Via i domiciliari per Perboni: libero il dominus del Campus di Beata Giuliana

BUSTO ARSIZIO – E’ libero Stefano Perboni, l’imprenditore besnatese, classe 1960, arrestato lo scorso 7 aprile con l’accusa di bancarotta fraudolenta. Per Perboni il Gip aveva disposto la custodia cautelare ai domiciliari. Misura revocata dal Giudice per le indagini preliminari di Busto Veronica Giacoia lunedì 10 aprile.

Tornato in libertà

L’imprenditore è dunque tornato in libertà dopo l’interrogatorio di garanzia «Durante il quale – spiega l’avvocato Rita Pironti, difensore dell’imprenditore – Il mio assistito ha risposto alle domande del giudice chiarendo alcuni aspetti della vicenda in contestazione. All’esito dell’interrogatorio il Gip ha disposto la revoca della misura».

L’indagine

Al centro dell’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza c’è la Noka Srl, società che, secondo gli inquirenti, era di fatto amministrata da Perboni. Con lui è stato indagato a piede libero il socio olandese, Thomas Hendrik Bert Lubbers, classe ’83, al quale la società era intestata.

Secondo quanto ricostruito dai militari delle Fiamme Gialle con un’indagine certosina il “piano” fraudolento avrebbe iniziato a prendere forma nel 2017. Quando la Noka srl, azienda attiva nella realizzazione e commercializzazione di progetti in campo energetico con sede a Besnate, avrebbe incontrato le prime difficoltà economiche.

Le scatole cinesi

L’ipotesi accusatoria verte su un “gioco” di scatole cinesi. In sintesi viene creata una Good Company, la Noka Service srl, sempre riconducibile agli indagati, nella quale vengono trasferiti beni, crediti e commesse della Noka srl che, così spolpata, questo dicono gli inquirenti, viene lasciata fallire con danno per i creditori. Non solo, sempre secondo le risultanze di indagine, Noka srl non avrebbe versato il dovuto all’erario incassando anche un finanziamento pubblico mai restituito e “modificando” la documentazione contabile al fine di nascondere l’operazione.

Il Campus di Beata Giuliana

Perboni a Busto è conosciuto per essere stato il dominus del Campus di Beata Giuliana tentando il “colpaccio” del project financing , progetto che dai 20 milioni iniziali e lievitato fino a raddoppiarli, operazione poi non andata a buon fine. Nell’ordinanza che ha portato all’arresto dell’imprenditore non si fa cenno al Campus bustocco che non è, ne è mai stato, oggetto di indagine.

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