Angera, lo storico Kilino Cafè chiude per sempre. «Ancora non ci crediamo»

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ANGERA – Se ne va un pezzo di storia di Angera. Fra nemmeno venti giorni, Kilino Cafè chiuderà per sempre. Non ci sarà più il bar che dopo decenni si tiene ancora stretto il nome del suo primo proprietario: Achille, anzi Chilino, appunto. Non ci sarà più il bar di tutti: chi lo ricorda con affetto e malinconia quando era un’attività agli albori, ma anche chi oggi sa di perdere uno dei pochi posti di ritrovo aperti la sera. Soprattutto perché finisce con una nota di amarezza, uno sfratto che i titolari Cesare e Sistiana Ballabio non digeriscono del tutto. Il motivo? «Sono 24 anni che siamo qui. Sono tanti».

Lo sfratto

La proprietà aveva già da tempo l’idea di mettere in vendita i locali di piazza Garibaldi. Una condizione che gli attuali titolari del Kilino Cafè – i fratelli Cesare e Sistiana – avevano in qualche modo accettato, nonostante tutto. Anzi: «In passato ci siamo interessati direttamente per poter acquistare noi l’edificio, compresi gli appartamenti che stanno al piano di sopra». Possibilità che si è rivelata subito insostenibile economicamente. Poi, a novembre 2022, la situazione ha preso una piega nuova: «Ci è arrivata la richiesta di sfratto», raccontano. Dopo 24 anni di attività dietro il bancone dello storico bar, tutto sarebbe terminato nel giro di pochi mesi. Nel frattempo un acquirente si è fatto avanti, con una trattativa che sembrava potesse chiudersi positivamente. E che invece è saltata all’ultimo momento. «Abbiamo provato a dire che saremmo rimasti noi, continuando a pagare un affitto come sempre». Ma niente. Il risultato: «Entro il 9 gennaio del prossimo anno dobbiamo lasciare il posto, vuol dire che già da Natale dovremo chiudere per portare via tutto».

«Ancora non ci credo»

Anni di di gestione di un’attività, a respirare l’aria della socialità che solo nei posti di aggregazione si vive. I 24 anni del Kilino, gli 11 del Circolo operaio angerese, i sei al Miralago: i fratelli Ballabio ora lasciano con rammarico. «Oltre alla rabbia, c’è il fatto emotivo». Di più: «Qui ci sono ricordi e momenti di fatica. A volte mi sveglio la notte e penso: ancora non ci credo», le parole di Sistiana. Rincara la dose Cesare: «Speriamo nel miracolo di Natale. Altrimenti, non vedo scelte». Sulla stessa linea, il sindaco Marcella Androni. Che commenta lapidaria: «È un lutto per il paese».

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