Accam, debacle in assemblea: non ci sono i numeri per metterla in liquidazione

BUSTO ARSIZIO – Accam ancora nel caos: l’assemblea dei soci di sabato 25 settembre non riesce ad approvare la procedura di messa in liquidazione. Non è stata raggiunta la percentuale dei due terzi del capitale sociale prevista dallo Statuto, in parte per le assenze e per le contrarietà di alcuni sindaci e per la mancata autorizzazione ottenuta dai sindaci in consiglio comunale per poter approvate la messa in liquidazione. Busto Arsizio, rappresentata dal consigliere Roberto Ghidotti, aveva proposto come liquidatore il presidente uscente Angelo Bellora, opzione che non convinceva gli “alleati” di Legnano e Parabiago, poi però l’assenza dei numeri ha fatto saltare anche l’ipotesi di separare i due passaggi contenuti nella delibera, messa in liquidazione e nomina del liquidatore. Tra le assenze ha pesato in particolare quella di Gallarate. Non è stata presa in considerazione, almeno per ora, la proposta di una nuova convocazione dell’assemblea, avanzata dal sindaco di Legnano Lorenzo Radice.

La vicenda

Convocata sabato 25 settembre, dopo un primo tentativo già fallito il 7 settembre, «l’assemblea di Accam non ha approvato la messa in liquidazione della società – lo ha annunciato il consigliere comunale di Legnano Franco Brumana – prevista come un passo fondamentale nell’operazione per il salvataggio della società e per il mantenimento in funzione dell’inceneritore. Non è stato quindi nominato il liquidatore, che avrebbe gestito la società per circa un anno. Le trattative, gli intrighi e i contrasti che si sono susseguiti per accaparrarsi questa carica sono risultate inutili. La coalizione tra forze politiche eterogenee, che sta conducendo l’operazione ha subito una pesante sconfitta perché non è riuscita a conseguire la maggioranza qualificata di due terzi necessaria per la messa in liquidazione». È stata «un’assemblea tragicomica», ammette uno dei “dissidenti”, il sindaco di Rescaldina Gilles Ielo in una diretta Facebook organizzata dal comitato No Accam. «Da socio ho voluto esserci per esprimere la mia posizione di non partecipazione al voto, ma è stato un imbarazzo presentarmi in consiglio comunale per chiedere di tenere questa posizione. Qualcuno ci accusa di essere per il fallimento ma nessun socio si augura il fallimento di una società, noi siamo sempre stati per un cambio di rotta nella politica dei rifiuti».

E adesso?

Accam ha di fronte a sé due strade: affidarsi al tribunale per chiedere al giudice la messa in liquidazione oppure radunare i due terzi dei soci per chiedere una nuova assemblea che voti senza indugi l’avvio della procedura. Il CdA presieduto da Angelo Bellora si è preso una pausa di valutazione per capire come andare avanti. Di certo lo stop imprevisto è un freno all’operazione Neutalia, che prevede passaggi prefissati per l’acquisizione del ramo d’azienda di Accam che gestisce l’inceneritore. «Un liquidatore indipendente e non legato agli ambienti politici interessati potrebbe essere un ostacolo – rivela Brumana – il rischio per chi sostiene l’obbrobrio dell’operazione Accam è che sia scrupoloso e diligente e quindi non assecondi la macchinazione in atto e magari evidenzi le gravi e palesi responsabilità di chi ha dilapidato il denaro pubblico dissipando il capitale sociale e procurando enormi debiti».

M5S: «Che débâcle»

«Una débâcle totale – la definisce il Movimento 5 Stelle di Busto Arsizio – e per fortuna dovremo dire, dato che Antonelli in rappresentanza di Busto Arsizio, aveva proposto all’assemblea di nominare Angelo Bellora quale liquidatore. Non un tecnico esterno, quindi, ma il presidente di Accam che negli ultimi due anni ha gestito una situazione sempre più fallimentare ed è passato da essere uno dei sindaci che proponeva la chiusura dell’impianto a uno dei principali fautori del salvataggio». Il prossimo passaggio, aggiungono i 5 Stelle, «metterà in difficoltà le società che dovevano prendere in carico l’impianto di Borsano, in primis Cap Holding, il gestore del servizio idrico del milanese, che contava sull’inceneritore di Busto per poter bruciare il vaglio dei fanghi di depurazione dei suoi comuni soci. Ricordiamo che questa operazione, voluta principalmente da Antonelli e Farioli, permetterà a due società esterne al comune di Busto, AMGA e Cap Holding, di avere il 67% delle quote di decidere il futuro di un impianto che è definito ad alto impatto ambientale sul nostro territorio. Forse il fatto che il Comune di Gallarate non si sia presentato al voto di ieri in assemblea dovrebbe far riflettere sulla perdita di sovranità del territorio».

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