Busto Arsizio e la metafora per celebrare la marcia su Roma

busto manifesti fascismo

Uno scherzo? Più facilmente una provocazione nel centenario della marcia su Roma, che i nostalgici del Ventennio vorrebbero di sicuro celebrare, ma siccome non possono (rischiano l’accusa di apologia del fascismo) si inventano manifesti tra il goliardico e il semiserio, come a Busto Arsizio. Qui, la via principale del centro storico è stata tappezzata di fogli che evocano “il calzaturificio Roma dal 1922. Cento anni di calzature rivoluzionarie”. Scritta che compare a contorno di un’immagine che propone scarpe di un’altra epoca e, guarda caso, stivali in perfetto stile littorio. Cosa dire? Che qualcuno ha festeggiato a modo suo, con calcolata ambiguità, la storica data, appunto il 28 ottobre di un secolo fa, quando Mussolini, alla testa dei quadrumviri, marciò sulla capitale. Ma siccome, questo qualcuno, non ha avuto l’ardire di “parlar chiaro” si è rifugiato in una metafora. E chi vuol capire, capisce.

Da capire, meglio, da rammentare, ci sono episodi del recente passato, che hanno visto ultras della Pro Patria salutare romanamente allo stadio; altri, sempre bustocchi, festeggiare il compleanno di Hitler finendo assolti dai giudici che li hanno processati; altri ancora che non fanno mistero delle loro simpatie per una destra che ha poca attinenza con il partito post-fascista di Giorgia Meloni. La quale, come tutti sanno, sta provando a dare vita a un partito conservatore di modello europeo, e per questo ha preso pubblicamente le distanze dall’humus culturale e politico in cui affonda(va) le radici Fratelli d’Italia e, prima ancora, Alleanza nazionale e, più in là negli anni, il Movimento sociale di Giorgio Almirante.

Una destra, questa che celebra la marcia su Roma, che inneggia alla rivoluzione in camicia nera, come succede più o meno sottotraccia con certi gruppi dall’acronimo esoterico: Do.Ra., i Dodici Raggi, che si muovono nel Varesotto e fanno proseliti anche a Busto Arsizio. Un terreno frequentato soprattutto da giovani, che forse non conoscono né la storia né i principi di un regime che ha combinato quello che ha combinato nella negazione assoluta della libertà.

Busto Arsizio è insignita della medaglia di bronzo al Valor Militare per il contributo dato alla Resistenza. Conserva i contrappesi morali e ideologici per opporsi a chi tenta di vanificarne la memoria storica con rigurgiti che, a questo punto, possono persino apparire folcloristici. Ma non lo sono. Si parla molto di un ritorno al passato in camicia nera, ora che al governo c’è la destra. Che ciò possa accadere ne dubitiamo, ma non possiamo saperlo; per questo occorre fare appello alla coscienza collettiva e al sostegno convinto delle istituzioni. Partendo dalle amministrazioni civiche, nonostante la sgradevole sensazione che, proprio a Busto Arsizio, qualcuno, con precisi ruoli istituzionali e politici, a volte fa finta di non accorgersi di alcuni contesti e di ben definite e palesi situazioni. E finisce per cancellare la storia per opportunismo o, perché, è più comodo dimenticarsene. E questo non fa onore alla città né, tanto meno, ai suoi cittadini.

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