Busto, il piano non è una fisarmonica

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Il forziere di Zio Paperone è in Comune a Busto Arsizio?

Leggiamo sulla Prealpina le dichiarazioni di Paola Magugliani, assessore al Bilancio di Busto Arsizio, che ribadisce e amplia quanto affermato nel consiglio comunale di inizio settimana, e cioè, che essendo il bilancio di Palazzo Girlardoni “a fisarmonica” può tranquillamente far fronte alle spese legali e a quanto potrebbe derivare dalle cause in corso. Essenzialmente due: il misterioso caso dei derivati e l’altrettanta oscura lite con la Coop di viale Duca d’Aosta. Mica pizza e fichi, per essere chiari. Robetta che prevede esborsi milionari nella malaugurata ipotesi che il Comune soccombesse. Nessuno se lo augura, ma il rischio è incombente.

Per cominciare, il contenzioso aperto da Deutsche Bank alla corte finanziaria di Londra, arriva già a toccare la somma complessiva di un milione e 250mila sterline, vale a dire più di un milione e 400mila euro al cambio attuale per le sole parcelle. A cui bisogna aggiungere l’ammontare complessivo delle richieste della banca all’amministrazione civica, cioè 18 milioni di euro. Senza contare, sempre in caso di sconfitta davanti ai giudici della Corte, le spese legali per la parte avversa. Musica farlocca per chi suona la “fisarmonica”, evidentemente.

Di più, la storiaccia con le Coop mette in preventivo un presunto danno di 5 milioni e mezzo che, secondo l’accusa, sarebbe stato provocato dal sindaco Antonelli, dal vice di allora Isabella Tovaglieri, in combutta con alcuni dirigenti municipali. Vero? Falso? Deciderà il giudice, sia per la parte penale (il pm ha chiesto l’archiviazione perché il reato d’abuso d’ufficio non ha più valore), sia per la parte civile, che poi è quella che interessa al Comune. Chi paga se le Coop avessero ragione? Siamo sempre nel campo delle probabilità, ma su Palazzo Gilardoni pende una pesantissima doppia spada di Damocle. Non scherziamo, esborsi del genere “ingesserebbero” il Comune per svariati anni.

Poi, è vero, come sostiene l’assessore Magugliani, che il bilancio ha fatto egregiamente fronte alle pesanti conseguenze economiche della Pandemia, ma è un’altra questione. Invece, può sembrare riduttiva l’affermazione “risibile sarebbe forse da definire chi non comprende i meccanismi del bilancio, pur ricoprendo un ruolo che richiederebbe più studio e competenza, e si fa dettare parole sterili e strumentali. Ma nemmeno dirò “voi non capite” perché so quanto sia difficile occuparsi della cosa pubblica”. Giusto, ma non bisogna aver frequentato la Bocconi per comprendere che se il bilancio è a fisarmonica il portafoglio non suona la marcia trionfale dell’Aida, al massimo il Requiem. O, davvero, come incalza l’assessore, chi eccepisce fa soltanto sciacallaggio politico?

Un tantino preoccupati lo saremmo. A Palazzo Gilardoni non ci risulta ci sia il forziere di Zio Paperone. Stiamo parlando di soldi pubblici, di tanti soldi pubblici, che potrebbero finire in un pozzo nero per colpa di qualcuno, delle passate o dell’attuale giunta, che al momento pare giochi a nascondino, trincerandosi dietro pretese necessità di riservatezza. Meno si sa, meglio è. Questa volta nemmeno è possibile giustificarsi come fece uno sgamato assessore della Prima Repubblica, titolare dell’Urbanistica, alle richieste di un consigliere comunale in merito al piano regolatore: “Carissimo collega – rispose – non possiamo soddisfare ciò che ci chiede perché, sa, il piano… non è una fisarmonica”.

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