August, Nero, Caprioli e Liberman: poker di star per aprire il ventennale del Baff

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Da destra: Steve Della Casa con Bille Auguste e il suo traduttore

BUSTO ARSIZIO – È stata la vittoria in «una scommessa che non era facile portare a casa», quella annunciata ieri, sabato 2 aprile, da Steve Della Casa, direttore artistico del Baff insieme a Paola Poli: con l’edizione 2022 del festival di Busto dedicato ai film si festeggia il suo ventennale. Al Teatro Sociale con la vicesindaco e assessore alla Cultura Manuela Maffioli, e il presidente di B. A. Film Factory Alessandro Munari, Della Casa ha introdotto la serata di inaugurazione che sul palco del “Delia Cajelli ha visto avvicendarsi quattro protagonisti del mondo del cinema: Bille August, Lidia Liberman, Anita Caprioli e Franco Nero.

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Franco Nero con Steve Della Casa

«I libri devono essere interpretati, non copiati»

Perché un film abbia successo si richiedono storie mondializzate ma “Pelle alla conquista del mondo” di August, film in danese inscindibilmente legato a un contesto geografico ben preciso, ha vinto una Palma d’Oro e un Oscar: «Prima di essere internazionali bisogna concentrarsi sull’essere nazionali», ha ammonito il suo autore , che ha ricevuto il premio Platinum Ceccuzzi. Il regista ha poi ricordato un’altra sua pellicola a cui è andata la Palma, “Con le migliori intenzioni” sceneggiata da Ingmar Bergman, «un genio, l’unico che ha saputo fondere il sogno con la realtà». Ripercorrendo le difficoltà affrontate nel realizzare “La casa degli spiriti”, dal riuscire ad avere cinque star hollywodiane sul set alla concessione dei diritti da Isabel Allende, August ha affrontato il tema dei romanzi trasformati in pellicole: «Non vanno copiati, ma interpretati: per ridurre un libro a un’ora di film è necessario essere infedeli». Il prossimo sarà “Tu, mio” di Erri De Luca, «una storia di purezza e innocenza ambientata a Ischia negli anni Cinquanta: inizieremo le riprese a settembre quando i turisti se ne saranno andati».

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Anita Caprioli con Steve Della Casa

«Il film deve essere una sfida»

La biografia di Franco Nero “Django e gli altri” racconterà una carriera, premiata a Baff, che ha toccato ogni genere dei film: «È successo perché ho il sangue di mio nonna, gitana spagnola, che mi ha portato sempre a scoprire nuovi mondi: il novantacinque per cento del mio lavoro si è svolto all’estero», ha osservato l’attore di origine parmigiana. In ambito televisivo Nero ha rifiutato offerte come le serie “La piovra”, “Il maresciallo Rocca”, “Giuseppe Verdi” e “Il giovane Garibaldi”: «Non amo la tv. E il criterio dietro alle mie scelte è che il film è una sfida, accetto se il copione è difficile. Mi trovo bene con i registi “forti” e dalle idee chiare, Rainer Fassbinder era uno di loro. Ho recitato con grandi attori come Laurence Olivier e ogni voltra che li vedo penso: “Voglio recitare meglio”». Il personaggio di Django, che ha affascinato Quentin Tarantino, nacque quasi per caso: «Ero attore al Piccolo Teatro di Milano e mi proposero un film western. La moglie di Elio Petri era la mia agente e lui, mentre eravamo in macchina, mi disse: “Accetta, non sei conosciuto, che cosa hai da perdere?”. Al produttore Fulvio Frizzi, padre del famoso presentatore, fu mandato un primo piano di ogni candidato e lui puntò il dito sulla mia foto».

«Tutto è nato da questo legno»

«Vent’anni fa io non c’ero. Ma c’era una giovane attrice», ha ricordato Della Casa salutando Anita Caprioli nel primo incontro della serata. «Sono particolarmente emozionata, perché tutto nasce qui – questo le parole da lei dedicate al Sociale – dove sono passati un sacco di spettacoli e di compagnie, e dove i miei genitori lavoravano. Poi ho abbandonato la città per fare altro, ma tutto nasce da questo legno». Caprioli ha raccontato le sue ultime esperienze attoriali, come “Ridatemi mia moglie”, serie Sky con Fabio De Luigi, “I predatori” di Pietro Castellitto e “Vita da Carlo”, serie Amazon Video con Verdone regista e protagonista: «Si è aperto riguardo a tante sue nevrosi e alla sua vita, un atto molto coraggioso per la sua carriera; io rappresento un po’ la parte romantica della storia». La partecipazione a “Denti” di Gabriele Salvatores è nata invece per il desiderio di sperimentare: «Sono molto attratta dalla possibilità di incontrare un punto di vista completamente nuovo. Ora in arrivo c’è “Io sono Vera” di Beniamino Catena, una coproduzione con il Cile. Per il resto mi dedico alla mia bimba, sono una mamma molto felice».

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Lidia Liberman con Steve Della Casa (e in foto con Anita Caprioli)

«Il Baff deve essere vivo e non può stare zitto»

La serata ha visto la toccante lettura, da parte dell’attrice Lidia Liberman, delle parole di un post dedicate all’Ucraina. «Il Baff, d’accordo con l’amministrazione comunale, deve essere vivo e non possiamo stare zitti a riguardo», ha dichiarato Della Casa riguardo alla guerra in corso. Come ha fatto sapere Liberman, che ha recitato nel film “Maternal” e nel 2008 con Anita Caprioli in “La doppia vita di Natalia Blum”, sarà curatrice del Padiglione dell’Ucraina alla Triennale. Dal 27 aprile, in preparazione dell’evento, in cui il presidente Stefano Boeri ha deciso la cancellazione dello spazio riservato alla Russia, verranno proposti nell’ambito di “Planeta Ukrain” sette incontri dedicati alle varie discipline artistiche e culturali.

Il ventennale

«Vent’anni fa io c’ero, anche se in un altro ruolo: collaboravo con l’assessore alle Culture di Regione Lombardia», ha raccontato Maffioli. «Sono vent’anni di Baff e di storia della città; il festival ha portato il mondo a Busto Arsizio e ha portato Busto Arsizio nel mondo. E non è nato per caso, al netto del sogno del fondatore Gabriele Tosi: è una città che ama il cinema, come dimostrano i suoi cineforum e sale d’essai d’inverno e le proiezioni all’aperto d’estate fino alla presenza dell’Istituto Cinematografico Michelangelo Antonioni: non vogliamo incensarci ma questa è una fotografia realistica di Busto. E ora inizia una settimana di approfondimenti su quel magico mondo che è il cinema».

Da destra a sinistra: Steve Della Casa, Manuela Maffioli e Alessandro Munari
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