Il miracolo della speranza

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Papa Francesco, messaggio di speranza

di Luigi Patrini

Il male sembra dilagare in modo irrefrenabile. Basta aprire gli occhi e lo vediamo trionfare nella realtà ogni giorno e sui media. È così e si sa: il bene non fa notizia. Ma il male sì: il male si vede.

“Finalmente!” mi verrebbe quasi da dire. Finalmente, perché forse mai come in questi tempi il mondo pare prossimo al tracollo. Passeranno milioni di anni prima che il sole si spenga: di questo possiamo non avere paura, ma la paura dobbiamo forse averla per la fine del nostro mondo, di questo pianeta forse unico in tutto l’universo: le trasformazioni climatiche portano alla desertificazione di ampie aree della terra, popoli interi avranno fame e altri saranno travolti dalla crescita del livello degli oceani e dalle piogge torrenziali. Gli effetti dei cambiamenti in atto non aspetteranno secoli per manifestarsi: sempre più sembriamo impotenti. Chi chiuderà il rubinetto ai gasdotti danneggiati nel Mare del Nord che rischiano di accelerare il suicidio dell’umanità? Le famiglie sono messe a dura prova da un’economia sempre più aggressiva, che impedisce ai genitori di dedicarsi con la necessaria disponibilità all’educazione dei figli; nei Paesi più benestanti i figli sono sempre di meno e l’innalzamento continuo dell’età media delle persone preparerà catastrofi economiche e sociali difficilmente immaginabili. L’amoralità ostentata dilaga e si impone: sembra sempre più difficile essere onesti, corretti e disinteressati nei rapporti interpersonali.

Il sospetto che la “Terza guerra mondiale a pezzetti” di cui parla spesso Papa Francesco diventi una guerra totale e generalizzata appare sempre più diffuso, anche perché i media sono “finalmente” costretti a non ignorarla, come da anni stanno invece facendo con la cinquantina di guerre che oggi si combattono ancora nel nostro mondo… E noi che credevamo di essere in un’isola felice perché raramente se ne sentiva parlare. E adesso abbiamo anche il problema dell’annessione del Donbass alla Russia.

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Luigi Patrini

Per carità! Tante cose buone ci sono ancora, tanta bellezza resiste ancora, ma il diffondersi della tendenza ad evadere dalla realtà sembra trionfare e imporsi: la violenza trionfa e in troppi ci giriamo dall’altra parte per non vederla. Ma non basta non vederlo, perché il male sparisca. La droga, l’alcolismo, il malcostume dilagano e la netta percezione che sia sempre più diffusa l’idea che non ci si può fare niente per cambiare le cose sembra consolidarsi nella testa di tanti.

Ma attenzione: è molto pericoloso che la gente speri per il meglio senza prepararsi al peggio: l’ottimismo vacuo è sempre una pericolosa tentazione! Dovremmo capire quanto sia vero il monito di Francesco: “peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla, chiudendoci in noi stessi”. Ma che cosa potrà costringere la nostra società a risvegliarsi dal sonno e ad aprire gli occhi chiusi dall’atarassia della stabilità quotidiana e di un ipotetico benessere che, pure, sembra eclissarsi sempre di più? Che cosa potrà aiutare la nostra umanità, tanto progredita e capace addirittura di mandare satelliti su altri pianeti, a vincere la permanente tentazione del narcisismo, del vittimismo e del pessimismo che fa chiudere gli occhi davanti alla realtà?

Talvolta prende anche me la paura di quel che potrebbe succedere; la vinco e temo soprattutto per i giovani; personalmente, più che timoroso, sono curioso di vedere come il Signore ci tirerà fuori dai “casini” in cui ci stiamo mettendo. Non dobbiamo cullarci in una speranza infantile e sciocca: per carità! “Forse – leggiamo negli scritti di Padre Massimiliano Kolbe – che Dio non sa tutto? Forse che Egli non è onnipotente? Forse che non sono nelle sue mani tutte le leggi della natura e perfino tutti i cuori degli uomini? Può forse capitare qualcosa nell’universo senza che Egli lo permetta? E se è Lui che lo permette, può forse permettere qualcosa che non sia in vista del nostro bene, di un bene maggiore, del più grande bene possibile?”. Dunque, facciamo tutti la nostra parte, ma come non credere nella profonda verità di ciò che il Santo polacco vittima del nazismo ci ha lasciato scritto?

Occorre recuperare una speranza profonda e ben fondata, quella Speranza che, come scrive T.S. Eliot nei “Cori dalla Rocca”, è la sorella minore della Carità e della Fede, che è “una bambina da nulla”. “La piccola speranza – scrive Eliot – avanza tra le sue due sorelle grandi e non si nota neanche…”. Non manca una sferzata al popolo cristiano, che “crede volentieri che siano le due sorelle grandi che tirino la piccola per la mano. In mezzo. Tra loro due. Per farle fare quella strada accidentata della salvezza. Ciechi che sono che non vedono invece che è lei nel mezzo che si tira dietro le sue sorelle grandi”.

Forse è proprio per questo che Papa Francesco è tanto amato anche da chi non è cristiano: dal popolo, naturalmente, non dai potenti. I “potenti” lo snobbano, non amano che Francesco parli ai loro popoli. Quando parla, il Papa tocca il cuore degli uomini semplici e sa suscitare in loro la Speranza, una Speranza che fa paura ai potenti, di qualunque colore politico siano, perché è Lei, la Speranza, sorella della Carità e della Fede, il vero motore della storia.

Temete i potenti, soprattutto quelli che non amano la Speranza degli umili: loro sperano sì, ma solo nel potere che hanno, non nel Signore che, attraverso la realtà, sa cambiare il cuore degli uomini. La Speranza degli umili fa alzare lo sguardo e fa guardare avanti; la speranza dei potenti li ripiega sul loro ombelico. Per questo solo gli umili sanno aspettare il …miracolo! E noi lo aspettiamo fiduciosi! Il miracolo della loro conversione, che li porti a “farsi amare” dai loro popoli.

patrini miracolo speranza – MALPENSA24