VISTO&RIVISTO “Match Point” ridotto all’osso

minchella allen visto rivisto

di Andrea Minchella

VISTO

UN COLPO DI FORTUNA, di Woody Allen (Coup de Chance, Francia- Regno Unito 2023, 96 min.).

Cinquantesimo film. Secondo girato a Parigi, dopo “Midnight in Paris” del 2011, e primo girato interamente in francese. Woody Allen chiude, probabilmente, la su lunghissima carriera, cominciata nel 1966 col piccolo “Che fai, rubi?”, celebrando l’Europa, che continua ad amare il quasi novantenne regista al di sopra di ogni ragionevole dubbio, e rimarcando con delicatezza i temi a lui più cari. L’amore, la passione giovanile, le relazioni, il pragmatismo e il destino.

Allen tratteggia una piccola commedia “francese” trasformando temi universali in un linguaggio pacato, essenziale e senza inutili fronzoli. Apparentemente piatto e troppo lineare, “Un Colpo di Fortuna” si mostra da subito per quello che è: un resoconto sussurrato della vita artistica e privata di uno dei più grandi registi di sempre. La spontaneità della sceneggiatura e la leggerezza del montaggio fissano per sempre nella nostra mente i lineamenti grammaticali, stilistici e sostanziali di un grande autore che ha saputo in quasi sessant’anni di carriera generare la più grande ed esilarante psicoterapia di gruppo alla quale ogni spettatore dei suoi film ha avuto la fortuna di sottoporsi.

Ogni pellicola di Allen si è trasformata in un prezioso e poetico viaggio nelle fragilità umane, rendendole peculiarità uniche e universali di ogni individuo. Tutti i film di Woody Allen hanno composto negli anni un “puzzle” gigantesco delle mille sfaccettature che caratterizzano una relazione tra uomo e donna, che siano amanti o amici. Il regista newyorkese ha sempre indagato con originalità e ironia, con cinismo e verità, con comicità e drammaticità, tutti quegli aspetti che legano una coppia e, nello stesso tempo, la disintegrano definitivamente.

In “Un Colpo di Fortuna” Woody Allen dipinge una storia d’amore, tra la bellissima Fanny e suo marito Jean, che viene incrinata da un incontro casuale tra Fanny e il suo vecchio compagno di scuola Alain. La casualità dell’incontro, la certezza dell’amore tra i due coniugi, la ricchezza e lo stile della vita di Fanny, il mistero che avvolge la figura del carismatico Jean e la disarmante innocenza del giovane Alain diventano subito i binari su cui questa commedia viaggia ad una velocità di crociera perfetta. La luce che Storaro regala a questa pellicola si fonde con un desiderio di amori giovanili che ognuno di noi racchiude nel proprio cuore. La memoria della nostra giovinezza si miscela con misura con il desiderio di una vita agiata, tra lusso e stile, che solo a Parigi sembra poter essere vissuta. La musica Jazz scelta da Allen lega, una ad una, le sequenze che il regista scolpisce con passione su una pellicola che rimanda subito ai racconti più essenziali di Eric Rohmer.

Parigi diventa una protagonista silenziosa e un po’ nascosta del film. I ristoranti e i “bistrot” diventano i luoghi del desiderio e dell’amore ritrovato. La razionalità fredda e misteriosa di Jean si scontra violentemente con il calore della nuova relazione tra Fanny e Alain. Ma Allen ci dice, come ben ci aveva raccontato con il capolavoro del 2005 interamente ambientato nella gelida e pericolosa Londra, che il caso può rovesciare ogni cosa, che può nel giro di un secondo cambiare drasticamente la linea della vita. Ora il regista di New York, però, lo fa con un pizzico di ironia in più e con una nota hitchcockiana in meno, rispetto al suo “thriller” inglese in cui una passionale Scarlett Johansson faceva innamorare mezzo mondo. Qui la vita dei protagonisti diventa un percorso già stabilito dal destino ma che si trasforma in una nuova strada grazie ad un colpo di scena che rimescola le carte di tutti i protagonisti. Come d’altronde succede nella vita di ognuno di noi. Un attimo, e i nostri progetti vanno in fumo irrimediabilmente.

Dunque Allen, dopo aver abbandonato New York, e dopo aver abbandonato l’idea di interpretare i suoi film, decide di decretare l’Europa come sua meta preferita per ambientare e diffondere le sue pellicole. Dopo essere stato accusato pesantemente in patria e aver visto mettere in dubbio anche la distribuzione dei suoi film, Allen dichiara il suo amore per il vecchio continente che sembra un po’ più lucido e capace di separare la vita privata di un autore e la grandezza sconfinata delle sue opere.

Sperando che non sia davvero il suo ultimo film, si può sperare che tra le tante sciocchezze che l’intelligenza artificiale è capace di fare, un giorno, forse, ci sarà la possibilità di realizzare film “alla maniera di” Woody Allen per poter, così, proseguire quella necessaria ed esilarante terapia collettiva di gruppo di cui abbiamo beneficiato per tutti questi anni.

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RIVISTO

INCONTRI A PARIGI, di Eric Rohmer (Les rendez-vous de Paris, Francia 1995, 99 min.).

Un piccolo viaggio nelle relazioni umane tra l’amore, il desiderio, il destino e la passione, con una Parigi silenziosa e poetica di sottofondo.

Il grande regista francese dimostra come sia facile maneggiare una pellicola tra le anime innocenti e fragili di amanti e di innamorati. Da rivedere per sentirsi un frammento della enigmatica e labirintica Parigi.

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