Busto celebra il Giorno del Ricordo nel quartiere degli esuli Giuliani e Dalmati

BUSTO ARSIZIO – Il Giorno del Ricordo anche quest’anno ha il suo epicentro nella piazzetta don Emerico Ceci, al centro del Villaggio dei Giuliani e Dalmati, di fronte alla statua di San Biagio, simbolo degli esuli che furono accolti a Busto negli anni ’60. La cerimonia, a porte chiuse, alla presenza delle sole autorità, ha avuto come ospite speciale la signora Bruna Paoli, uno degli ultimi superstiti di quella tragedia. Esule da Parenzo, in Istria, dopo che il padre era stato arrestato e gettato in una foiba dai titini, si è ricostruita una vita a Borsano, nel quartiere Giuliani e Dalmati che «la città di Busto Arsizio mise generosamente a disposizione degli esuli, grazie alla lungimiranza di un grande sindaco, Gian Pietro Rossi», come ha ricordato l’attuale primo cittadino Emanuele Antonelli nella breve cerimonia. «Siamo qui per non dimenticare».

La testimonianza

Protagonisti della celebrazione alcuni studenti del liceo artistico Candiani Bausch (Alessandra e Giulia) e dell’Ipc Verri (Annalisa e Riccardo) hanno letto dei brani per ricordare la tragedia, ma anche la testimonianza della signora Bruna Paoli, esule d’Istria che dal 1967 ha trovato casa nel quartiere Giuliani e Dalmati di Borsano. «La guerra e l’odio razziale mi hanno derubato di mio padre e della mia infanzia – le parole della signora – da questa tragedia ho imparato a guardare l’altro come prossimo da aiutare». Il sindaco Antonelli ha ringraziato gli studenti per l’impegno: «Spetterà a loro in futuro continuare a fare memoria di ciò che è successo perché tragedie come queste non accadano più». Per la vicesindaco Manuela Maffioli «la presenza almeno di una rappresentanza degli studenti ha reso meno gelida questa cerimonia in tempo di pandemia. Dobbiamo, vogliamo ricordare. Ma quella della memoria sia sempre cultura, mai retorica». Come aveva già rimarcato nella Giornata della Memoria.

La cerimonia

Il sindaco e la signora Bruna Paoli con gli studenti del Candiani e del Verri

Alla cerimonia, condotta dal sindaco Emanuele Antonelli, erano presenti diversi assessori (la vicesindaco Manuela Maffioli e gli esponenti di Forza Italia Gigi Farioli e Laura Rogora) e consiglieri comunali (il borsanese Orazio Tallarida), ma anche l’europarlamentare bustocca della Lega Isabella Tovaglieri, l’ex consigliere comunale Giampaolo Sablich, figlio di esuli, e il neo-candidato sindaco del PD Maurizio Maggioni, oltre al presidente dell’ANPI di Busto Liberto Losa e al capogruppo degli Alpini Franco Montalto. «Ho imparato a conoscere la gente che vive in questo quartiere – le parole del parroco di Borsano, don Francesco Ferrante – ho conosciuto dei testimoni che mi raccontavano la loro avventura con le lacrime agli occhi come se fosse successo il giorno prima anche se sono passati 75 anni. E allora prendo spunto dalle parole del Santo Padre in una in una recente intervista in TV: bisogna studiare la storia, maestra che ci ha insegnato che le ideologie non sono mai la strada che guida e protegge la dignità dell’uomo».

Maggioni contro i «nazionalismi»

Alla manifestazione per il Giorno del Ricordo ha fatto la sua prima uscita da candidato sindaco del PD Maurizio Maggioni, che da presidente di Auser ricorda che la sua associazione «vede tra i suoi soci, da molti anni, alcuni cittadini già profughi istriani», che «hanno trovato l’occasione per socializzare e riconoscersi cittadini di Busto Arsizio». Maggioni ha diffuso una nota sul Giorno del Ricordo, in cui parla degli esuli «considerati “stranieri” due volte, in Istria ed in Dalmazia, dagli Sloveni, dai Croati e dal regime di Tito e in Italia, essendo considerati profughi, hanno impiegato anni ad integrarsi», e ricorda che «la violenza del regime comunista jugoslavo è stata l’ultima manifestazione del clima di violenza, dal sapore di pulizia etnica, che per molti decenni è stata fomentata ed ingigantita dalle politiche nazionalistiche». Una lettura che viene declinata alle vicende dell’attualità: «Chi si salvò dalle stragi e dopo anni raggiunse Busto Arsizio, trovò l’accoglienza dell’amministrazione comunale e dello Stato – ricorda Maurizio Maggioni – allora le Autorità comunali (Sindaco Rossi) ebbero la lungimiranza politica di accoglierli, offrendo le aree per realizzare case e quartieri, senza farsi condizionare dagli umori popolari, in genere diffidenti verso chiunque arrivasse da lontano, oltretutto giudicato erroneamente come nazionalista e fascista. Oggi vorremmo una politica in grado di richiamarsi all’autorevolezza degli ideali Costituzionali ed Europei, per guidare un processo di ricostruzione economica e sociale sottratta alle spinte nazionaliste e suprematiste ancora presenti ed alla meschinità dell’attuale dibattito politico».

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