Caos Tari: il modello virtuoso svizzero e l’Odissea bustocca per pagare le tasse

BUSTO ARSIZIO – «In Svizzera, nel cantone Vallese l’ufficio imposte scrive ai cittadini che hanno versato più tasse del dovuto per restituire i soldi in eccesso. A Busto, invece, i cittadini che hanno pagato sono costretti a perdere ore di lavoro speroni lega emanuele filibertoe sorbirsi code e disagi per dimostrare di essere in regola. Assurdo». Non si risolve il caso delle cartelle pazze relative alle imposte comunali, che giorno dopo giorno, registra incongruenze e malumori tra i cittadini. E sulla vicenda interviene anche il segretario cittadino della Lega Nord Francesco Speroni (nella foto), il quale porta come esempio l’efficienza elvetica e mette a nudo quanto sia ancora grande la distanza tra Busto (e l’Italia) e la – geograficamente vicina – Svizzera. Occorre poi ricordare che tra i vari intoppi legati al pagamento delle tasse, c’è anche quello dell’indirizzo errato dell’ufficio a cui rivolgersi, segnato sugli avvisi di accertamento recapitati ai contribuenti.

Chi controlla a Palazzo Gilardoni?

Francesco Speroni mentre parla mostra un documento dell’ufficio imposte del Vallese, in cui si comunica a un contribuente che, dopo i controlli effettuati, è emerso che l’importo versato era superiore al dovuto. «Ma la cosa ancor più interessante – continua il segretario del Carroccio – è che l’ufficio elvetico chiede al cittadino di fornire le coordinate bancarie perché non sa come restituire il denaro». Speroni poi aggiunge, con tono ironico: «Proprio come a Busto», dove da giorni la questione delle cartelle pazze sta facendo ammattire parecchi cittadini.

«Cioè – dice Speroni – qui da noi va tutto alla rovescia. Ovvero, i bsutocchi pur avendo pagato regolarmente devono anche investire tempo e subire disagi per dimostrarlo. Insomma in Svizzera i controlli li fa l’ufficio competente. Invece qui a Busto chi controlla?».

La Tari bustocca e l’Odissea del contribuente

Nel frattempo scoppia una grana nella grana. Poiché tra i vari errori legati al calcolo del valore delle imposte da versare, emerge anche il caso Tari. Problema che sta interessando diversi contribuenti.

A delineare i contorni della situazione sono proprio alcuni bustocchi. Che spiegano: «A casa ci sono state recapitate cartelle calcolate tenendo conto della superficie catastale totale dell’immobile. Senza che il Comune abbia mai verificato fisicamente l’effettiva metratura. E senza tenere conto del regolamento comunale I.U.C. (Imposta Unica Comunale), in cui si specifica che, qualora il Comune non fosse in possesso delle planimetrie con indicata la superficie, deve utilizzare la superficie catastale indicata in visura con una riduzione all’80 per cento». In due parole: molti bustocchi hanno pagato (o si sono trovati da pagare) una somma maggiorata del 20 per cento rispetto a quanto effettivamente dovuto.

La soluzione agli errori: dannarsi

«E il rimedio che gli uffici comunali hanno suggerito qual è?», chiedono i cittadini prima di svelare ciò che ora dovranno fare: «Dobbiamo presentare una richiesta di annullamento dell’accertamento “in autotutela”, che sospende il pagamento». Ma non è finita, poiché il Comune entro 60 giorni rimanda un nuovo accertamento sulla scorta della superficie esatta.

Risultato. A molti cittadini, dopo aver letto l’importo, è preso un colpo. «Senza contare che per sistemare tutta la faccenda abbiamo buttato via una mattina agli sportelli per riuscire a capirci qualcosa e per compilare un modulo per correggere errori non imputabili a noi contribuenti. Modulo che tra l’altro non è neanche scaricabile dal sito del Comune, ma lo si può recuperare solo rivolgendosi all’ufficio Accertamenti».

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