Identità politica e i giovani di domani: Gd, Pd e la sinistra a confronto a Cardano

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CARDANO AL CAMPO – «Abbiamo un’identità maggiore di quella che siamo in grado di comunicare. Dobbiamo qualificarci per quello che siamo, non solo andando contro ciò che non vogliamo essere». Il consiglio arriva dalla vecchia guardia. E le nuove generazioni provano ad analizzarlo, lo smontano e lo ricostruiscono fino a quando non trovano una direzione da prendere. Che è forse il compito affidato ai giovani che prendono in mano la politica di oggi. La vecchia guardia è Giuseppe Adamoli, ex assessore in Regione Lombardia che il Partito Democratico l’ha visto nascere, crescere e anche arrancare. Le nuove leve sono i Gd, che in provincia di Varese fanno riferimento a Michelangelo Moffa e al suo entusiasmo radicale sull’onda Schlein, declinato in tre macro-temi: ambiente, lavoro, diritti.

Generazioni a confronto

Generazioni a confronto. Anzi, (Ri)generazioni a confronto. Nel vero spirito dell’incontro che lo scorso mercoledì sera – 29 marzo – ha riunito la Giovanile provinciale al circolo Quarto Stato di Cardano al Campo. Un tavolo concentrato sul dibattito, in ogni direzione. A partire dalle politiche messe a confronto. Quella interna, dove opinioni anche divergenti cercano un punto d’incontro. Quella esterna, per disegnare un profilo del gruppo che possa essere a tutti gli effetti definito «identità». E tutte le altre politiche, raccolte in una domanda: esiste davvero la differenza fra destra e sinistra? Il concetto, questo, che ha aperto il dibattito tra Adamoli, Nancy Pederzani (consigliere a Crema) e Ludovico Manzoni (responsabile esteri della segreteria regionale dei Gd). Con il supporto del consigliere Pd a Gallarate, Anna Zambon.

La differenza fra destra e sinistra

Esiste ancora una differenza fra destra e sinistra? Esiste. «Il Pd dovrebbe fare uno sforzo di atteggiamento per rispondere alle esigenze della vita quotidiana di tante famiglie», le parole di Pederzani. «La sfida più grande riguarda il linguaggio, dobbiamo arrivare a parlare con tutti, basandoci sul lavoro, sul sentimento e sul lato umano della gente. Oggi le destre sono più brave in questo senso, va detto. Ecco perché bisogna porsi in modo differente e restituire la pluralità di cui parla il Pd». Per Manzoni «sappiamo sempre cosa non siamo. Giusto avere discussioni tra anime diverse, tra persone che formano un partito. E questo è il nostro pregio: il Pd non ragiona come gruppo verticistico e personale. Non si ferma ai singoli». Lo ha detto anche Adamoli: «Il Pd deve essere un incontro di culture diverse».

L’identità

Il valore dell’identità è certamente al centro del dibattito nel partito. Affidare la segreteria nazionale a Elly Schlein ha riacceso il sentimento di sinistra (e, quindi, un’identità) che in troppi davano per perduto. «A volte è ancora difficile trovare una sintesi», ha sottolineato Manzoni. «Il tema è arrivare ad avere un’identità chiara». Così Pederzani: «C’è tanto bisogno di parlare di relazioni, di rapportarsi con mondi diversi e trovare sintesi e unità in un’ottica di pluralità». Adamoli ha aggiunto: «Si parla molto dell’identità. Ce l’abbiamo ed è maggiore di quella che siamo in grado di comunicare». Il valore aggiunto consiste poi nel prendere una posizione, sostenerla e lavorare con l’obiettivo di raggiungere un risultato. E non solo lavorare contro la proposta di un avversario politico. L’esempio dell’ex assessore regionale: «Invece di dire No alla Flat tax, diciamo Sì alla tassazione progressiva».

Solo un particolare, che però si mette in scia a quel concetto un po’ filosofico che Adamoli usa per spronare i giovani ad andare avanti: «La cultura politica non è un laghetto paludoso. Ma un corso d’acqua che si muove lentamente, raccogliendo il meglio di ciò che trova sulle sponde».

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