Alfieri: il Pd nel baratro si salva rinnovandosi. E attacca Salvini

alfieri renzi pd assemblea

VARESE  – Che cosa ne sarà del Partito democratico?
Alessandro Alfieri, neo senatore varesino e, fino alla data del congresso, segretario regionale dem, risponde senza esitazione: “Siamo in una fase di transizione, durante la quale dobbiamo accompagnare il partito al congresso. Un evento che dovrà essere qualcosa di più di una semplice assise di partito perché dovrà sancire una vera e propria rifondazione. Siamo reduci da una sconfitta storica, abbiamo preso uno sberlone epocale. Abbiamo l’obbligo di rinnovarci profondamente”-

Nei principali Tg di oggi, sabato 14 luglio, lei ha parlato a nome del Pd nazionale. E’dunque al fianco del segretario Martina?
“ Ricopro l’incarico di coordinatore dei segretari regionali, svolgo un ruolo di raccordo con i territori. Mi muovo in questa veste. Un compito anch’esso a scadenza congressuale”.

Rifondazione e rinnovamento, partendo però dai vostri errori.
“Non c’è dubbio, dobbiamo compiere una scrupolosa analisi di quanto è accaduto, approfondendone le motivazioni. Il rilancio del partito comincia da qui”.

Quali sono i motivi dei vostri insuccessi?
“Sono essenzialmente tre. Il primo: le voci dissonanti. Un partito ha sì bisogno del dibattito e del confronto. Ma in un mondo globalizzato la voce finale deve essere una sola, altrimenti il messaggio non arriva. In secondo luogo, siamo stati percepiti come partito di casta. Abbiamo governato a lungo, a Roma e nei territori. Ci siamo affaticati, caricandoci di responsabilità in un periodo di crisi generalizzata. E quando le cose non vanno bene, la gente scarica le colpe su di te. Il terzo motivo: abbiamo raccontato soprattutto il pezzo positivo della globalizzazione. Non siamo stati capaci di arrivare anche a chi, dalla globalizzazione, ha subito gli effetti negativi. O meglio, ci siamo arrivati tardi”.

Alfieri, si spieghi meglio.
“Soffermiamoci sull’immigrazione. Il lavoro svolto dal ministro Marco Minniti sta dando ora i suoi risultati, che altri raccolgono. Ma è solo uno dei temi. Di fatto abbiamo pagato anche al di là dei nostri demeriti. Ma quello che conta è la percezione della gente. In futuro, ne sono sicuro, molte delle nostre riforme verranno riconosciute come buone. Insomma, non siamo stati percepiti”.

Matteo Renzi ci ha messo del suo.
“Renzi è diventato il catalizzatore delle cose che non hanno funzionato. Diciamo invece che tutta la classe dirigente del partito ci ha messo del proprio. Anche per questo, quando parlo di rinnovamento, mi riferisco pure alla classe dirigente”.

Alfieri rimane renziano?
“Sono coerente e vado avanti su quella strada. Che cosa vuol dire? Portare avanti le cose buone fatte quando eravamo al governo, il riformismo di Renzi: mai abbiamo galleggiato, abbiamo provato a cambiare in meglio il nostro Paese. Ora però dobbiamo superare questa sindrome degli orfani di Renzi, bisogna far crescere una classe dirigente che porti avanti le battaglie giuste”.

Un sondaggio del Corriere della Sera stabilisce che la maggioranza dei vostri elettori ritiene debole l’opposizione al governo gialloverde. Le che ne pensa?
“Penso invece che stiamo facendo un’opposizione seria e puntuale. Dobbiamo prendere il passo giusto, quello del mezzofondista. Tra gli alleati di governo c’è ancora la luna di miele. Dobbiamo essere pronti quando il vento cambierà, ma fin da adesso facciamo opposizione tutti i giorni nelle aule parlamentari. Alla fine, la nostra battaglia deve essere anche culturale”.

Nelle dichiarazioni televisive ha attaccato Matteo Salvini. Perché?
“Salvini deve decidersi: o fa il ministro dell’Interno o fa il ministro dell’Interno. Voglio dire, non può occuparsi di infrastrutture, giustizia, emettere sentenze e intervenire a tutto campo e su tutto. Il punto è la qualità della democrazia. Deve smetterla di essere in campagna elettorale permanente. E poi, sia chiaro, per quanto riguarda il problema degli immigrati sta lavorando sulla base che gli ha preparato Minniti”.

Pd nazionale in perenne contrapposizioni interne. A Varese e nel Varesotto si litiga allo stesso modo. Soluzioni?
“La soluzione non può che essere il congresso, a tutti i livelli. Serve un dibattito ordinato e di grande sostanza, che non deragli sui social. Il congresso come momento di vero rinnovamento. Basta litigare sul passato o sul fatto che uno è più o meno simpatico di un altro. Parliamo di contenuti veri”.

Pd alfieri rinnovamento – MALPENSA24