di scolpire un nuovo Poirot, meno didascalico e più umano, stanco e deciso a farsi da parte. Anche la rielaborazione inedita di un romanzo di Agatha Christie in una storia che cambia epoca e ambientazione è certamente un elemento di forza dell’intero progetto.

Il cast stellare, da Camille Cottin a Kelly Relly di “Yellowstone”, dalla fresca vincitrice dell’Oscar Michelle Yeoh al nostro bravo e credibile Riccardo Scamarcio, non apporta nulla di più rispetto ad una già buona e riuscita costruzione del film. Kenneth Branagh, che certamente ha saputo dare il meglio di sé quando realizzava i suoi film tratti dalle opere di Shakespeare, riesce comunque a trovare un giusto equilibrio tra la storia e la narrazione, tra lo stile e il ritmo, in questi racconti, tratti dalla gigantesca Agatha Christie, che hanno il potere intrinseco di essere raccontati ogni volta che un autore sia disposto a farsi da parte a favore dell’universalità della storia che decide di raccontare. E Branagh riesce nel suo intento.

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RIVISTO

L’ALTRO DELITTO, di Kenneth Branagh (Dead Again, Regno Unito- Stati Uniti 1991, 107 min.).

Un giallo raccontato con la grammatica e il ritmo di Alfred Hitchcock. Il bravo e talentuoso Kenneth Branagh si fa conoscere al mondo intero con un piccolo capolavoro a metà tra il “noir” e il “thriller”, in cui riesce perfettamente a amalgamare la storia e i personaggi dentro un racconto angosciante e pieno di colpi di scena. Da rivedere.

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