L’arte come disciplina e ragione di vita, al Baff il messaggio di Ezio Bosso in un film

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BUSTO ARSIZIO – Domani, giovedì 11 novembre, si svolgerà al Fratello Sole di Busto la quarta giornata del Baff 2021 nella sua fase novembrina, che vedrà la presentazione di “Ezio Bosso – Le cose che restano”, documentario dedicato al direttore d’orchestra, compositore e pianista scomparso nel 2020 dopo una lunga lotta contro la malattia neurodegenerativa che l’affliggeva. Mentre l’appuntamento con la rassegna cinematografica sarà aperto dalla commedia “Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto” e la biblioteca comunale ospiterà un incontro con Lucio Piccoli, che ha festeggiato con l’autobiografia “Una vita da impresario” cinquant’anni di carriera. Per accedere ai vari appuntamenti è necessario essere in possesso di green pass e indossare la mascherina.

Le vite di Monica e Giovanni tre anni dopo

Al cinema Fratello Sole (via Massimo D’Azeglio 1) continua la rassegna “Made in Italy – Scuole” che alle 9 proporrà “Ritorno a Coccia di Morto” di Riccardo Milani, seguito di “Come un gatto in tangenziale”, film vincitore del Baff 2018: in sala saranno presenti gli sceneggiatori Giulia Calenda e Furio Andreotti, che dialogheranno con gli studenti.

Tre anni dopo. Mentre Alessio e Agnese si rincontrano in un pub di Londra, a Roma Monica (Paola Cortellesi) finisce in carcere per colpa delle gemelle che nascondevano merce rubata nei fusti dell’olio di “Pizza e Samosa”, e chiama Giovanni (Antonio Albanese) in cerca di aiuto. Il “pensatore”, ora legato alla giovane e rampante Camilla, è impegnato in un progetto di recupero di uno spazio in periferia. Per far uscire Monica di prigione, Giovanni riesce a far commutare la detenzione con un lavoro nella parrocchia di San Basilio guidata da don Davide (Luca Argentero), tanto bello quanto pio. È così che le vite di Monica e Giovanni si intrecciano nuovamente ma questa volta, pur con le solite differenze del caso e i mille guai in cui si cacceranno, tra i due sembra nascere una vera storia d’amore. Intenzionati a rivelare al mondo la loro relazione, organizzano un pranzo a Coccia di Morto con tutta la famiglia, compresi Sergio (Claudio Amendola), Luce (Sonia Bergamasco) e ovviamente i due ragazzi.

Aneddoti e riflessioni di cinquant’anni di spettacoli

Alla biblioteca comunale G. B. Roggia (via Marliani 7) per la sezione “Baff in libreria” la giornalista e scrittrice Sara Magnoli intervisterà Lucio Piccoli alle 18 in Sala Monaco: appassionato di teatro fin dalla tenera età, nel libro che firmato l’impresario si è raccontato senza riserve intervallando aneddoti divertenti, privati e professionali, a riflessioni profonde.

Il racconto autobiografico di un uomo capace di affrontare i cambiamenti, e rimettersi in gioco più volte senza mai rinunciare alla propria passione; un uomo che ha fatto dell’autoironia, dell’amore per il proprio lavoro e del rispetto dell’artista le chiavi del proprio successo. Dal suo esordio, comico solo per caso, ai suoi primi tour dell’hinterland milanese, a bordo della Balilla nera del capocomico, Piccoli diventa imprenditore di se stesso fondando la sua prima compagnia «Rivista…mai Vista!».
Certo che per avere successo sia necessario lavorare con veri professionisti, tra gli anni Sessanta e Settanta convince Lucio Flauto, noto attore cinematografico e teatrale di quel periodo, a presentare i suoi primi spettacoli e, proprio da lui, ottiene la sua prima referenza. Gira così i suoi primi Caroselli per la televisione, riuscendo a trasformare i peggiori imprevisti in situazioni di comicità, e diventa presentatore di feste popolari dove conosce artisti di grande fama con i quali stabilisce rapporti umani solidi e duraturi. E quando tramonteranno avanspettacolo e rivista, Piccoli si lancia in una nuova carriera, quella di impresario e poi di direttore artistico di Antennatre Lombardia.

L’arte vissuta come disciplina e ragione di vita

Al Fratello Sole il regista Giorgio Verdelli presenterà alle 21 il docufilm “Ezio Bosso – Le cose che restano”, da lui scritto e diretto. Al centro della carriera e dell’esistenza di Ezio Bosso (1971-2020), che è stata quanto di più atipico si possa immaginare, sia per le vicende personali che professionali, c’è sempre stato l’amore per l’arte, vissuta come disciplina e ragione di vita.

Nel film il racconto è affidato all’artista stesso, attraverso la raccolta e la messa in fila delle sue riflessioni, interviste, pensieri in un flusso di coscienza che si svela e ci fa entrare nel suo mondo, come in un diario. La narrazione è stratificata, in un continuo rimando fra immagine e sonoro. Le parole del pianista e compositore si alternano alla sua seconda voce, la musica, e alle testimonianze di amici, famiglia e collaboratori, che contribuiscono a tracciare un mosaico accurato e puntuale della sua figura.
Portatore di un potente messaggio motivazionale nella sua vita e nella sua musica, Ezio Bosso è stato e sarà sempre una fonte d’ispirazione per chiunque vi si avvicini. Il docufilm contiene anche un brano inedito, “The things that remain”, un ultimo messaggio del direttore d’orchestra al suo pubblico e a tutti perché, come lui stesso ha dichiarato: «Ognuno si racconterà la propria storia e io posso solo suggerire la mia».

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