Carcere di Busto, il flash mob: «La fermata c’è. Ora strisce pedonali e pensilina»

BUSTO ARSIZIO – Il flash mob per la fermata del bus alla casa circondariale di via per Cassano si trasforma in una sorta di inaugurazione. Perché con i nuovi orari affissi alle paline il problema è risolto. «La fermata ora c’è e ringraziamo le autorità – ammette don David Riboldi, il cappellano del carcere, che ha guidato il corteo di stamattina, sabato 30 ottobre, da Sant’Anna alla casa circondariale – se arrivassero anche le strisce pedonali, una pensilina e una lingua d’asfalto per aspettare il bus senza rischiare di mettere un piede male, sarebbe il massimo e potremmo dirci entusiasti».

La passeggiata verso il carcere

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Anche se il problema che ha fatto nascere il comitato e organizzare il flash mob di fatto è già in gran parte risolto, don David, il garante dei detenuti Matteo Tosi e i volontari, tra cui l’ex consigliere regionale M5S Paola Macchi per L’Oblò, hanno voluto comunque essere presenti per dimostrare le difficoltà in cui si sono trovati i detenuti in questi anni. La “delegazione” ha infatti percorso a piedi il tratto, «molto pericoloso per i pedoni con l’attraversamento dello svincolo della superstrada 336», tra la fermata del trasporto pubblico urbano più vicina, in via Collodi a Sant’Anna, e la casa circondariale. Ribadendo peraltro, come segnalato sugli orari apposti sulle paline di via per Cassano a Sant’Anna, che la fermata del servizio extraurbano da Cassano a Busto Arsizio si trovava in via Romagnosi (l’incrocio a qualche decina di metri dall’uscita del carcere) e «non alla casa circondariale, come invece da orario in vigore dal 25 ottobre 2021». Proprio il giorno in cui è arrivato il ministro della giustizia Marta Cartabia a rilanciare la battaglia per la fermata.

Il flash mob

«La fermata è stata attivata e noi siamo felici – le parole di don David Riboldi di fronte alla casa circondariale – vogliamo dire un grande grazie alle autorità che si sono spese così celermente». Il cappellano del carcere parla a nome del comitato per la fermata, composto dal garante per i diritti dei detenuti, dalla cooperativa Valle di Ezechiele, dall’associazione L’Oblò e dall’associazione dei Volontari assistenti carcerati e loro famiglie. «Non siamo contro nessuno perché non abbiamo alcun interesse ad essere contro» chiarisce don David, che ieri, 29 ottobre, aveva parlato di «miracolo» dopo che si è scoperto che la fermata del bus c’era già.

I puntini sulle “i”

«Eppure alla nostra richiesta, datata ottobre 2019, nessuno rispose: “la fermata c’è già”, e nemmeno quando ci trovammo davanti al piazzale della stazione – ricordava prima del flash mob il cappellano, mostrando le lettere ricevute dal comandante della polizia locale di Busto Arsizio Claudio Vegetti e dall’agenzia di bacino del trasporto pubblico – un tempismo perfetto o un gioco di prestigio notevole, per cui la fermata in via Romagnosi, mai praticata, è diventata la fermata “casa circondariale”». Ora però è tempo di guardare avanti: «Evviva la fermata – chiarisce don David – contano i fatti. E il risultato ci aggrada. Attendiamo ora la lingua d’asfalto necessaria perché la discesa dai mezzi non sia pericolosa per i passeggeri e le pensiline per il riparo dalla pioggia: pensiamo ai bimbi che vengono a trovare il papà».

Fermate del bus davanti al carcere: c’era e c’è. Don David: “Miracolo”

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