Agente della Penitenziaria aggredito in carcere a Busto: «Vogliamo i taser»

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BUSTO ARSIZIO – A pochi giorni da un evento simile, questa mattina, domenica 2 maggio, in carcere a Busto Arsizio si è verificata l’ennesima aggressione ai danni del personale di Polizia Penitenziaria. A quanto pare il detenuto protagonista della vicenda, di religione cristiano ortodossa, voleva partecipare alla messa della Pasqua ortodossa senza avere il permesso per farlo. Dal divieto ad essere presente alla funzione religiosa è nata l’aggressione.

Poliziotto colpito con una stampella

Ne danno notizia due componenti della Segreteria Provinciale dell’Uspp (Unione Sindacati Polizia
Penitenziaria) di Varese, Claudio Montella e Paolo Delli Veneri che commentano così l’episodio. Montella: «Il detenuto dopo aver pesantemente ingiuriato un agente, gli si è scagliato contro colpendo il poliziotto con la stampella che utilizza per camminare. Solo la prontezza di riflessi e l’esperienza hanno permesso all’agente di allertare i rinforzi evitando il degenerarsi della situazione. L’agente, purtroppo, ha comunque riportato contusioni multiple ed è dovuto ricorrere alle cure del Pronto Soccorso cittadino».

Due episodi in pochi giorni

Come già evidenziato, l’episodio si è verificato a distanza di pochi giorni da un evento simile «Ed è paradossale come la polizia penitenziaria al giorno d’oggi, debba continuare a subire
ormai quotidiane simili situazioni, i cui rischi e le criticità sono state già segnalate alla Direzione
dell’Istituto bustese», proseguono i sindacalisti. Per Delli Veneri «I tempi sono ormai maturi affinché all’interno dei reparti detentivi si prenda in considerazione l’utilizzo di strumenti di allarme individuale e di dotazione di difesa come il taser».

Aggressioni fuori controllo: servono i taser

Sull’episodio interviene anche il segretario regionale dell’Ussp, Gian Luigi Madonia che pone
l’accento sul fenomeno delle aggressioni all’interno delle carceri: «Il fenomeno delle aggressioni all’interno degli istituti è ormai fuori controllo e rappresenta una vera e propria debolezza dello Stato e delle Istituzioni tutte, incapaci di risolvere il problema o di attenuarlo. Le statistiche sono in aumento e sembra essere un argomento che non tocca la sensibilità di alcuno. Da anni sosteniamo l’opportunità di dotare il personale di Polizia Penitenziaria di idonei strumenti di difesa personale, ma tutti fanno orecchie da mercante, come se la Polizia Penitenziaria fosse un Corpo dimenticato o peggio considerata carne da macello».

Non siamo carne da macello

«Quella stessa carne da macello che, se si permette di bloccare fisicamente un soggetto violento, proprio per difendersi (a mani nude), magari rischia pure una denuncia per tortura o qualche procedimento disciplinare, grazie a qualche direttore nemico che utilizza impropriamente le immagini delle telecamere di videosorveglianza», prosegue Madonia. Problema politico dice il sindacalista: «Proprio recentemente abbiamo avuto un incontro con il Provveditore Regionale della Lombardia sul fenomeno delle aggressioni. A lui abbiamo rappresentano la nostra netta disapprovazione sulla politica gestionale, soprattutto di alcuni istituti, in cui, secondo noi, Direttori e Comandanti dovrebbero ripassarsi tutto ciò che prevedono le norme e cominciare ad utilizzare seriamente lo strumento disciplinare contemplato nell’Ordinamento Penitenziario», prosegue il segretario regionale dell’Ussp.

La politica dia risposte

«Anche se, per risolvere drasticamente il problema, occorrono protocolli operativi e di intervento che solo a livello nazionale possono essere stabiliti. Il Capo del Dipartimento faccia davvero sentire la sua vicinanza al personale e adotti quanto prima un sistema che metta nelle condizioni di sicurezza il lavoro della Polizia Penitenziaria. La Ministra dia segnali concreti, altrimenti il rischio è quello di non essere tanto diversa da Bonafede, accusato proprio di essere assente e distante dagli uomini e le donne dei baschi blu», conclude Madonia.

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