Agenzia del trasporto pubblico: bocciato il presidente nominato da Antonelli

Dialogo interrotto: scintille al Tpl tra Magrini e Antonelli

COMO – Assemblea del trasporto pubblico ad alta tensione, con la maggioranza dei soci che boccia l’ultima nomina da presidente della Provincia di Emanuele Antonelli e “lascia a piedi” il sindaco di Busto Arsizio. Il quale a sua volta, nel difendere le sue scelte, si scontra con il suo successore Marco Magrini. Ma andiamo con ordine.

Lo sgarbo

La nomina del presidente del cda dell’Agenzia del trasporto locale fu l’ultimo atto politico di Emanuele Antonelli da presidente delle Provincia. E oggi (martedì 18 aprile), alla prima assemblea, l’ormai ex primo inquilino di Villa Recalcati, ancora sindaco di Busto, ha incassato una scoppola dalla maggioranza dei soci dell’assemblea. Ovvero: il 57% dei votanti “ha bocciato” e non ha approvato il verbale di nomina del nuovo cda e di fatto ha sfiduciato il presidente.

Era il 21 gennaio 2023 e mancavano esattamente 7 giorni alle elezioni del nuovo presidente della Provincia, quando Emanuele Antonelli, in corsa per la rielezione, nominò Gianluigi Cartabia, ex sindaco di Cislago, presidente del Tpl. Una decisione che fece storcere il naso anche dentro i confini del centrodestra e provocò una dura reazione di Partito Democratico e Terzo Polo (in quel tempo non si era ancora liquefatta l’alleanza Calenda Renzi) i quali parlarono di atto di prepotenza.

Tpl in panne

E oggi, con il voto contrario dei Comuni di Como, Varese, Lecco e Provincia di Varese hanno dato un segnale inequivocabile: il presidente (ma anche il cda) nominato da Antonelli non ha la fiducia della maggioranza dei soci. Tanto che dopo il voto (e dopo anche il fuoco e fiamme del sindaco di Busto) il 71% dei soci ha votato per un salomonico rinvio dell’assemblea al fine di evitare l’impasse e trovare una soluzione condivisa.

Scintille in assemblea

Ma tra il voto contrario e la bocciatura non sono mancate le scintille. Con Emanuele Antonelli che ha voluto partecipare di persona per difendere la sua scelta e che ha bollato il voto contrario come “una decisione ideologica e politica”. Pare invece che tra le motivazioni della mancata approvazione ci sia la volontà di mettere in campo una soluzione ampiamente condivisa dalla maggioranza dei soci. Insomma, Cartabia viene percepito come “imposto” da Antonelli attraverso un metodo “sui generis”: l’intera procedura (dalla raccolta dei curricula, all’analisi fino alla nomina) pare sia stata fatta passare in sordina e senza dare la massima visibilità. Oltre al fatto che tutto è stato impacchettato proprio alla vigilia delle elezioni.

E ora?

L’assemblea è stata ricalendarizzata per fine aprile. Da qui alla nuova data c’è la volontà dei soci è trovare una soluzione condivisa. Cambio del presidente? A livello ufficiale tutti tacciono, ma qualcuno fa notare: «E’ chiaro che davanti al risultato della votazione anche il presidente in carica dovrà trarre le sue conclusioni».