Accam, ennesima grana: inceneritore declassato, rischio stop ai rifiuti speciali

accam lega impianto

BUSTO ARSIZIO – La strada per il salvataggio di Accam si fa sempre più irta di ostacoli. L’ultimo in ordine di tempo – è notizia piombata nei palazzi qualche giorno fa – è il declassamento dell’impianto da R1, un vero e proprio termovalorizzatore dedicato al recupero dei rifiuti (ai fini della produzione di energia elettrica) a D10, vale a dire semplice inceneritore che smaltisce rifiuti. È stata Regione Lombardia ad operare questo cambio di qualifica, che sarà in vigore per il 2021, dopo aver accertato che l’impianto di Borsano nell’anno in corso ha operato come R1 solo per i primi 15 giorni, ovvero prima dell’incendio che ha distrutto le turbine, essenziali per trasformare i rifiuti bruciati in energia elettrica. Dietro ai codici, si intravede il grosso rischio che Accam, nel 2021, non possa più smaltire alcune tipologie di rifiuti speciali, che la normativa consente di smaltire solo agli impianti di tipo R1. Per la società con sede in strada per Arconate sarebbe un duro colpo: i rifiuti speciali, in particolare quelli ospedalieri, rappresentano oggi un’importantissima fonte di entrate, dato che ormai non tutti i comuni soci conferiscono i rifiuti urbani in Accam. Una circostanza che però è ancora tutta da verificare: la società e l’assessorato all’ambiente di Regione Lombardia sono in costante contatto per cercare di capire quali tipologie di rifiuto non potranno essere effettivamente più conferite in Accam con alla luce della nuova qualifica D10.

Tutte le grane

Si tratterebbe dunque dell’ennesimo ostacolo sulla già di per sé complicatissima impresa di dare un futuro solido alla società. La quale, come rivelato nei giorni scorsi in una risposta ad un’interrogazione del consigliere del Movimento Cinque Stelle di Magnago Emanuele Brunini, da un lato non ha ancora provveduto alla stipula di un’assicurazione all risk dopo l’incendio del gennaio 2020, e dall’altro è risultata soccombente nelle aule di giustizia nel contenzioso milionario con la Comef, che dovrà essere risarcita. Oltre ad avere in corso un’altra battaglia a colpi di carte bollate con Europower, la società che gestisce le operazioni all’interno dell’inceneritore. Il tutto con le turbine ancora da sostituire, quindi con la produzione di energia elettrica che, come certificato da Regione Lombardia, è ancora al palo, con la conseguenza che una delle principali fonti di introiti di Accam da quasi 10 mesi è rimasta a secco.

L’assemblea

Ora la sfida a cui sono chiamati i 27 sindaci soci di Accam, alla luce dell’ennesima grana, si fa sempre più complessa. Mercoledì 14 ottobre si riuniranno in assemblea per ascoltare la proposta del consiglio di amministrazione presieduto da Angelo Bellora sul nuovo piano industriale per il salvataggio dell’ex consorzio. Il tempo stringe e la strada per evitare il fallimento si fa sempre più stretta.

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