Busto al centro: «Sì alle ciclopedonali, ma non si sottovaluti la sicurezza»

busto piste ciclabili

BUSTO ARSIZIO – Ciclabili: buona l’idea, ma il rischio è quello di spostare le situazioni di pericolo dalla strada ai percorsi dedicati alla mobilità dolce. Che potrebbero anche diventare più trafficati della careggiata stradale. A porre una serie di dubbi (in particolare sulle ciclabili “aperte” a diversi mezzi e promiscue), non sul progetto giudicato in maniera positiva, ma su una serie di possibili situazioni di pericolo, è Busto al Centro, che proprio l’altro giorno ha depositato sulla questione un’argomentata interrogazione, firmata dal capogruppo in consiglio Laura Alba, ma alla quale hanno lavorato in modo particolare Massimo Ferioli ed Enrico Tacchi.

Favorevoli alle ciclabili

Ferioli e Tacchi lo dicono subito in premessa: «Siamo favorevoli alla realizzazione di un sistema di piste ciclopedonali a Busto. Il tema è di rilevante importanza per lo sviluppo della città. Tanto che lo studio presentato in una delle scorse commissioni può essere considerato un lodevole sforzo tecnico di applicazione delle normative vigenti, delle situazioni attuali e in itinere, di possibili soluzioni giudicate tecnicamente compatibili, ma che richiede inevitabili valutazioni “politiche”».

Non diamo tutte le responsabilità al Covid

Nel testo dell’interrogazione Busto al centro pone l’accento sul fatto che un progetto di così grande interesse richiede attenzione, tempi e inquadramento della materia più approfonditi: «Per questo il fatto di aver “inserito” lo studio sotto il titolo “Emergenza Covid-19” risulta di difficile comprensione e soprattutto crea l’urgenza della sua realizzazione. Quando invece l’argomento meriterebbe qualche riflessione in più visti i tanti aspetti che va a interessare, quali sensi unici, zone pedonali, trasporto urbano, tempi della città».

Più piste meno parcheggi. Com’è la storia?

Il progetto di Palazzo Gilardoni prevede la realizzazione di una rete che andrà a interessare una serie di strade strategiche e assai trafficate come i viali o corsi Italia, Virgilio, Piemonte, Lombardia, Sicilia, Alfieri, Pirandello, lungo i quali si prevedono piste promiscue ciclabili e pedonali. Oltre a quelle in sede propria, che dovrebbero prevedere l’eliminazione di molti parcheggi auto, come sulle vie Orrù, Bellini, Galvani, XX Settembre, Speranza, Vespri Siciliani, Tolmino, Caprera, Ferraris.

«Un piano ambizioso – dicono gli esponenti di Bac – ma che la stessa Legambiente ha riconosciuto avere delle difficoltà e che “le piste ciclopedonali possono essere pericolose a causa della presenza contemporanea di pedoni, biciclette e monopattini elettrici».

Piste sovraffollate

In considerazione di tutto ciò Busto al centro invita a valutare in maniera approfondita i possibili pericoli che si verrebbero a creare «sulle piste promiscue (dove è prevista la percorrenza di pedoni di diverse età, monopattini, biciclette e cicli elettrici, carrozzine per disabili/bambini/neonati) e in particolare su quelle che verranno “tracciate” sfruttando i marciapiedi. E dove non mancano affacci di stabili e negozi (alcuni dei quali con esposizione di tavolini), con presenza di passi carrai e con frequente esposizione degli ingombranti contenitori della spazzatura».

Insomma non basta dire ciclabile per garantire la sicurezza. «E per questo chiediamo con quali accorgimenti e quali normative (di legge o di emissione comunale) si pensa di regolamentare il transito di utenti dotati di così diversa mobilità e velocità. Sopratutto nel caso di un doppio senso di marcia su una medesima pista. E tenuto conto che sulle ciclabili oltre a pedoni e biciclette viaggeranno anche monopattini e bici elettriche».

E i parcheggi?

Ultima, ma non per importanza, è la questione parcheggi che, su alcune strade dovranno far posto ai tracciati ciclopedonali. «A oggi non sappiamo se si è valutato il loro numero complessivo in termini di posti macchina, l’impatto economico sul bilancio comunale (per quelli attualmente a pagamento) e inoltre se si sono individuate puntualmente le aree sostitutive, al fine di non penalizzare situazioni commerciali, professionali e abitative tenendo altresì conto che le distanze diventano cosa importante anche, ma non solo, rispetto alle anzianità o disabilità».

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