Omicidio Bossi, le accuse ai due ventenni di Samarate e Cassano 

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CAIRATE – Parla di un «quadro indiziario adeguatamente motivato» il procuratore della Repubblica di Busto Arsizio, Carlo Nocerino, per descrivere gli elementi che questa mattina, 28 febbraio, hanno portato all’arresto dei due presunti responsabili dell’omicidio di Andrea Bossi un mese fa nella sua abitazione di Cairate. Si tratta di Douglas Carolo, ventenne di Samarate e il coetaneo Michele Caglioni, di Cassano Magnago (nella foto in alto a sinistra). Entrambi risultano nullafacenti e uno dei due ha precedenti penali. 

L’ora del tonfo

L’analisi dei tabulati telefonici e i frame delle immagini di videosorveglianza dei sistemi pubblici e privati della zona hanno permesso, secondo la Procura, «di ricostruire minuto per minuto la fase antecedente all’omicidio». Che si è consumato alle 23.43, il momento esatto in cui la vicina ha sentito un tonfo – presumibilmente il corpo di Bossi che cade a terra – e il cane della vittima che ha cominciato ad abbaiare in modo anomalo, come registrato da una telecamera con audio di un residente della zona. Nel video il procuratore Carlo Nocerino e il pm Francesca Parola (nella foto in alto accanto all’immagine della vittima) spiegano nel dettaglio la ricostruzione effettuata dai carabinieri: 

La refurtiva e il posacenere 

I due indagati, inoltre, sarebbero riconoscibili (uno dai vestiti indossati, l’altro dal volto) dai frame della videocamera del bancomat in cui si sono recati alle 4.39 per prelevare il contante dalle carte di Bossi. Gli arresti sono scattati oggi, quando gli inquirenti sono riusciti a recuperare parte della refurtiva in quattro distinti Compro Oro. Guarda il video in merito alle perquisizioni effettuate:

Nelle vicinanze dell’abitazione di Cairate hanno inoltre trovato pezzi del cellulare di Bossi, distrutto dai due ventenni, un bicchiere, un pesante posacenere sparito da casa (compatibile con la prima fase dell’aggressione antecedente alla coltellata), un paio di scarpe sporche di sangue (in fase di valutazione la corrispondenza con l’impronta rossa lasciata all’interno della casa) e un mazzo di chiavi che – ha raccontato il padre della vittima – era sparito da tempo e che invece è riapparso poco distante dal luogo del delitto. Secondo gli inquirenti, dimostrerebbe la frequentazione di Andrea Bossi con uno degli indagati. Ma chi ha aperto la porta? E c’era un appuntamento? Domande che potrebbero avere una risposta durante l’interrogatorio davanti al Gip previsto per domani.

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