Ad Albizzate viaggio negli anni Novanta del rock con il libro di Gianluca Crugnola

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Da sinistra: Giuseppe Marmina, Gianluca Crugnola, Andrea Polimadei, Filippo D'Angelo e Marcello Diurni

ALBIZZATE – «Dal grunge ai concerti dei Pink Floyd, senza dimenticare il sound innovativo introdotto da band come Rage Against The Machine o, in ambito indie, i Mazzy Star: alla presentazione ad Albizzate di “Now playing the nineties” di Gianluca Crugnola – racconta Filippo D’Angelo, regista e musicista di Fagnano Olona – per me è stato naturale invitare a parlare di alternative rock, anche per il rapporto speciale che ho con il circolo The Family, che ha proiettato i miei documentari sul Bloom e Seattle, i ragazzi che su Radio Lupo Solitario conducevano le trasmissioni dedicate. Domani, giovedì 8 giugno, il vero protagonista sarà però l’autore del libro, che è stato anche tra gli organizzatori dello storico festival che in passato si svolgeva a maggio nei boschi di Travedona».

Dischi e concerti di una “nazione alternativa”

«L’opera di Crugnola – spiega D’Angelo – offre uno spaccato cronologico, tra dischi e concerti, di quelli che erano la musica o il rock alternativi degli anni Novanta: un’impresa in cui si rispecchia al cento ciò che io, Andrea Polimadei, Giuseppe Marmina e Marcello Diurni facevamo in radio con programmi come “Barfly” e “Good Morning Captain”. Insomma, si parlerà una “nazione alternativa”, richiamando con queste parole anche “Alternative Nation”, trasmissione notturna di Mtv che presentava molti degli artisti al centro della nostra attenzione». Ad accompagnare la serata al The Family dedicata a “Now playing the nineties”, che avrà inizio alle 21, ci saranno anche intermezzi di con brani dal vivo a cura del trio semiacustico Lebowsky Experience formato da Nicola Della Pepa (basso e cori), Luca “Lucky” Binda (chitarra e cori) e Fabio Gagni (voce principale).
«Sarà una buona occasione per ritrovarsi con i vecchi conduttori e ricordare quell’“humus” sonoro da cui provenivamo, note che hanno formato un po’ tutti noi», ha aggiunto Diurni, psichiatra, ex bassista degli Encode e esperto collezionista di dischi. «Certo, fa impressione pensare a quanto siano cambiate, in uno spazio di tempo relativamente breve, la musica e la radio. Radio Lupo Solitario è stata una delle ultime emittenti libere rimaste e ci ha dato la possibilità di esprimerci: già era difficile all’epoca, oggi sarebbe impossibile. Ora si possono magari realizzare i podcast ma si tratta di un’altra cosa, e comunque non in diretta. Inoltre è cambiata la stessa modalità di fruizione della musica: è molto più isolazionista e manca la spinta generazionale».

“La Bettola” di Fagnano e l’ospedale psichiatrico di Bizzozero

Nella serata di venerdì 9 D’Angelo sarà al salone dell’oratorio San Stanislao di Fagnano, dove verrà proiettato il suo ultimo documentario: «Un evento per ritrovarci dopo la pandemia: ripercorrerà la storia della “Bettola” fondata settant’anni fa da don Piero Galli, mettendo in risalto l’importanza di un locale che, tenuto in piedi da Luciano Galmarini fino alla sua morte, ha visto in concomitanza nascere le Acli, il volontariato e l’assistenza sociale nonché la squadra di basket della Virtus Olona. Una realtà che, legata al tempo libero dell’oratorio, univa in realtà più generazioni, seguendo una linea vicina a quella delle rappresentanze sindacali cattoliche».
Tra le attività c’erano anche le visite all’ospedale psichiatrico di Bizzozero: «Don Luigi Del Torchio, il loro cappellano, era stato il primo prete della nostra frazione Fornaci. Fagnano ha quindi avuto sempre un legame con quel rione di Varese: nel fine settimana i volontari andavano lì». Come ha ricordato Diurni, tra gli intervistati del filmato, «si trattava di una struttura molto estesa che, per i grandi spazi e le modalità di cura, si poteva considerare all’avanguardia. Una vera e propria cittadella, che arrivava a circa un migliaio di pazienti: con la chiusura a nuove ammissioni nel 1978 con la legge Basaglia, è stato avviato il procedimento, completato primi anni Novanta, che l’ha svuotata trasferendoli a domicilio o nelle comunità terapeutiche».

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