Induno, amministratore “brucia” 150mila euro al cognato invalido

INDUNO OLONA – Avrebbe usato i soldi del cognato invalido per scopi personali. E siccome operava come amministratore di sostegno – cioè in veste di pubblico ufficiale – l’uomo, 76enne, è ora accusato di peculato in un processo giunto alle battute finali davanti al collegio del Tribunale di Varese, dove il pm ha chiesto la condanna dell’imputato a 5 anni e 6 mesi di reclusione.

I risparmi di una vita

Tra il 2012 e il 2018 il 76enne avrebbe approfittato della possibilità di operare sul conto del parente – un anziano con gravi problemi motori e ipovedente, poi deceduto – prelevando in tutto 150mila euro. I risparmi di una vita, finita in modo misero a causa di debiti, difficoltà economiche e pignoramenti. Questo secondo le accuse, che l’imputato – difeso dall’avvocato Alberto Caleffi – respinge fermamente, ritenendo di essersi preso cura del cognato rispettando il suo ruolo.

Sale slot, ristoranti e negozi

Non la pensa così il pm, che nella sua requisitoria ha parlato di un utilizzo del denaro dell’amministrato per scopi non in linea con quanto previsto dal codice civile. I pagamenti, è emerso dalle indagini, venivano registrati in bar, ristoranti, negozi di vestiti, tabaccherie e perfino sale slot.

La richiesta di assoluzione

«Può essere che io abbia giocato dei soldi, ma al Casinò e quando avevo vent’anni», aveva affermato l’imputato nel suo interrogatorio. Lo ha ricordato il suo difensore in aula, chiedendo l’assoluzione per via delle «indagini lacunose» in merito alla natura di certe spese («sono state fatte soltanto delle supposizioni»), ma anche perché «se il giudice tutelare avesse avuto dei sospetti sul modo di agire dell’amministratore, sarebbe intervenuto»; e inoltre l’anziano, a detta dell’avvocato, «non era in grado di valutare correttamente la realtà».

Pensione e indennità di accompagnamento

Il pubblico ministero ha invece escluso che l’uomo soffrisse di patologie a livello cognitivo, e ha aggiunto che i prelievi sul suo conto corrente venivano fatti poche ore dopo l’accredito della pensione e dell’indennità di accompagnamento. Poco più di 2mila euro in tutto, che sparivano con prelievi fatti nel giro di alcuni giorni.

La parte civile

Nel processo, con l’assistenza dell’avvocato Gaia Santamaria, si è costituita parte civile la figlia dell’anziano, che per prima si era accorta dei movimenti sospetti sul conto del padre. Il verdetto dei giudici arriverà dopo l’estate.

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