Busto, all’ex Coca-Cola di via Magenta ora si produce la birra dell’Orso Verde

BUSTO ARSIZIO – Là dove si imbottigliava la Coca-Cola oggi c’è una fabbrica di birra artigianale. In via Magenta 55 a Sacconago, in un luogo che per i bustocchi è stato un simbolo del boom economico, si sono insediati i “tank” della Birra OV, il birrificio artigianale nato come L’Orso Verde nella storica sede di via Petrarca e che qui potrà fare il salto di qualità per aumentare la propria capacità produttiva senza rinunciare all’artigianalità.

La fabbrica

Il capannone della ex Coca-Cola, sulla cui facciata campeggia ancora, su sfondo rosso, l’inconfondibile logo dell’azienda di Atlanta, era inutilizzato a fini produttivi ormai da quasi 35 anni. «La ricetta segreta era là sopra» rivela Paolo Bennici, uno dei soci di Birra OV, indicando il piano superiore della parte di capannone oggi adibita a spaccio. Dismesso l’impianto di imbottigliamento della mitica bevanda gassata, il capannone era stato riconvertito, tra l’altro, a deposito di automobili. Ora ospita il sito produttivo e lo spaccio di Birra OV.

Il trasloco di Birra OV

Cesare Gualdoni e Paolo Bennici premiati a Save The Brand 2021

Una scelta che ha un sapore particolare, per un luogo che ha fatto la storia dell’industria a Busto e che è rimasto impresso nell’immaginario collettivo dei bustocchi. «Ci vuole anche un po’ di poesia» ammette Paolo Bennici. Nel capannone di via Magenta l’Orso Verde moltiplicherà la sua capacità produttiva per distribuire le sue birre artigianali in tutto il territorio nazionale. «È un settore che cresce e che ha potenziale – fa notare Bennici – oggi vale il 4% del mercato della birra, ma potrebbe arrivare all’11-12%».

Il nuovo stabilimento

Nato nel 2004 come L’Orso Verde, è uno dei più longevi birrifici artigianali della provincia di Varese. Attualmente impiega 11 persone e ha un catalogo di 21 birre, rigorosamente artigianali, non filtrate e non pastorizzate. Distribuite principalmente in pub, ristoranti ed enoteche ma anche vendute direttamente al pubblico, nello spaccio e dallo shop online. Nel nuovo impianto produttivo la produzione è sempre «orgogliosamente artigianale», ma con l’ausilio della tecnologia, che permette di standardizzare e stabilizzare il prodotto mantenendone intatta l’artigianalità. Come l’impianto a osmosi che permette di creare l’acqua adatta al tipo di birra e la sala di cottura automatizzata. Anche perché ogni singolo lotto che esce dai tank viene analizzato, per «dare valore al prodotto».

La creazione delle birre

«Prima usavamo le chiavi inglesi, oggi ci sono i programmi» rivela Cesare Gualdoni, il mastro birraio da cui tutto è iniziato in via Petrarca 18 anni fa. «Una nuova birra? Nasce da un’idea, da un profumo, da un assaggio – aggiunge Gualdoni – tra acqua, malti, luppoli e lieviti ci sono milioni di combinazioni, ma tolte quelle sbagliate ne rimangono un casino…». L’ultima nata in casa OV è Respect, la birra di Natale, in stile belga, con lo stesso lievito della tripel ambrata, ma un po’ meno alcolica, aromatizzata con miele e scorze d’arancio candite.

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