Busto Arsizio, Gallarate e Legnano si attaccheranno al tram (o al metrobus)?

Il Metrobus di Istanbul, uno dei modelli da studiare

Il futuro ci porterà un tram, o un metrobus, per spostarci tra Gallarate, Busto Arsizio e Legnano – ormai un’unica grande città senza soluzione di continuità – lasciando finalmente l’automobile in garage? Utopia irraggiungibile o reale opportunità?

Sono passati ormai più di quindici anni dallo studio sulla mobilità dell’area vasta attorno a Busto Arsizio, elaborato da un centro di ricerca specializzato della LIUC, che svelò come il 44% degli spostamenti lungo la Autolaghi tra Gallarate e Legnano risultavano essere «interni» allo stesso territorio, vale a dire con origine e destinazione all’interno della stessa area. Allora si parlava di circa 130mila spostamenti medi giornalieri su 300mila totali calcolati. Un bacino potenziale ideale per sistemi di trasporto rapido di massa, come quelli di cui si è discusso venerdì 31 marzo al convegno dei Molini Marzoli.
Se poi aggiungiamo che tra Gallarate, Busto Arsizio, Castellanza, Legnano, Cassano Magnago e i comuni immediatamente adiacenti della Valle Olona si arriva a toccare i 280mila abitanti, e facciamo un raffronto con Brescia, città (da 196mila abitanti) dotata di una linea di metropolitana leggera, scopriremo che la densità di popolazione delle due aree urbane è quasi identica, circa 2200 abitanti per chilometro quadrato. Cosa significa? Che evidentemente l’idea di realizzare un sistema di trasporto di tipo “metropolitano” su questo territorio è tutt’altro che una suggestione campata per aria.

Ma c’è un “però”, o forse più d’uno. E non sono solo i soldi, tanti – si parla di svariate decine di milioni di euro – necessari per concretizzare un’idea come quella del “Superbus” lanciata dall’assessore alla mobilità di Busto Arsizio Salvatore Loschiavo, e nemmeno le complessità di un’opera che si innesterebbe in un contesto già iperurbanizzato. Ma sono tutti legati ad una frammentazione amministrativa che rappresenta da sempre un freno alle ambizioni del territorio dell’Altomilanese, o Basso Varesotto che dir si voglia. I vecchi campanilismi che ritornano, per dirla in parole povere, e una politica che troppo spesso, alle nostre latitudini, pecca di concretezza. Gli oltre quindici anni trascorsi nell’inerzia di iniziative infrastrutturali per “sbloccare” l’annoso tappo dell’Autolaghi (e la Pedemontana lasciata a metà è oltremodo emblematica) sono un monito. Come lo è l’esperienza del nuovo ospedale di Busto-Gallarate, che pur coinvolgendo “solo” due comuni è in fase embrionale ormai da otto anni (giusto il tempo che sarebbe servito per edificarlo e metterlo in funzione). Per non arrivare, facendo un salto indietro nel tempo, alla vicenda della provincia di Busto Arsizio, sfumata in extremis negli anni ’90 perché i comuni del territorio – non a caso più o meno gli stessi che sarebbero coinvolti nel nuovo sistema di trasporto rapido di massa – non sono stati capaci di mettersi d’accordo per superare questioni di orticello nel nome di un interesse comune. Insomma, il futuro è tutto da costruire, ma il passato non induce all’ottimismo. Ed è il presente, qui ed ora, a chiamare la classe politica del territorio ad uno scatto in avanti. Per non attaccarsi al tram…

busto arsizio gallarate metrobus – MALPENSA24