Busto Arsizio, schiavi della verità

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Gian Franco Bottini e Emanuele Antonelli

Non ci interessa avere l’ultima parola rispetto al sindaco Emanuele Antonelli che, con una intemerata contro l’intervento di Gian Franco Bottini su Malpensa24 (Busto Arsizio, la rivolta degli schiavi), ha difeso in consiglio comunale la sua maggioranza. Ci mancherebbe altro: se volesse, Antonelli troverebbe tranquillamente spazio sul nostro giornale, aperto anche a chi risultiamo indigesti. Per la replica ha invece scelto il palcoscenico istituzionale, e ci sta.

Se però Bottini ha forzato giornalisticamente la mano utilizzando la metafora di un vecchio film, appunto “La rivolta degli schiavi”, per sottolineare l’atteggiamento dei consiglieri bustesi di centrodestra, sinora agnellini davanti al sindaco e, ora, improvvisamente critici verso alcuni provvedimenti della giunta, bè, di forzature è pieno il mondo. Che non sono soltanto lessicali e sintattiche, ma riguardano spesso la verità. Come nel caso della famosa e un po’ penosa vicenda del palaghiaccio, opera incompiuta, straordinario esempio di inettitudine amministrativa da almeno tre lustri.

Ebbene, Antonelli ha accusato Gian Franco Bottini di essere il principale protagonista del disastro pubblico del palaghiaccio. E non è nemmeno la prima volta. Un misero tentativo di delegittimarlo e di scaricare le responsabilità: Bottini è stato, è vero, l’assessore provinciale che ha avviato l’opera (presidente era Marco Reguzzoni), per poi “girare” progetto e finanziamenti a Palazzo Gilardoni, come da precisa richiesta. In altre parole, le responsabilità dell’incompiuta sono del Comune di Busto, che ha tra l’altro in cassa i due milioni e passa di euro della Provincia di Varese.

Perché il Comune (sindaco Gigi Farioli, Lega Nord dominante) si assunse l’onere di finire i lavori? Perché, per una questione elettorale, voleva trasformare il palaghiaccio in palaginnastica, così da risolvere un problema di strutture sportive e accontentare una specifica società in cerca di spazi, ottenendo in cambio consensi alle urne. Non se ne fece nulla. Come nulla ha sinora fatto l’esecutivo Antonelli: in quasi otto anni o giù di lì, il pragmatismo di primo cittadino e assessori, è servito per combinare un’acca (eufemismo). Forse si arriverà al traguardo nei prossimi mesi, grazie ai fondi del Pnrr. Forse. Perché come sono andate le cose fino a questo momento c’è poco da stare allegri. Ricordate la “barzelletta” del Campus? Progetto da 40 e più milioni di euro che avrebbe dovuto trasformare l’area del palaghiaccio in una cittadella dello sport? Una  bufala, dentro la quale si fece irretire Palazzo Gilardoni nonostante i moniti di chi aveva subito capito l’inconsistenza dei proponenti del progetto. Tempo e denaro pubblico al vento. E presa per i fondelli colossale.

Disastro annunciato, appunto. Se proprio vogliamo insistere sui disastri, Bottini, nel suo editoriale contestato, accenna ai 4 milioni di euro, soldi di tutti, spesi per la causa persa dei derivati. Un’altra vicenda incredibile, a cui Antonelli, nonostante gli allarmi lanciati a più riprese, ha prestato il fianco senza cavarne un ragno dal buco. Ma su questo non c’è stata risposta. Per dire, di disastri trabocca la vita amministrativa. E gli “schiavi”, non  sempre hanno il coraggio e la convenienza di ribellarsi al padrone per ripristinare la verità.

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