Blangiardo (ex presidente Istat) alla Liuc: «Inverno demografico da spavento»

CASTELLANZA – «Sono stato di recente in udienza da Papa Francesco e mi ha detto: “Mi raccomando, li spaventi perché è un problema serio”». L’ex presidente dell’Istat Giancarlo Blangiardo lo ha rivelato all’università LIUC di Castellanza, dove è stato ospite di una tavola rotonda sul tema della crisi demografica. Per “spaventare” l’uditorio è bastato sfoderare i numeri, ufficiali, delle stime Istat sul calo della popolazione italiana: a partire da quello più clamoroso, gli 11 milioni di cittadini in meno previsti per il 2070.

Forza lavoro che mancherà

«Non è fantascienza, è realtà» rivela il demografo, negli ultimi quattro anni alla guida dell’istituto nazionale di statistica. «Che risorse sarà in grado di avere il Paese? Perché gli 11 milioni spariscono nella fascia tra i 20 e i 66 anni». Quella che dovrebbe essere la forza lavoro. Ma soprattutto che dovrebbe finanziare il welfare. «Non è solo questione di pensioni ma soprattutto di sanità» ammonisce Blangiardo, facendo riferimento ai «7,8 milioni di ultraottantenni, lo stesso numero degli under 20, e oltre un milione di novantenni» che ci saranno tra quarant’anni in Italia.

Il rischio di crollo del PIL

Ma il dato più eclatante è quello della «simulazione» che l’Istat ha fatto sul PIL nazionale. «Oggi, con 59 milioni di abitanti, ammonta a 1909 miliardi – spiega l’ex presidente dell’istituto – ma se proiettiamo il PIL pro capite in base al calo demografico, tra vent’anni si ridurrà del 18% e tra quarant’anni scenderà di 500 miliardi». Il problema è che la tendenza dei nati è in continua discesa, tanto che nel 2023, stando al meno 0,5% dei primi due mesi, c’è il rischio di superare al ribasso il dato record negativo del 2022 di appena 393mila nati in Italia (a fronte di 713mila morti).

I migranti? Non bastano

A frenare il trend non bastano i 130mila migranti all’anno che arrivano in Italia. Ma paradossalmente non basterebbero nemmeno se fossero di più, perché «si attenuerebbe il calo dei residenti ma non si risolverebbe il problema della caduta della natalità», se si considera che rispetto a 12 milioni attuali di «potenziali mamme», tra 15 anni saranno 10 milioni. E allora Blangiardo invita ad agire sul dato della «domanda insoddisfatta», di chi vorrebbe ma non fa figli: «Uno degli ostacoli principali è la conciliazione tra maternità e lavoro».

I modelli da seguire

Uno scenario preoccupante, ma il demografo propone anche qualche soluzione. «In Europa qualche eccezione c’è, Paesi come Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, ma anche Germania – rivela Blangiardo – c’è modello e modello, ma con gli aiuti fiscali e abitativi l’Ungheria sta migliorando, la “mitica” Svezia invece, pur avendo il Welfare, perde brutalmente». Ma anche in Italia c’è speranza: «Su 107 province, c’è Bolzano che è fuori dal coro – fa notare l’ex presidente Istat – è vero, ha condizioni favorevoli, ma ci sono fattori che pesano. Conciliazione famiglia-lavoro, asili nido, aiuti economici, contesto culturale family-friendly».

L’appello

Politiche che coinvolgono lo Stato, ma anche gli imprenditori, con Blangiardo che invoca degli “Adriano Olivetti del XXI secolo” per invertire la tendenza: «Stiamo andando a 200 chilometri orari e in fondo c’è una curva: possiamo frenare o andare a sbattere. Questo è sano realismo». Il tema sta a cuore anche a Confindustria, come rivela il vicepresidente nazionale per il capitale umano Gianni Brugnoli, che chiede «strategie che supportino realmente le famiglie, non solo che bonus sporadici, ma anche servizi erogati anche dalle stesse aziende» e lancia l’idea di un «piano Mattei per formare i ragazzi nei Paesi di migrazione e farli arrivare già formati».

La tavola rotonda

Il dibattito, organizzato dalla LIUC in partnership con la sezione UCID di Busto presieduta da Gabriele Fontana e coordinato dal professore associato di organizzazione aziendale Eliana Minelli, ha coinvolto anche il rettore della “Cattaneo” Federico Visconti, il presidente regionale UCID Aldo Fumagalli, il Vicario episcopale per la cultura, la carità, la missione e l’azione sociale della Diocesi di Milano monsignor Luca Bressan, e la ricercatrice della SUPSI di Lugano Valentina Rotondi.

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